Come si misura uno scienziato?

Gli scienziati misurano il mondo, ma essi stessi devono continuamente misurarsi. 

Infatti solo i migliori riescono a procurarsi i finanziamenti per portare avanti le proprie ricerche, partecipando a bandi nazionali ed internazionali, perché si sa, i soldi sono pochi, la ricerca dà i suoi frutti a lungo termine, e i governi in genere hanno la vista corta.

E come si fa a sapere chi sono i migliori?

Bene, uno dei principali criteri è la valutazione delle pubblicazioni scientifiche.

Una scoperta deve essere divulgata, prima di tutto alla comunità scientifica, quindi deve essere pubblicata sulle riviste scientifiche. Internet, giornali, conferenze e premi vengono dopo, e le fonti sono proprio gli articoli originali pubblicati su queste riviste.

Per gli scienziati le pubblicazioni dei colleghi sono essenziali, perché sono il punto di partenza, la base delle loro ricerche: infatti è sempre dai risultati precedenti, propri o di altri, che si parte per un nuovo esperimento. Queste informazioni devono essere sempre riportate nell’introduzione di un articolo scientifico, e debitamente corredate di citazioni. Significa che accanto ad una affermazione (es: la terra gira intorno al sole) deve esserne riportata la fonte (Copernico N., 1543, De Revolutionibus orbium coelestium, vol. 1, pagg.xxx).

Ma dove si trovano le riviste scientifiche?

Non certo in edicola, ma nelle biblioteche e soprattutto online: pubblicare sulla carta costa molto, e i lettori sono troppo pochi per il ritorno dell’investimento. Alcune riviste sono accessibili solo a chi paga un abbonamento (ma si può acquistare anche un solo articolo) mentre altre, cosiddette open access, si fanno pagare dagli autori e sono accessibili a tutti: queste ultime quindi sono un canale migliore per la diffusione dei risultati di uno studio. Quindi anche procurarsi un articolo è un problema di fondi, e chi è più ricco ha anche più chances di pubblicare e diffondere i propri risultati.

La valutazione

La pubblicazione di un articolo su una rivista con una buona reputazione non è libera, ma soggetta ad una valutazione della qualità dell’articolo stesso. Questa valutazione passa attraverso la cosiddetta revisione tra pari (peer review). L’editore, che non può intendersi di tutto quello che la rivista pubblica, quando riceve un articolo, posto che sia scritto in un inglese chiaro e corretto e che l’argomento sia pertinente con il tema della rivista, lo invia a due o tre (in alcuni casi addirittura cinque) colleghi degli autori, cioè scienziati che si occupano della stessa tematica, per avere un loro parere critico dettagliato.

Si potrebbe pensare che questi signori, essendo in competizione con i colleghi per i fondi di ricerca, possano avere la tentazione di boicottarne il lavoro, ma con l’aiuto dell’etica e del fatto che prima o poi anche a loro toccherà la stessa sorte, faranno una onesta revisione dell’articolo, suggerendo eventuali miglioramenti o criticando possibili incongruenze.

Quando infine (dopo qualche mese) l’articolo viene pubblicato può essere letto ed eventualmente citato da altri autori.

Le citazioni

Proprio nel numero di citazioni sta il valore di un articolo, e le riviste che contengono articoli molto citati hanno la migliore reputazione.

L’unità di misura della reputazione di una rivista è l’impact factor (IF), un indice aritmetico che misura il numero medio di citazioni ricevute da articoli pubblicati in una rivista scientifica nei due, o nei cinque anni precedenti. L’IF è pubblicato a cadenza annuale nel Journal Citation Reports (JCR) e viene calcolato per migliaia di riviste scientifiche inserite nelle banche dati citazionali di Thomson Reuters, che coprono un’ampia gamma di aree disciplinari.  

Più alto è l’IF di una rivista, più severi saranno i criteri per l’accettazione di un articolo, e più alto il tasso di “respingimento” degli articoli proposti, fino all’85-90 % .

L’H index

L’unità di misura della reputazione di uno scienziato è invece l’H index, indice H, che tiene conto sia del numero delle pubblicazioni che del numero di citazioni ricevute: uno scienziato ha un indice n se almeno n articoli tra quelli che ha pubblicato sono stati citati almeno n volte ciascuno. I migliori scienziati del mondo hanno indici superiori a 100, ma molto dipende da quanto la  disciplina in cui è specializzato è “popolosa”.

Diverse banche date bibliografiche permettono di conoscere l’H index di uno scienziato, fra le quali la più facilmente accessibile è Google Scholar, in cui basta digitare nome e cognome per sapere tutto sulle pubblicazioni dell’interessato.

E’ su questo indice che, oltre ai finanziamenti, si basa anche l’accesso ai concorsi universitari, e quindi è subito chiaro quanto per un ricercatore sia importante pubblicare, ma soprattutto essere citato (e citarsi) per fare carriera. Immaginiamo quindi, che nell’intimità dei propri laboratori, a tu per tu con i propri laptop, i ricercatori confrontino spesso il proprio indice H con quello dei colleghi, e con quelli degli scienziati più quotati….

Conclusioni

Ricapitolando, per fare una ricerca di buon livello in campo scientifico e tecnologico è necessario avere fondi, per procurarsi i fondi è necessario pubblicare ed essere molto citati, per essere molto citati bisogna essere accettati su riviste con un elevato impact factor, per essere accettati bisogna proporre articoli che riportino i risultati di una ricerca di elevato livello.

E’ un gatto che si morde la coda, e lavorare in un paese in cui i finanziamenti per la ricerca sono significativi è già una garanzia di qualità.

L’elenco di Clarivate Analytics di Highly Cited Researchers per il 2018 identifica scienziati che hanno dimostrato un’influenza significativa attraverso la pubblicazione di numerosi articoli altamente citati durante l’ultimo decennio. I ricercatori sono selezionati per le loro prestazioni in uno o più di 21 campi o in campi “misti”.

Vi lascio un compito: cercate in che paesi lavorano i ricercatori con l’H index più alto. Cliccate qua.

*Biochimico, direttore del  Laboratorio Rischio Agenti Chimici dell’INAIL 

Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay

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