FMI, il debito pubblico aumenterà. E noi? Litighiamo

 Il nostro parlamento sembra essere diventato il teatro di una guerra demenziale, dove tutti combattono contro tutti senza sapere per chi e per cosa. Anzi per cosa lo sanno bene: una poltrona comoda che garantisca economicamente il loro futuro. Che desolazione! Tuttavia mentre i nostri politici litigano su  chiappe e festini, e da ieri addirittura tra istituzioni, il Fondo Monetario Internazionale ci comunica (leggi articolo economico precedente) che per i prossimi due anni il nostro debito pubblico non cesserà la corsa al rialzo. Così il Paese reale sprofonderà sempre più nella miseria e “l’elite governativa” potrà permettersi, scorte, portaborse, segretarie, feste e festini a carico del contribuente, vessato da tasse e balzelli che ormai superano il 60% del reddito procapite. Ci fossero almeno servizi efficienti a garantire il corrispettivo delle tasse pagate ce ne faremmo  una ragione. Invece, le attese interminabili negli ospedali e nelle liste della sanità, l’insufficiente rete, specie al sud, nei trasporti, le città assediate dal traffico e la scarsa educazione che trasmette la scuola ai giovani, tanto per citare alcune mancanze pubbliche, servono solo a farci capire che, evidentemente, i nostri soldi sono male utilizzati. E’ pertanto inaccettabile la staticità governativa, ma lo è allo stesso modo la complicità dell’opposizione, presa più da chiacchiere e merletti che dai problemi effettivi del Paese. E così per chi come me, vicino ai cinquanta, che ha avuto modo di vivere abbastanza la “prima repubblica”, non è difficile constatare la palese differenza di spessore formativo tra i politici attuali e quelli di ieri, tanto bistrattati e accusati di tutto ma decisamente più competenti  e soprattutto con dignità politica di gran lunga più elevata di quella dei leader politici attuali.  Non che io sia un nostalgico del “era meglio quando si stava peggio” ma la carenza di servizi efficienti, tutt’oggi persistente, veniva quantomeno livellata dalla onestà politico-intellettuale  dei protagonisti parlamentari dell’epoca. Invece la negligenza attuale e l’egoismo imperante dei massimi esponenti politici dimostra quanto sia sempre più necessaria una svolta generazionale che porti al potere politico gente disposta a lavorare per il Paese e non per se stessi.  Quindi, ammetto di aver cambiato idea: si a elezioni. Ma soprattutto, e qui l’idea è vecchia, si alle nuove leve, si al cambiamento totale della classe dirigente politica attuale. I nuovi ? Tre nomi per tutti: Matteo Renzi, sindaco di Firenze (a dx nella foto), Roberto Cota, presidente regione Piemonte (a sx nella foto) e Maurizio Lupi, vice-presidente della Camera dei Deputati (al centro nella foto). Scusate la miopia politica ma non ne vedo altri.

Enzo Di Stasio

Foto:  multimedia.quotidiano.net     mcl.it     irispress.it

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