Neuroscienze e nanotecnologie (2)

chip e neoroniNel precedente articolo abbiamo cercato di definire il termine Neuroscienze e di spiegare che questo termine racchiude in sé una serie di discipline che si integrano una con l’altra.

Ora, come progrediscono le Nanotecnologie, la Neuro e Bioingegneria, la Robotica e l’Informatica in campo Neurologico? I passi in avanti di questi ultimi anni sono notevoli.

Abbiamo ad esempio un microrobot della grandezza di un granello di sale sviluppato in Australia, e presentato nel Royal Melbourne Hospital, dal neurologo Bernard Yan (luglio 2012), che è in grado di azionare  un catetere dello spessore di un capello che puo’ navigare lungo le arterie del cervello e rimuovere emboli potenzialmente letali nelle vittime di ictus.

Solamente fino a qualche anno fa sembrava fantascienza ma è ormai diventata una realtà la contaminazione fra l’informatica e le neuroscienze. La notizia che sono stati coltivati per la prima volta al mondo dei neuroni su un chip al silicio segna certamente una svolta importante. L’annuncio è arrivato nel 2009 da un gruppo di ricercatori dell’Universita’ di Edimburgo (Scozia) che sono riusciti a modellare il chip permettendo ai neuroni di crescere all’interno di strutture lineari (vedi foto).

Ciò ha permesso loro di creare delle vere e proprie connessioni tra le cellule nervose e lo stesso chip. Secondo i ricercatori questa integrazione potrebbe portare allo sviluppo di nuove forme di protesi e a sostituire, in futuro, nervi lesionati con chip integrati da neuroni.

Sappiamo che generalmente il microprocessore (il cervello del pc) è costituito da un materiale chiamato silicio.  In futuro è previsto l’utilizzo di un nuovo materiale chiamato Grafene, composto da nanotubi di carbonio.

Il grafene infatti è un materiale costituito  da uno strato monoatomico di atomi di carbonio (avente cioè uno spessore equivalente alle dimensioni di un solo atomo). Dunque sarà possibile sviluppare processori migliaia di volte più potenti di quelli attuali e sarà  ancora rispettata  quella che viene definita la Legge di Moore,(uno dei fondatori  del colosso informatico Intel), formulata nel 1965,  che dice: “Le prestazioni dei processori raddoppiano ogni 18 mesi”.  

Quindi, in un futuro prossimo, saranno possibili  vantaggi anche nel campo della clinica neurologica e forse chissà, anche psichiatrica (2- segue).  

di Dr. Gherardo Tosi

Psicologo Psicoterapeuta

Roma  

E. mail: tosighe@libero.it  

Foto : campus.rieti.it  

1 risposta

  1. anna maria zingoni

    Penso che avremo molte speranze se la medicina del futuro si avvarrà di queste tecnologie.

    Rispondi

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.