L’altare ligneo di Isidoro Bianchi di Brenzio

DSC_0101Si è concluso il restauro dell’altare ligneo della parrocchiale di S. Giovanni a Brenzio, patrimonio che ha resistito all’usura del tempo, all’indifferenza ed ai saccheggi di qualcuno, grazie alla cura dei sacerdoti e dei fabbricieri responsabili e dei paesani che nei secoli si sono avvicendati nella sua manutenzione.  

Mani esperte hanno lavorato su ogni dettaglio: il restauratore delle parti lignee Aldo Broggi e il restauratore delle parti in stucco Marco Garoli, passo dopo passo, hanno illustrato le varie fasi della pulitura che hanno liberato le antiche superfici dalla polvere e dalle cere che si erano depositate dalle migliaia di candele accese in quasi quattro secoli di tempo.  

Competenze diverse perché questo è un manufatto complesso, che ha dovuto essere smontato, medicato in alcune parti in stucco, liberato da tinteggiature non originali (è affiorato un candore inaspettato), ripreso in alcune parti dipinte e ripristinato l’oro nelle profilature e sulle statuette.

La parte propriamente pittorica, sulle porticine, è stata restaurata da Anna Poretti che non era presente ma, la proiezione di un filmato, ha chiarito i vari passaggi che hanno ridato smalto alle immagini dipinte quasi quattrocento anni fa da Isidoro Bianchi, al quale è attribuito dagli studiosi l’intero ciclo di affreschi dell’arco trionfale e del presbiterio. Si sospettava comunque che anche l’altare fosse opera sua e, il retro di una porticina, l’ha confermato con una scritta di pugno del parroco di allora, don Attilio Pozzi, che dice: ” Ultima Cena sul rame di Isidoro Bianchi – Proprietà della Chiesa Parr. di Brenzio – Pieve di Dongo”.

L’altare è una piccola chiesa, un’architettura che ben si fonde con il presbiterio, corredata da quattro

porticine dove si continua il Racconto Eucaristico che è il tema illustrato nel presbiterio: vi sono raffigurati S. Giovanni Battista, il patrono della parrocchia quale anticipatore del Messia;

S. Gerolamo, uno dei quattro Dottori della Chiesa d’Occidente, traduttore dei rotoli dei Vangeli nella lingua latina e vissuto nascosto come nascosto è Gesù nel tabernacolo; l’Istituzione dell’Eucaristia sulla porticina superiore, una formella in rame dove la pittura appare più vivida, fulcro di tutta la Storia qui rappresentata; sulla porticina centrale Gesù che comunica il sacerdote officiante, momento intenso, guardato dagli angeli che abitano il paradiso e che suggeriscono la comunione del tabernacolo col paradiso stesso.  

L’opera del maestro Isidoro Bianchi, esponente del ‘600 Lombardo, sarebbe databile al 1639.

di R.F.T.

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