Mes o Meccanismo Europeo di Stabilità, perché ci conviene attivarlo

Mes. Si avvicina il momento in cui l’Italia dovrà dire la sua parola definitiva se accettare o meno il fondo-salvastati o Mes, alle condizioni approvate dai capi di Stato e di governo dell’UE (quindi anche da Conte) il 23 aprile scorso. Il Presidente del Consiglio europeo Mário Centeno, infatti, ha dichiarato che «la nuova linea di credito del Mes sarà pienamente operativa a partire da metà maggio».

Cos’è il Mes. Nella versione approvata, il Mes (Meccanismo europeo di stabilità ) è un fondo già finanziato proporzionalmente dagli Stati membri dell’UE, per il finanziamento di tutte le spese dirette e indirette collegate all’epidemia Covid-19. Il fondo potrà essere utilizzato da ogni Stato membro fino al 2% del proprio Pil (36-37 mld per l’Italia) e restituito in dieci anni a un tasso d’interesse annuo molto prossimo allo zero (0,1%) .

Nella versione attuale, non sono previste clausole vincolanti per le politiche economiche degli Stati percettori. Gli unici controlli previsti si limiteranno a verificare che i soldi vengano effettivamente spesi. Sarà la UE ad effettuarli e non una società privata, tanto vituperata dagli oppositori di tale strumento. Inoltre la Commissione europea assicura che gli Stati percettori non saranno vincolati a nessuna manovra futura di rientro del debito.

La mozione anti Mes alla Camera si è risolta in un nulla di fatto

In Italia, il dibattito tra favorevoli e contrari all’adesione al Mes raggiunse il punto di massima incandescenza il 24 aprile scorso. Cioè esattamente il giorno dopo l’approvazione delle nuove clausole da parte del Consiglio europeo. Giorgia Meloni presentò una mozione alla Camera dei deputati, con la quale si chiedeva al governo di “non utilizzare in alcun caso il Mes per far fronte all’insieme delle misure volte a contrastare l’attuale emergenza” Covid.

La leader di FdI sapeva bene che, nella nuova versione, il Mes non aveva nulla a che vedere con le clausole capestro cui fu sottoposta la Grecia durante la crisi del 2008. Mirava però a spaccare la maggioranza di governo e a ricomporre in Parlamento la vecchia maggioranza giallo-verde del primo governo Conte, integrata dagli altri due partiti di centro-destra (FdI e Forza Italia).

Meloni contava sulle dichiarazioni del sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano (M5S): «Le condizionalità del Mes esistono e il fatto che siano light non cambia la sostanza». Contemporaneamente, però, Vito Crimi, capo politico ad interim del M5S, già rilasciava una dichiarazione più sfumata ai microfoni di Radio Anch’io: «Noi non abbiamo bisogno di attivare il Mes. Attivarlo è come attivare uno strumento inutile allo scopo. Detto questo se davvero esisterà un Mes senza condizionalità, che dobbiamo vedere nero su bianco, il M5S lo valuterà».

L’alternativa sarebbe un’emissione di Btp con un costo superiore pari a 6 mld

Successivamente fu Silvio Berlusconi ad allinearsi con la maggioranza:  «Dire no al Mes sarebbe un errore clamoroso, potremmo ottenere 36 miliardi senza condizioni per consolidare il nostro sistema sanitario, un finanziamento con interessi inferiori a quelli di mercato». Al momento del voto, la mozione Meloni fu bocciata con soli 119 voti favorevoli e 216 contrari. Fatti i conti la maggioranza di governo si era ricompattata, perché soltanto sette deputati del M5S avevano votato con la Meloni. Al contrario, a spaccarsi era stato il centrodestra, a seguito del riposizionamento del leader di Forza Italia.

Mentre alla Camera si discuteva del sesso degli angeli, nel paese reale le statistiche prevedono un calo dell’8% del Pil, un deficit annuo del bilancio statale del 10% e un debito complessivo del 155%. La manovra finanziaria correttiva del governo registrava uno scostamento di 55 mld rispetto agli obiettivi di deficit approvati a fine 2019. Rebus sic stantibus, ci conviene accettare il finanziamento Mes di 36 mld delle spese sanitarie?

L’alternativa al Mes sarebbe l’emissione di Btp con scadenza a dieci anni. Il tasso d’interesse attuale che il Tesoro deve pagare è pari all’1,8% annuo, contro lo 0,1% del Mes. Fatti i conti, mentre il prestito Mes ci costerebbe circa 400 mln di euro di interessi in dieci anni, l’emissione di Btp ci costerebbe 6,4 mld. La differenza di circa 6 mld corrisponde a 100 euro a testa per ognuno dei 60 milioni di italiani.

Alla fine, l’Italia accetterà i finanziamenti Mes

Agli osservatori è poi evidente che il Mes è solo una delle soluzioni che la UE sta approntando per la ripresa economica conseguente all’epidemia. «L’Eurozona rischia un crollo del Pil del 15%, i leader Ue agiscano» avverte la presidente della Bce, Christine Lagarde.

La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, nel ribadire che il Mes potrà essere pienamente operativo a meta’ maggio, dichiara che subito dopo la Ue si concentrerà sulla definizione di un massiccio Recovery Fund per far ripartire rapidamente le economie europee. La polemica che si è sviluppata in Italia, dunque, continua a suonare come provinciale, e si avvicina sempre più il momento in cui Giuseppe Conte dovrà suonare la campanella della fine della ricreazione nella maggioranza.

Alla fine, l’Italia, i finanziamenti del Mes li chiederà. Perché le conviene e perché ha un disperato bisogno dei 36 miliardi che il Meccanismo può garantire in tempi relativamente veloci. Inoltre, con le nuove regole sul fondo Salva-Stati anche altri esponenti di centrodestra stanno aprendo. In primis il governatore della Liguria e leader di Cambiamo, Giovanni Toti. «Io sono per prenderlo» ha spiegato a SkyTg24, «il Parlamento dovrebbe dire sì e condizionarlo a cose che si fanno nei prossimi 12-24 mesi».

Fonte foto: IlSole24Ore.com

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