Lovecraft e le insidie dell’insondabile

«Alcune settimane fa, a un crocevia nel villaggio di Pascoag, nel Rhode Island, un uomo alto e possente, visibilmente in ottima salute, diede mostra di un comportamento strano e incomprensibile». Inizia così il racconto L’orrore a Red Hook (scritto nel 1925 e pubblicato per la prima volta nel 1927) dell’autore americano Howard P. Lovecraft. L’uomo «Alto e possente» è Thomas F. Malone, ispettore della polizia di New York che si trova in Rhode Island «Allo scopo di intraprendere una cura rilassante dopo un periodo di superlavoro». Un giorno, mentre cammina per strada si trova davanti a un complesso di edifici, grida di terrore e scappa via. 

Il trauma e l’occulto

Dato che all’apparenza è un uomo sano, il suo comportamento risulta inspiegabile agli occhi di chi assiste alla scena. La ragione è presto spiegata da Lovecraft: «Durante un’operazione da lui capeggiata, molti vecchi palazzi di mattoni erano crollati, e lui era rimasto traumatizzato da qualcosa che era in relazione con la morte di un numero esorbitante di vittime travolte dalle macerie, tra le quali si annoveravano anche alcuni suoi colleghi». Un imprevisto terribile, che tuttavia è solo la punta visibile di un grande iceberg. I fabbricati crollati infatti non sono il motivo del trauma, ma solo un simbolo che nella psicologia di Malone rimanda a quel «qualcosa» che è «in relazione con» la tragedia. Anzi, che ne è la causa.

Lovecraft usa volutamente un pronome indefinito in quanto il male oscuro che si cela dietro il crollo dei fabbricati è troppo grande per essere intrappolato in una sola definizione. Eppure è proprio l’indagine sull’entità di questo male il cuore del racconto. Dal fatto oggettivo si sprofonda subito nella dimensione dell’occulto che rende la verità inconfessabile. Inizialmente Malone ha raccontato ai medici i fatti così come si sono svolti, ma poi ha dovuto ritrattare perché non ci credeva nessuno. Insistendo avrebbe addirittura rischiato il manicomio, incorrendo nel frequente equivoco che porta la dote della veggenza a essere scambiata per follia.

Gli abissi

Siamo molto lontani da Sherlock Holmes e le sue cellule grigie. Qui ci troviamo davanti a un investigatore che ha una vera e propria «mania per i misteri soprannaturali e insondabili» e la straordinaria capacità, o meglio, l’immaginazione necessaria per percepire il male che circonda il mondo. Ma non basta. Malone ha anche la saggezza di non tentare di svelarne troppo i misteri perché sa che nessun uomo potrebbe contemplare un male di queste proporzioni senza impazzire. È una sorta di medium che si tiene in equilibrio sul filo che divide il visibile dall’invisibile. Come riportato nel primo capitolo: «lasciava che i suoi presentimenti restassero intuizioni proibite». E sarebbero rimasti tali se il destino (o l’imprevisto) non l’avessero catapultato «in un abisso di rivelazioni così insidiose e subitanee da non lasciargli scampo». 

La parola «abisso» e il plurale «abissi» tornano spesso nel racconto. Indicano un mondo metaforicamente sotterraneo e insidioso come l’inferno, dove presenze demoniache lavorano affinché il male trionfi sul bene. All’inizio del terzo capitolo leggiamo: «Malone fu condotto negli abissi di Red Hook dal caso di Robert Suydam». Suydam è una di queste presenze demoniache, nonché il secondo protagonista del racconto. Viene presentato come «un eccentrico vecchio corpulento» con la barba ispida e i vestiti lisi, ma anche come una grossa autorità in fatto di superstizioni popolari. La polizia inizia a indagare sulla sua sanità mentale quando i familiari denunciano un significativo cambiamento nelle sue abitudini. «Faceva, infatti, allusioni folli a misteri che incombevano sul mondo».

Suydam e Malone

Suydam è lo specchio rovesciato di Malone. Entrambi percepiscono una minaccia che incombe sul mondo, ma mentre uno cerca di non esserne risucchiato, l’altro scava nel mistero e arriva dritto all’inferno che lo distruggerà. La vicenda di Suydam avvalora le parole che troviamo tra le prime pagine del racconto e che suonano quasi come una profezia: «A volte [Malone] riteneva una benedizione che le persone molto intelligenti spesso dei ridessero i misteri più profondi, poiché altrimenti […] se gli intelletti superiori si fossero messi a indagare nei segreti di culti atavici e tenebrosi, le stranezze che gli sarebbero scaturite avrebbero minacciato il nucleo stesso dell’universo». Suydam rappresenta l’intelletto superiore che indaga sui misteri dell’universo e l’isteria di Malone rappresenta gli effetti di una verità troppo pesante per gli schemi della logica umana; ma che tuttavia permea il quotidiano e rende la realtà qualcosa di diverso e molto più grande del visibile. 

Foto di jwvein da Pixabay

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