La crisi, apparentemente consumatasi nel corso di pochissime ore, covava da mesi. La giornata politica di ieri 7 novembre 2024 sarà menzionata nelle pagine di storia. Una giornata cominciata in parlamento, il Bundestag, dove la seduta è stata subito sospesa in attesa di capire quello che stava succedendo, e finita dal presidente della repubblica. Frank-Walter Steinmeier ha reso noto che mercoledì Olaf Scholz gli ha chiesto di rimuovere il ministro delle finanze Christian Lindner (FDP). La possibilità che il cancelliere possa rimuovere un ministro è prevista dalla Costituzione tedesca (art. 64). A seguito del siluramento di Lindner il ministro della giustizia Marco Buschmann e la ministra dell’istruzione e della ricerca Bettina Stark-Watzinger (entrambi FDP) avrebbero chiesto di terminare il proprio mandato. I tre ministri sono stati ufficialmente “licenziati” in una breve apparizione pubblica nelle sede presidenziale di Schloss Bellevue. “Come previsto dalla Costituzione, il cancelliere e gli altri ministri rimarranno in carica” ha dichiarato Steinmeier. “Il cancelliere ha dichiarato che chiederà al Bundestag un voto di fiducia. È il modo attraverso il quale il parlamento può aprire la strada a nuove elezioni. In accordo all’art. 68 della Costituzione, se il Bundestag dovesse negare la fiducia al cancelliere sta al presidente della repubblica decidere sullo scioglimento del parlamento. Sono pronto a prendere questa decisione”.
Visibilmente preoccupato, Frank-Walter Steinmeier ha richiamato tutti al senso di responsabilità ricordando che che nei 75 anni di storia della Repubblica federale tedesca è capitato raramente che prima della fine della legislatura una coalizione di governo non avesse più la maggioranza nel Bundestag. “Per l’eventualità che ora si è verificata la Costituzione fornisce linee guida chiare” ha detto il presidente. E’ quello che prevede anche la legge fondamentale italiana. Ma a differenza della Germania, nella nostra storia parlamentare il ricorso alle elezioni anticipate è diventata normale consuetudine.
Ma torniamo alla crisi tedesca. I prodromi si erano manifestati già da diverse settimane nelle dichiarazioni dei principali rappresentanti dei tre partiti del governo rosso-giallo-verde (detto “Ampel”, ovvero semaforo) e, soprattutto, nei dibattiti parlamentari, con l’opposizione molto agguerrita sia da parte dei (tradizionali) partiti dell’unione CDU-CSU, sia da parte di AfD, il partito di estrema destra nato nel 2013 che in pochi anni ha aumentato il consenso popolare giungendo a conquistare, alle recenti elezioni europee, il primo posto in Turingia e il secondo in Sassonia, due Länder (stati federati) dell’ex-DDR. Nel contempo i Verdi tedeschi, partito della coalizione di governo, sono letteralmente crollati.
L’accelerazione della crisi è avvenuta, probabilmente, la sera del 6 novembre nell’incontro tra Scholz e Lindner presso la sede de governo. Tra i due non c’è accordo nelle misure da attuare per il controllo del debito pubblico e per far ripartire l’economia tedesca. Sono soprattutto i costi del fabbisogno energetico, aumentati a seguito delle decisioni di abbandonare il nucleare e il carbone, a pesare sui conti tedeschi. Traducendosi in elevati costi di produzione per l’industria, la crisi energetica ha reso necessario tagliare posti di lavoro. Questo è avvenuto soprattutto nel comparto automobilistico che con il suo indotto rappresenta la vera colonna portante dell’economia tedesca. Da indiscrezioni sembra che la pubblicazione (avvenuta proprio il 6 novembre) sul giornale Bild (primo quotidiano tedesco con una tiratura di oltre 900.000 copie) della notizia che a inizio anno ci saranno elezioni anticipate abbia mandato su tutte le furie Scholz. Nello scambio di accuse reciproche tra SPD e FDP non è chiaro chi sia stato a passare alla stampa l’informazione.
La frattura, insanabile, ha avuto come conseguenza l’uscita dell’intero partito dei liberali dalla coalizione di governo e dunque la perdita di maggioranza per il governo. In ordine sparso i partiti di minoranza hanno chiesto che Scholz ponga la questione di fiducia già durante la prossima settimana. Il cancelliere invece ha annunciato che la porrà all’inizio dell’anno. Al di là di tecnicismi consentiti più o meno dalla costituzione tedesca lo scenario complessivo appare piuttosto preoccupante. L’instabilità della Germania si riproporrà con le nuove elezioni quando, probabilmente, sarà difficile trovare una maggioranza e formare un nuovo governo con una nuova coalizione. Ricordiamo che dopo le ultime elezioni ci sono voluti mesi per arrivare a chiudere le trattative tra i partiti vincitori.
L’instabilità tedesca coincide con una situazione internazionale caratterizzata da molti interrogativi: la guerra in Ucraina, la crisi in medio oriente, il futuro dell’alleanza atlantica con la rielezione di Donald Trump. In un’Europa in balia dell’incapacità di decidere dovuta al crescente peso dei governi di estrema destra, la debolezza della Germania rende debole l’intero continente.
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