L’arroccamento

La villa di ArcoreDa quando Berlusconi, a sorpresa, ha dato la fiducia al governo Letta-Alfano, che per inciso chiedeva la fiducia proprio a causa dei ricatti politici del senatore; tutte le testate e le loro firme più importanti, parlano di un Berlusconi messo alle strette, incomprensibile e oscuro, tanto che (a detta di qualcuno) per capirne le mosse ci vorrebbe lo psichiatra. 

 A parte che, un certo numero di italiani si domanda quand’è che non è servito almeno un bravo analista politico per interpretarlo, in realtà si può dire che, mai come in questa occasione, Berlusconi ha dimostrato di essere “falco” più che “colomba”. Un “sì” a sorpresa, non concordato con gli altri, ma assunto in qualità di capo che può cambiare idea all’ultimo minuto senza bisogno di altri che ne avallino le decisioni, l’ha salvato dall’umiliazione più di quanto si riesca a credere.

Infatti, se per lui ormai l’unica prospettiva è la decadenza e quindi l’uscita dalla vita pubblica, se ormai era impossibile recuperare i dissidenti, chi glielo faceva fare a proseguire sulla strada dell’ostinazione, per uscire dai giochi come perdente, col rischio di far sembrare Alfano e gli altri, come il nucleo forte del partito, che è riuscito dove il leader storico ha fallito?
Invece, il volto serio, la mano sulla fronte di chi cerca la soluzione saggia in una manciata di minuti e poi, l’espressione contrita dell’uomo che pur sentendosi tradito dal suo delfino, si mostra tanto malleabile ed intelligente da non rifiutarne per principio la visione anzi, in extremis accettarne, dopo una lotta dura con il proprio orgoglio, la prospettiva di chiudere il ciclo dei litigi col PD lavorando insieme per il Bene del paesetutto.

 Ciò gli è servito per crearsi quell’aura da Messia nell’orto degli ulivi, in attesa del bacio di Giuda, che una pedissequa adesione senza travagli, concordata giorni prima, non gli avrebbe conferito. Ovviamente, lungi dal volere impietosire, il senatore Berlusconi, più verosimilmente, contando sulla memoria corta degli italiani, che tendono a ricordare solo la fine, scordando invece inizio e svolgimento, ha inteso lasciare nella mente di chi lo ha sempre votato, l’immagine di un uomo che agisce per nobili ideali politici e non persegue semplici interessi personali; aprendo di conseguenza le porte alla possibilità di contare ancora, pur rimanendo fuori dai giochi di palazzo e infine, lasciandosi aperta la possibilità a che eventuali suoi parenti o prescelti, possano prendere in futuro, se lo vorranno, un ruolo nel partito.

 Adesso, Alfano e gli altri, che già sognavano di dar vita ad un gruppo che sfruttasse la gloria di quello appena incenerito, cos’altro si inventeranno per emanciparsi dal capo a cui tutto devono, senza apparire meri traditori del partito? E contemporaneamente, come faranno i “falchi pidiellini” che volevano votare il “no” alla fiducia, a destreggiarsi in questo groviglio, senza sembrare delle marionette mosse dal burattinaio? In un modo o nell’altro, Berlusconi ha lasciato a tutto il PdL il problema di trovarsi una nuova linea politica, riuscendo a governare non perdendo consensi; perché, si sa, i politici hanno sempre di mira le elezioni successive e, a alle prossime elezioni, mancando il leader che raccoglieva voti raccontando barzellette, e non essendoci nemmeno più l’IMU su cui fare promesse, il peso del successo o del fallimento,  peserà tutto sulle loro decisioni.

Insomma, Berlusconi non ha semplicemente detto sì al governo. Berlusconi ha detto no alla spaccatura del PdL. Ora, se il partito resterà unito potrà dire che il merito è stato suo, se si frammenterà potrà dire che senza di lui sanno solo litigare. Più strategico di così!

di Veronica Gregorini

nella foto la villa di Silvio Berlusconi ad Arcore: apocalisse2012.blogspot.it

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