La Caldara di Manziana, tra solfatare, misteri e antichi riti

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Il Monumento naturale della Caldara di Manziana è uno dei più importanti tesori naturalistici della regione Lazio: un laghetto d’acqua sulfurea dove gas provenienti dai meandri del sottosuolo danno vita a piccole polle ribollenti. Un fenomeno che da sempre affascina, in uno scenario selvaggio vicino ad un bosco di betulle: evento raro che simili piante crescano ad altitudini così basse.

La storia

La storia naturalistica ci spiega che si tratta del complesso vulcanico Sabatino, all’interno del quale è stato creato questo angolo unico nel suo genere, quello appunto del Monumento Naturale della Caldara di Manziana. Un luogo ricco di fascino e per certi versi ancora avvolto dal mistero. L’area è circondata dall’insolito bosco di betulle, che poi cede progressivamente il posto all’ontano, mentre le pendici meno umide sono interessate da gruppi di querce, ginestre, castagni.

Un cratere parzialmente allagato è quello che si presenta alla vista del visitatore: sembra di essere atterrati su di un altro pianeta. Un odore molto forte di zolfo, prodotto dai laghetti di acqua che appaiono biancastri con al centro dei piccoli ribollimenti di gas e fango che zampillano ad una altezza di circa mezzo metro.
Stivali, ma animali non al seguito. Stante la fuoriuscita di gas, si consiglia di non portare animali al guinzaglio, di non immergersi nelle acque zampillanti e di calzare stivali poiché la zona limitrofa a questi laghetti è molto fangosa. Un luogo speciale anche per amanti della fotografia, che possono ritrarre un paesaggio che sembra soprannaturale.

Fascino e misteri antichi

L’area ha da sempre attirato ed incuriosito le popolazioni dei paesi limitrofi. Il nome Manziana deriva dal dio etrusco Manth, una sorta di antico Belzebù: le acque sulfuree della zona, infatti, erano apprezzate dagli Etruschi e ritenute una sorta di ingresso agli inferi ed una preparazione al misterioso mondo sotterraneo.

Riti stregoneschi

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Questo paesaggio spettacolare ed inquietante ha affascinato le popolazioni di ogni epoca, suscitando le leggende più sfrenate. Creature possedute dal demonio, streghe e riti infernali, draghi antidiluviani, mostri di lava… Si racconta che le streghe che si incontravano in quel posto solevano fare dei riti di iniziazione immergendo le aspiranti adepte nelle acque sulfuree della zona.

Ma anche cure palliative

Nonostante queste storie terrificanti, la Caldara ha sempre attratto viaggiatori e residenti per gli effetti curativi delle sue acque e dei suoi fanghi. Infatti i visitatori si immergevano nei laghetti di fango sia per curare malattie della pelle sia per rigenerare lo spirito, e sembra che anche le legioni romane, che tornavano dalle campagne militari al nord, si bagnassero in quei fanghi proprio per purificarsi dopo lunghi anni di battaglie.

Sentieri curati ma anche abbandono

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Dall’ingresso dell’area protetta si diparte un bel sentiero che porta ai laghi solfurei, con tabelle ed iscrizioni esplicative. Un altro sentiero, invece, fa il periplo della zona, passando per solitari e silenziosi boschi fino ad un insolito fontanile davvero pittoresco. Peccato che qui tabelle e pali di recinzione siano abbandonati come anche centinaia di alberi abbattuti forse dal vento, e tutto questo dà l’impressione di una area colpita da un ciclone.

Come arrivarci

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Da Roma, percorrere la S.S. 493, chiamata anche via Braccianese Claudia, in direzione Manziana. Poco prima di questa cittadina, al chilometro 28 occorre svoltare a sinistra al bivio con indicazione “Aeroporto Savini” (via Lazio) Provinciale 2c, direzione anche per Sasso di Cerveteri. Si percorre questa strada provinciale per circa 6 chilometri, finchè tra il km 13 e il km 14 si deve girare a sinistra per via della Caldara, una stradina nella macchia mediterranea. Da Roma occorrono circa 60 minuti.

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