Campo Marzio, dove alloggiavano gli artisti e i viaggiatori del ‘grand tour’

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Campo Marzio. Quando tra artisti e letterati d’Europa era di moda il grand tour, l’unico transito sul Tevere per giungere a Roma era Ponte Milvio. Di lì, dopo un miglio di Via Flaminia e attraverso Porta del Popolo, si entrava nella Città Eterna. Quindi, alla vista del visitatore del Nord Europa, si apriva il mitico tridente formato dalle vie del Babuino, del Corso e di Ripetta. Era il Rione Campo Marzio, con la favolosa Piazza di Spagna e la sua scalinata.

Un famoso cultore di Roma, Luciano Zeppegno, ha notato una curiosa coincidenza. Il viaggiatore culturale del XVIII e del XIX secolo era solito a trovar subito alloggio in Campo Marzio, prima di affrontare la sua scoperta di Roma. Come se sentisse che questo rione sapesse meglio proteggerlo dalle inevitabili emozioni della sua meravigliosa meta. In effetti, alcune abitazioni di artisti stranieri, qui situate, sono state trasformate in musei dedicati ai loro soggiorni. Altri antichi alberghi e locali del rione si vantano ancora di aver ospitato, nei secoli, queste grandi personalità. Compiamo allora un breve itinerario tra i palazzi ed immedesimiamoci nei pensieri e nella vita di questi grandi ammiratori di Roma. 

Casa museo di Keats e Shelley in Campo Marzio

Si trova esattamente all’angolo tra Piazza di Spagna e la scalinata di Trinità de’ Monti, a destra di chi guarda. John Keats vi morì nel 1821 a soli venticinque anni. Il poeta era giunto a Roma soltanto pochi mesi prima, nel vano tentativo di rallentare le conseguenze della sua tubercolosi. Vi visse insieme al suo caro amico, il pittore John Severn.  Keats venne sepolto tre giorni dopo il trapasso nel cimitero acattolico della Piramide Cestia. Sulla sua tomba volle semplicemente un breve epitaffio, che recita: «Qui giace un uomo il cui nome fu scritto nell’acqua». Nel 1879, anche Severn gli fu sepolto accanto.

Alla fine del XIX secolo, la casa fu abitata dallo scrittore e medico svedese Axel Munthe, spesso ospitando la sua amica Eleonora Duse. Nel 1903 la casa era abitata da due scrittrici americane, Mrs. Walcott Haslehurst e sua madre. Esse promossero la creazione di un’apposita fondazione per restaurare la casa e trasformarla in museo. Aperto al pubblico nel 1909, ora contiene una ricca collezione di quadri, sculture, manoscritti e lettere di Keats, Percy Bysshe Shelley e Lord Byron. Dalle finestre della casa la vista è stupenda, con la visione della scalinata, la fontana della “Barcaccia”, il Caffè Greco e l’inizio di Via Condotti.

Piazza di Spagna. Casa di Giorgio De Chirico

Poco distante dal Memorial Keats & Shelley, ma non sul lato scalinata, vi è la casa museo del pittore Giorgio De Chirico. Italiano ma greco di nascita, dopo aver girato il mondo, De Chirico vi si stabilì nel 1948, a sessant’anni. È un appartamento-studio a tre piani, situato nel rinascimentale Palazzetto Borgognoni. Il maestro lo abitò e vi dipinse negli ultimi trent’anni di vita. Qui nacquero molti dei suoi autoritratti in costume barocco, l’opera Forgia di Vulcano e i progetti della fontana I Bagni misteriosi. Tra gli artisti che frequentarono il suo studio, vi fu anche l’architetto Massimiliano Fuksas, ideatore della Nuvola.

Nel 1998, la vedova costituì la “Fondazione Giorgio e Isa De Chirico” per trasformarla in una casa-museo. Oggi ospita una collezione che include oltre 600 opere del maestro. Tra esse dipinti, sculture, disegni, acquerelli, litografie e costumi teatrali. Il nucleo è ulteriormente arricchito da un insieme di pubblicazioni originali illustrate da De Chirico stesso.

