Anche noi oggi, come quel Sabato, quando Gesù entrò nella sinagoga di Nazareth, siamo riuniti in assemblea per formare la sua Chiesa, la sua comunità, e per ascoltare, ancora una volta la sua Parola di salvezza. Quindi anche oggi Gesù vuole parlare al nostro cuore non chiudendo ma – questa volta – aprendo, il rotolo del libro che contiene la sua stessa Parola, nostra forza e nostra gioia. Ricordo che Benedetto XVI, nel messaggio di Natale dell’anno 2007, pose questa domanda: “Ha ancora valore e significato un Salvatore per l’uomo del terzo millennio?” Per un uomo che ha conquistato la Luna, il pianeta Marte, l’Universo, che domina Internet e la comunicazione interattiva, che insomma è artefice del proprio futuro: ha significato oggi un Salvatore? Chiaramente no! ma… non è così. E sapete perché? Perché l’uomo ha pensato “a tutto”, sì proprio a tutto, ma ancora non riesce a risolvere un sacco di problemi, problemi che, tra l’altro, è proprio lui ad aver causato. Eccoli: la fame, la sete, le malattie, la povertà, l’alcool, la droga, le distruzioni che seguono ai violenti terremoti e alle terribili calamità naturali che ultimamente, mi sembra, siano ormai all’ordine del giorno. Se l’uomo avverte questo enorme disagio è perchè non si affida più a Colui che può salvarci. Alla fine di questo interminabile elenco – che continuerebbe ma che necessariamente debbo arrestare – possiamo serenamente riformulare la stessa domanda iniziale: “All’uomo del terzo millennio è necessario un Salvatore?” Beh! in questi termini la prospettiva allora cambia. L’uomo, quindi, “soprattutto” quello del terzo millennio ha bisogno di un Salvatore, che è già venuto circa 2000 e più anni fa, e che ha un nome, Gesù di Nazareth, nato da una donna, Maria, a Bethlemme di Giudea. Ecco allora che Gesù oggi si presenta al mondo: dopo 30 anni trascorsi nella sua umile famiglia, nella casa di Nazareth proclama con parole di fermezza quella che è la sua missione di salvezza. Questa missione di Gesù è la risposta di Dio ai mali del mondo, è un piegarsi di Dio sulla disperazione, sulla sete di speranza che attanaglia l’uomo di ogni tempo e di ogni storia. Quanti fratelli conosciamo che non sono affatto contenti della vita che conducono; depressione dilagante, occhi pieni di lacrime esprimono la profonda insoddisfazione che si avverte mentre si cammina al buio, nel nulla; essi cercano di attenuare la loro sete di felicità in persone o cose che assolutamente non possono essere il Salvatore della propria vita, se per Salvatore intendiamo Colui che ci strappa dalla disperazione e ci dona la gioia piena. E Gesù rimane lì sulla croce di Gerusalemme sempre, lo vogliamo o no, come l’Unico che ha braccia e cuore grandi, pronti ad accogliere, senza alcuna distinzione, anche i peccatori più incalliti, per far conoscere loro l’appellativo più grande del Dio dei cristiani: un Dio, Padre misericordioso. Perché abbiamo paura di quelle braccia tese? Perché ad esse opponiamo resistenza? Comunque rimane molto strana questa paura di affidarci alle braccia di Gesù, mentre senza prudenza ci affidiamo alla voce ingannevole dei numerosi e falsi profeti del nostro tempo. Forse alla Parola del Verbo fatto Carne preferiamo le parole vuote degli uomini che ci riempiono di false speranze e che non ci saziano mai. La prima lettura di questa domenica, tratta dal libro di Neemia, ci aiuta molto a riflettere e a meditare. La commozione della gente di Nazareth e del popolo d’Israele che con lacrime e profonda commozione ascolta la voce di Dio è la stessa di tanti fratelli e sorelle che oggi allo stesso modo si accostano alla Sacra Scrittura. Quanta gente piange di gioia e di commozione quando la Parola udita ha il potere di sciogliere il ghiaccio che si porta da anni nel silenzio del proprio cuore. Ogni domenica il cristiano dovrebbe rivivere l’esperienza del pianto di gioia ma forse, a volte, questa gioia viene velata dalla nostra trascuratezza o ancor peggio dalla nostra abitudinarietà che usiamo per accostarci alla Parola di Dio. Se la stessa abitudinarietà la usassimo nei rapporti di coppia, nelle relazioni in famiglia o tra amici, allora il calore e la passione dell’amore lascerebbero subito il posto al gelo più freddo. Ma grazie a Dio c’è anche tanta gente che cerca e trova Gesù nella familiarità con le Scritture, a casa, anche in viaggio, come se questa dimensione fosse condizione necessaria per vivere. E noi, abbiamo fame e sete di Dio? Riusciamo a vedere in Gesù il solo Salvatore della nostra vita, Colui che ci ha amato e ci ama senza riserve? Pensiamo e diamo la risposta nel silenzio del nostro cuore mentre preghiamo perchè Egli mostri il Suo Volto, a chi Lo riconosce e Lo vuole ascoltare con fede e stupore.
Fra Frisina
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