Esiodo e il mito dell’origine dell’universo

origine dell'universo

Secondo Platone e Aristotele i filosofi non sono gli unici che nell’antichità si sono preoccupati di spiegare l’origine dell’universo. Anche alcuni poeti hanno cercato di rispondere alla domanda esistenziale “da dove veniamo?”. Ma mentre la risposta filosofica arriva sulla base di un’indagine scientifica basata su osservazione e ragionamento, i poeti riportano la cosmogonia (genesi dell’universo) alla teogonia (generazione degli dei), e quindi al mito. 

I padri e i figli nella Teogonia

L’origine di cui ci parlano i poeti greci non consiste in un atto divino volontario come la creazione descritta nella Bibbia. È bensì una progressiva fuoriuscita dal Caos, dove gli attori sono tiranni estremamente attaccati al potere e figli che con violenza spodestano i padri e vi si sostituiscono. Nella Teogonia di Esiodo (poema in esametri composto intorno al 700 a.C) troviamo tre generazioni di deisovrani: Urano, il figlio Crono e il nipote Zeus. 

Il rapporto tra padre e figli raccontato nella Teogonia è solo una concatenazione di genitori e generati che non sono legati da alcun tipo di sentimento d’affetto. Sia Urano che Crono odiano i propri figli, li eliminano per paura che questi un giorno possano strappare loro il potere. Entrambi sono figure mostruose che rappresentano la vecchiaia che non si rassegna all’avanzare della gioventù. Non è un caso che in psicologia la paura di essere sostituiti da altri in alcune aree della vita prenda il nome di sindrome di Crono.

Urano, Crono e la repressione della gioventù

Urano è il Cielo, fratello e consorte di Gaia (la Terra, anche detta Gea). Genera i Titani, i Ciclopi e gli Ecatonchiri. Poi spaventato dalla loro potenza li richiude nel ventre della madre, provocandole grande dolore. A strappargli il potere è Crono, il Tempo, titano ultimogenito, che — grazie a un piano astuto ordito di Gaia — lo evira e prende il suo posto. Prolifico come il padre, genera figli con la titanide Rea e poi li ingoia per evitare di essere a sua volta spodestato. 

Tuttavia nemmeno il potente Crono può impedire alla Natura di fare il suo corso e al Fato di compiersi: «[Crono] aveva saputo da Gaia e da Urano stellato/che per lui era destino l’essere vinto da un figlio,/per forte che fosse, […]/a ciò non inutile guardia faceva, ma sempre in sospetto/i figli suoi divorava, e un dolore crudele teneva Rea./E quando Zeus, padre degli dei e degli uomini, prossima fu/a partorire, allora pregò i genitori/suoi, Gaia e Urano stellato,/di darle consiglio perché potesse nascondere il suo parto». Ed ecco che di nuovo grazie all’astuzia di una madre i figli si salvano e per l’universo si affaccia una nuova era. 

La lungimiranza di Zeus

Ancora una volta è l’ultimogenito a prendere il potere. Zeus fa rigettare a Crono i fratelli Istie, Demetra, Era, Ade e Poseidone grazie a un farmaco ottenuto dalla dea Meti (personificazione dell’astuzia). Inoltre libera i Ciclopi detenuti nel regno del Tartaro e detronizza il padre. Una volta diventato re spartisce il cosmo con i fratelli, tenendo il cielo per sé e cedendo il mare a Poseidone e l’oltretomba a Ade.  

Con Zeus si ha il passaggio da un mondo oscuro retto da un sovrano sanguinario a un ordine razionale più giusto e destinato a durare. Egli è potente, ma non usa la sua forza in modo cieco e egoistico. Dimostra grande intelligenza sia nel conquistare il potere che nel mantenerlo. Sarà proprio dalla sua testa che nascerà la Atena, dea delle arti, della strategia in battaglia e della ragione così cara alla scienza filosofica con cui il mito condivide i presupposti più importanti: la curiosità e la meraviglia. 

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

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