Colli Albani, un complesso vulcanico che può ancora riservare sorprese

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Colli Albani. Non tutti i romani che nei giorni festivi si recano in gita “ai Castelli” sanno di avventurarsi su un antico complesso vulcanico. Quelli che lo sanno potrebbero rispondere: «OK ma è spento da tempo immemorabile!». Non proprio immemorabile, in realtà. Si tenga presente che l’ultima eruzione del vulcano dell’Isola Lipari – considerato attivo – data 800 anni fa.

Il complesso dei Colli Albani, invece, è considerato “in quiescenza”. Gli scienziati, infatti, datano l’ultima grande fase eruttiva al 18-19.000 a.C. Da allora i crateri si sono riempiti di acque sorgive formando i laghi di Albano e di Nemi. Altri antichi crateri vicini furono poi prosciugati dall’uomo nel corso dei secoli. Possiamo tranquillamente andare in gita, allora? Al tempo…

Il lahar, la colata vulcanica che accomuna l’Indonesia ai Colli Albani

Nel 1982 si ebbe un’eruzione del vulcano Galagung, in Indonesia, che generò una colata di fango composta da gas, materiale magmatico e acqua. Tale flusso, detto in parola locale lahar impressionò particolarmente i vulcanologi italiani. Non esclusero che il lahar potesse generarsi sul fondo dei tanti laghi vulcanici anche in Italia. Per poi provocare una catastrofe. Si cominciò a studiare in tale senso i Colli Albani.

Si scoprì allora che poco prima del 4200 a.C. alcuni eventi eruttivi provocarono prima l’innalzamento e poi il parziale svuotamento del Lago di Albano. La commistione tra il materiale piroclastico e l’acqua del lago formò appunto un grande flusso di lahar. Questo traboccò e poi si espanse tra l’Anagnina e la Tuscolana sino a ricoprire l’attuale Ciampino e giungere a Torre Spaccata (Roma). Tutti villaggi preistorici ivi esistenti furono spazzati via. Si dirà: «Ma ciò è accaduto più di 6.200 anni fa!». Al tempo…

Plutarco e Livio ricordano che i Colli Albani stavano traboccando

Recentemente gli archeologi hanno studiato il cosiddetto “Villaggio delle Macine” posto sulla riva del Lago di Albano di fronte a Castelgandolfo. Avendone misurato la superficie (circa un ettaro) il villaggio risultò il più grande insediamento palafitticolo d’Italia. Realizzato intorno al 1800 a.C. fu abbandonato circa trecento anni dopo, in seguito ad un innalzamento del livello del lago. Fu, probabilmente, un rigonfiamento minore del precedente che non riuscì a traboccare. I 6.200 anni di prima scendono a 3.500 anni fa…

Andiamo a leggere allora i racconti di Plutarco e Tito Livio relativi ad alcuni avvenimenti accaduti nel 398 a.C. Cioè “solo” 2.400 anni fa. In contemporanea con l’assedio romano alla città etrusca di Veio, gli storici narrano una straordinaria crescita delle acque del Lago di Albano. Una parte del bordo del cratere cedette con conseguenze nella campagna circostante. Fu allora interrogato l’oracolo di Delfi. La sibilla rispose che sinché i romani non fossero riusciti a far defluire le acque, Veio non sarebbe stata conquistata.

Un emissario realizzato dagli Etruschi e poi riscavato dai Romani

Plutarco (e non Livio) prosegue narrando che si dette inizio ai lavori, senza precisare quali. Così Veio fu conquistata. Molti storici, tra cui il tedesco Werner Keller ritengono che già allora il lago fosse dotato di un emissario ma che non funzionasse più. Forse era stato realizzato dagli Etruschi nel sesto secolo a.C. Il periodo in cui regnavano su Roma con la dinastia dei Tarquini e a Tuscolo con tale Ottavio Mamilio.

A quanto pare – interpretiamo noi – il condotto etrusco si era rifiutato di funzionare, stante l’attacco alla consorella città di Veio. L’emissario fu poi rimesso in funzione dai Romani. Probabilmente, dopo aver atteso che le acque fossero defluite naturalmente.

Gita al Colli Albani sì ma occhio alle acque del lago

Ciò che ci interessa, però, è il fatto che nuovamente ci si è trovati di fronte a un’attività vulcanica del lago. Un’attività ancora una volta dimostrata archeologicamente. Fu infatti rinvenuto un deposito da debris flow datato all’inizio IV secolo a.C. nella zona di Ciampino. È un evento simile ai lahar ma di portata inferiore.

Non dimentichiamo, infine, che a una quindicina di chilometri in linea d’aria dal bordo del lago vi è la “Solfatara” di Pomezia. Una serie di piccoli bacini lacustri dove numerosi soffioni sulfurei fanno ribollire l’acqua. Sono anch’essi indizi di un’attività vulcanica sotterranea non ancora placata. Insomma, andate pure in gita ai Castelli. Ma è consigliabile informarsi prima se le acque del lago di Albano ribollino o meno. In caso affermativo è meglio evitare la passeggiata sul lungolago.

Foto di Angelika da Pixabay

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