L’articolo 18: tutto quello che c’è da sapere

art18Cos’è l’articolo 18?

Il cosiddetto “Articolo 18” fa parte dello Statuto dei Lavoratori, una legge del 1970: è a tutela del lavoratore e viene applicato in caso di licenziamento illegittimo; riguarda solamente le unità produttive con più di 15 dipendenti.

In caso di licenziamento senza giusta causa, il giudice reintegra il lavoratore e stabilisce il risarcimento degli stipendi non pagati durante il periodo di licenziamento; in alternativa, si può optare per una indennità pari a 15 mensilità -da versare al dipendente- per concludere il rapporto professionale.

Chi lo vuole cambiare e perché?

Il governo Renzi vuole abolirlo (o modificarlo) perché lo reputa un “totem” della vecchia Sinistra italiana e dei sindacati: in particolare, costituirebbe un freno alle assunzioni -e quindi alla crescita del Paese- perché molte aziende preferirebbero restare al di sotto dei 15 dipendenti per non essere coperte dall’Art. 18, determinando una larga fetta di piccola e media impresa che non può competere sui mercati esteri.

Bugie e verità

Renzi afferma che è un residuo che l’Italia si porta sulle spalle da 40 anni, che siamo gli unici ad averlo e per questo motivo l’economia degli altri Paesi soffoca la nostra.

In realtà, lo Statuto dei Lavoratori è stato modificato nel 2012 dal governo Monti: da allora vi è la possibilità di rito semplificato per velocizzare i contenziosi e dà solo al giudice la possibilità di decidere tra reintegro e indennità, non più al dipendente.

Ma il modello su cui si fonda l’articolo 18 lo abbiamo solo in Italia come dice Renzi?

No, trattamenti simili in caso di licenziamento senza giusta causa sono previsti in Norvegia, Svezia, Olanda, Austria, Belgio, Irlanda, Germania.

Ad esempio, proprio in Germania hanno la Kuendigungsschutzsgesetz legge anche più severa della nostra in caso di licenziamento che estende la possibilità di reintegro.

Ciò ha ripercussioni negative sull’occupazione tedesca? Non pare, se il tasso occupazionale italiano è fermo al 55% contro il 73% di quello teutonico.

di Giovanni Succhielli

foto: controlacrisi.org

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.