Gli imbrogli della Volkswagen

30/12/2011 Volkswagen, Sede De Wolfsburg (Alemania). El grupo automovilÌstico alem·n Volkswagen invertir· 170 millones de euros, junto con su socio SAIC, en construir la que ser· su dÈcimo primera f·brica en China, al tiempo que ha renovado la 'joint venture' que mantiene con su otro socio chino, FAW, por un perÌodo de 25 aÒos. ESPA—A ECONOMIA EUROPA VOLKSWAGEN

L’Internationale Automobil-Ausstellung (IAA, esposizione internazionale automobilistica, ndr) è uno degli eventi di punta nel mondo dell’auto. Ha luogo nel mese di settembre, negli anni dispari, a Francoforte e si alterna con il Salone dell’automobile di Parigi che invece si tiene a ottobre in quelli pari.

Il 66° Salone dell’automobile di Francoforte, IAA 2015, apertosi al pubblico il 19 settembre scorso, verrà ricordato per due motivi. Il primo motivo è il mancamento del nuovo CEO (Chief Executive Officer, ndr) del Gruppo BMW Harald Krueger, caduto improvvisamente a terra durante una conferenza stampa. Fortunatamente questo mancamento non ha avuto alcuna seria conseguenza. Assistito da due addetti alla sicurezza, Krueger ha lasciato il palco e poche ore dopo è arrivata la notizia che il CEO si è ripreso completamente.

Il secondo motivo è stato l’annuncio di una notizia, data ieri, che ha generato un secondo mancamento, purtroppo con conseguenze ben più gravi. Anche questo mancamento ha interessato un colosso dell’industria automobilistica tedesca nonché primo produttore mondiale: Volkswagen. La quale, si è scoperto, ha manipolato i dati relativi alle emissioni dei suoi motori diesel dichiarandone valori più bassi di quelli effettivi.

Lo scandalo è scoppiato non in Europa, ma negli Stati Uniti dove l’agenzia federale per l’ambiente (US Environmental Protection Agency, ndr) ha accusato l’azienda automobilistica tedesca di aver manomesso il software che misura i parametri dei gas di scarico dei motori diesel in modo da farli apparire meno inquinanti. La stessa Volkswagen ha subito ammesso le proprie colpe, ma questo non è bastato a riparare il danno.

La notizia è subito rimbalzata sui mercati finanziari, dove il titolo Volkswagen è crollato, arrivando a perdere circa il 20% del suo valore. In termini economici una  perdita di circa 15 miliardi di euro. Anche oggi le azioni del colosso sono in rosso, circa meno 15 punti percentuali a metà giornata. Le cose non si fermano qui: Volkswagen rischia ora una una sanzione da 18 miliardi equivalenti a 37.500 dollari per ognuna delle 482.000 vetture vendute negli USA interessate dallo scandalo. Fortunatamente negli Stati Uniti le vendite di auto diesel coprono solo il 3% del mercato contro il 50% in Europa.

La perdita economica è enorme, tuttavia l’impatto più pesante è quello che riguarda l’immagine del marchio, sinonimo di affidabilità e qualità. Un’immagine che va ben oltre il marchio stesso, la perfezione meccanica e le prestazioni dei suoi modelli: essa ingloba il carattere, la mentalità e la serietà dell’intero popolo tedesco. Insomma un duro colpo all’identità nazionale e alla reputazione di un popolo che dalla fine del secondo conflitto mondiale ha realizzato in ogni campo risultati straordinari. E lo ha fatto con sacrificio, fatica e merito, aldilà delle cattive intenzioni di una manciata di imbroglioni.

di Pasquale Episcopo

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