Campo Marzio. Casa di Goethe in Via del Corso

Imbocchiamo ora Via Condotti sino all’angolo con Via del Corso. Giriamo a destra e, al n. 18, troviamo la casa-museo di Wolfgang Goethe. Lo scrittore tedesco, insieme al francese Stendhal, è stato l’autore che ha lasciato i più ampi riscontri letterari del suo grand tour. La città dove ha soggiornato di più nel suo “Viaggio in Italia” è stata Roma, tra il 1786 e il 1787. Oltrepassata Porta del Popolo, esclamò: «Sì, sono arrivato finalmente in questa Capitale del mondo!». Attraversò la piazza e trovò subito alloggio in questo palazzetto al Corso, presso il suo amico pittore Johann Tischbein.

La giornata romana di Wolfgang Goethe era lineare. All’alba, ancora tra le coltri, si dedicava a comporre l’Ifigenia. Il giorno Tischbein lo guidava a visitare le meraviglie della città. La sera calendarizzava le visite per il giorno dopo. La notte la trascorreva in compagnia della sua amante Faustina, a cui dedicherà la quinta delle sue “Elegie romane”.

Tutto ciò è ampiamente descritto nel percorso guidato alla visita della casa-museo. La Casa di Goethe, inoltre, ha una propria collezione di quadri, libri e documenti che viene costantemente ampliata grazie al sostegno del Governo federale tedesco e di altri patrocinatori. Sono organizzati molto frequentemente eventi tematici relativi non solo a Goethe ma anche ad altri poeti e letterati tedeschi.

Campo Marzio. Gli alberghi, le locande e le hostarie

Chiaramente, poeti e artisti non trovavano alloggio soltanto nelle case, durante i loro soggiorni a Roma. La città pullulava di alberghi, locande ed osterie. Soprattutto in Campo Marzio. Talune sono ancora in esercizio. Scopriamo quali.

In Via dei Soldati v’era la Taverna dell’Orso, dal nome dell’animale araldico raffigurato sulla sua insegna. Narra la leggenda che tale nome derivi da Orso Orsini, un antico feudatario locale. Fatto sta che la strada adiacente la taverna porta ancora oggi il suo nome: Via dell’Orso. La taverna, invece, ha cambiato nome in Hostaria. Ettore Roesler Franz ci ha lasciato un bellissimo acquerello di come era alla fine dell’800, quando ancora non c’erano i muraglioni dei lungotevere.

Cento anni dopo, l’edificio è stato ristrutturato riprendendo il suo antico aspetto rinascimentale. La sua destinazione è però cambiata in ristorante e discoteca. Smentita la leggenda che vi abbia alloggiato addirittura Dante Alighieri, pare certa la presenza tra le sue mura di Rabelais e Montaigne. Seguiti negli anni della “Dolce vita” dalla coppia Onassis-Callas e dall’attore di “Via col vento”, Clark Gable.

L’albergo del Sole e l’Osteria della Campana

Di fronte al Pantheon è ancora in esercizio l’Albergo del Sole. A rigore, il suo edificio ricadrebbe nei confini del rione Colonna. Al tempo degli antichi romani, però, anche questa contrada, come tutta l’ansa del Tevere sino ai confini del Pincio, faceva parte del Campo Marzio. Nel 1467 vi sorgeva la “Locanda del Montone”. Nel Rinascimento prese il nome di Albergo del Sole che ha tuttora. Sulle mura esterne dell’albergo troneggiano due epigrafi che ricordano il soggiorno di due grandi del passato: Ludovico Ariosto e Pietro Mascagni. Al primo dei due è dedicata addirittura l’Imperial Suite. A Federico III d’Asburgo e al Conte di Cagliostro, invece, “soltanto” una junior suite. Più recentemente vi hanno soggiornato anche Jean Paul Sartre e la sua compagna Simone de Beauvoir.

Se l’albergo del Sole si ritiene uno dei più antichi del mondo, il ristorante La Campana si vanta di essere la più antica trattoria di Roma. È in attività continuativamente dal 1518, al n. 14 del vicolo omonimo. Da un censimento del 1526, risulta che il fondatore fosse tale Pietro de la Campana. Alla fine del 1700, La Campana divenne locanda di riferimento per i forestieri di passaggio. Per tale motivo i gestori scelsero come simbolo una carrozza, ancora oggi stemma del ristorante. Lo stesso Goethe l’ha citata nel suo “Viaggio in Italia”. La Campana annovera tra i suoi commensali Caravaggio, Picasso e la Regina di Spagna. In tempi più recenti ha avuto tra i suoi habitués il pittore Guttuso, lo scrittore Pasolini, Alberto Sordi, Anna Magnani, Federico Fellini e Maria Callas

Foto di user32212 da Pixabay

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