Carabinieri in crisi d’identità

carabinieri in crisiPoco meno di un anno e l’Arma dei Carabinieri festeggerà il duecentesimo anniversario della sua fondazione (13 luglio 2014). Molti degli uomini che ne fanno parte però, sembrano essere colpiti da una crisi d’identità e temono per il loro futuro.

Il trattato di Velsen, infatti, prevede la costituzione di nuovo corpo di polizia europeo denominato Eurogendfor che sarà controllato unicamente da una persona eletta dai ministri degli esteri degli stati aderenti.  L’Arma dei Carabinieri, quindi, unica struttura delle cinque forze armate alle dirette dipendenze del Ministero della Difesa, forte di oltre 118.000 unità sparse su tutto il territorio nazionale, rischia di scomparire.

Il disagio di gran parte dei carabinieri, nasce da due delibere dell’Unione Europea che obbligano i paesi membri a spostare tutti i corpi di Polizia sotto il controllo del Ministero dell’Interno. Ciò scaturisce l’inevitabile assorbimento dell’Arma dei Carabinieri nella Polizia di Stato. Il cambiamento, secondo alcuni, sarebbe un percorso preparatorio all’unificazione delle forze armate di cui tanto si vocifera ormai da decenni.

L’accorpamento di tutte le forze armate, visto in positivo dagli europeisti convinti, porterebbe un risparmio nelle casse dello stato stimato intorno ai 4 miliardi di euro. Si pensi soltanto al vantaggio economico e logistico che porterebbe un’unica centrale operativa, anziché le cinque attuali. Inoltre, la fusione aiuterebbe a migliorare gli essenziali diritti umani degli uomini dell’Arma che, secondo l’Ocse, spesso vengono violati. Ricordiamo che i carabinieri sono militari e in quanto tali non hanno diritti sindacali di cui, invece,  beneficiano le varie polizie europee.

Diversamente per altri, l’unificazione delle forze armate porterebbe ad un aggravio di spese dovuto alla riorganizzazione capillare, fisica ed informatica, delle migliaia di stazioni dei Carabinieri, dei commissariati di Polizia e dei vari comandi della Guardia di Finanza, che attualmente, sono diffuse su tutto il territorio nazionale. Inoltre, l’accorpamento unico a questo ipotetico mega corpo prevederebbe, ovviamente, anche l’annessione della Polizia Penitenziaria e di quella Forestale, con notevoli esuberi in termini di risorse umane e gravi difficoltà dovute alla complessa gestione burocratica.

Queste problematiche ci portano quindi a considerare che, per una migliore gestione dei settori operativi ed amministrativi di ogni polizia nostrana, in base alle loro competenze (pubblica sicurezza, controlli finanziari, controllo delle carceri e controllo dei territori forestali) sarebbe opportuno trovare un’alternativa all’accorpamento di tutte le forze armate. Questo, per evitare dannose retromarce e ritrovarci dopo poco tempo ad un ritorno alla attuale suddivisione delle varie polizie con notevoli sprechi di denaro pubblico.

L’attuazione della “spending review” anche in questo settore,  tuttavia,  ci fa ritenere che l’annessione delle varie polizie sotto un unico ministero – così come previsto dalla direttiva europea – sia corretta, e altrettanto utile è la necessità di smilitarizzazione dell’Arma dei Carabinieri per garantire a ciascuno che ne fa parte, i primari diritti umani e la possibilità di scioperare.

Siamo fermamente contrari, invece, alla fusione di tutte le forze armate in un unico mega calderone. L’Arma dei Carabinieri, così come la Guardia di Finanza e le varie polizie hanno ognuna la loro storia ultra centenaria che non si può cancellare con uno schiocco di dita. Si rischierebbe di ritrovarci dopo pochi anni con nuovi nomi, nuove strutture e nuovi enti ma con servizi vecchi suddivisi con competenze identiche a quelle attuali.

di Enzo Di Stasio

foto: ranaonline.it

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