Wimbledon 2019. Stravincono i soliti noti

Wimbledon 2019. Il trentaduenne serbo Novak Djokovic ha battuto dopo 4 ore e 57 minuti il quasi trentottenne Roger Federer, per 7-6, 1-6, 7-6, 4-7 e un irrituale tie-break 13-12 al quinto set. Per il serbo si tratta del quinto successo nel torneo più importante del mondo, mentre Federer rimane in possesso del record di questa competizione, con otto vittorie.

Lo svizzero è stato due volte a un passo dalla straordinaria vittoria. Sull’11 pari, al quinto set, infatti, Federer ha avuto due match point che Djokovic è riuscito ad annullare. Poi al tie-break finale (che, a Wimbledon si gioca sul 12 pari), il serbo si è rivelato imbattibile. Anche i primi due set, infatti, Djokovic se li è aggiudicati al tie-break. Tanto che, nel conteggio complessivo, Federer conduce per 218 punti a 203 sul vincitore. Ma – si sa – il tennis è detto “lo sport del diavolo”.

A Wimbledon 2019 grande spettacolo ma niente di nuovo nei risultati

Dopo aver parlato della finale, non può tacersi della seconda semifinale che ha visto fronteggiarsi Roger Federer niente meno che con Rafa Radal. 20 tornei del Grande Slam il primo (con 31 finali) e 18 il secondo (con 26 finali). Nei confronti diretti, Nadal era in testa per 24 a 15 anche se, negli ultimi cinque anni, Federer conduceva per 6-1. La sfida è stata appannaggio di Roger Federer in quattro set, 7-6, 1-6, 6-3, 6-4.

Lo svizzero, però, ha rischiato più di quanto il risultato lascia presagire. Federer ha infatti dimostrato una superiorità negli scambi lunghi e una sorprendente (si fa per dire) facilità di anticipare i colpi. Al quarto set, però, sembrava aver esaurito il fiato a disposizione. Sul 5-4 per l’avversario, Nadal riusciva a guadagnarsi una palla break che l’avrebbe portato sul 5-5. Essendo più temprato fisicamente per i match lunghi, l’incontro sembrava esser tornato in bilico. Ma, qui, è uscito fuori ancora una volta l’incredibile classe di Federer, al quale sono bastati tre servizi vincenti per giungere nuovamente in finale.

Il risultato del torneo maschile – ma, come si vedrà, anche di quello femminile – ha confermato che, nel tennis odierno, è ancora difficile scalzare i “mostri sacri”. Quanto meno sulle superficie erbosa di Wimbledon 2019. Oltre all’età dei due finalisti (e quella del trentatreenne semifinalista Nadal), sono giunti sino alla fine i primi numeri tre del ranking internazionale.

Wimbledon 2019 donne: Halep si scrolla i complessi di sempre e asfalta Serena

Nel singolare femminile s’incontravano la statunitense Serena Williams e la rumena Simona Halep. L’americana è stata per ben 319 settimane n. 1 del mondo della classifica WTA. La prima volta che ha raggiunto il top fu nel lontano 8 luglio 2002: 17 anni fa! Ha vinto già 23 tornei del Grande slam e tentava di uguagliare il record di 24 appartenente alla mitica australiana Margaret Smith Court. La Halep, ventisettenne, è stata n. 1 per 64 settimane, concludendo al primo posto sia nel 2017 che nel 2018. Anche questa finale, dunque, ha messo contro due tenniste ben conosciute agli appassionati.

La Williams era favorita non tanto per il numero superiore dei successi passati. A Wimbledon, infatti, aveva già trionfato sette volte ed era stata finalista altre tre. Era la proverbiale timidezza della Halep, nelle finali dei tornei, soprattutto in quelli Slam, a indirizzare il pronostico sull’americana. La rumena, prima d’ora, infatti, aveva vinto soltanto un torneo slam, sulla terra battuta. Invece ha letteralmente distrutto la sua avversaria, aggiudicandosi il trofeo del torneo di tennis più importante del mondo.

La stracciante superiorità vista in campo si può riassumere nel risultato: 6-2, 6-2 per la rumena, in soli cinquantasei minuti. Halep è divenuta la prima tennista del suo paese ad aggiudicarsi il titolo. Non vi era riuscito nemmeno il grande Ilie Nastase, due volte finalista negli anni settanta. Riteniamo che questo successo possa contribuire a consolidare la fiducia in se stessa di una tennista che, in futuro, le avversarie dovranno temere ancora di più.

La prestazione degli italiani

Per la prima volta, il bilancio degli italiani, a Wimbledon 2019, può considerarsi positivo, quanto meno in campo maschile. Tre nostri tennisti, infatti, sono riusciti a raggiungere quanto meno il terzo turno: Fognini, Berrettini e Fabbiano. Non succedeva dal lontano 1949. Un’epoca che, per il tennis moderno, può essere paragonata al giurassico. Il giudizio individuale, tuttavia, varia per ognuno dei tre giocatori.

Fabio Fognini era accreditato della testa di serie n. 12 e, in teoria, poteva giungere agli ottavi di finale. Si è fermato, tra le polemiche, al terzo turno, di fronte allo statunitense Sangster. Un tennista poco più che discreto. Matteo Berrettini, testa di serie n. 17, ha fatto il suo dovere, giungendo al quarto turno, dopo aver battuto in cinque durissimi set l’argentino Schwartzman. Poi si è trovato davanti un certo Roger Federer e non poteva far altro che rimanere asfaltato da un triplo 6-2.

Sorprendente, invece, la prestazione di Thomas Fabbiano che, al primo turno ha eliminato in cinque set il greco Titsipras, testa di serie n. 7 e considerato l’astro nascente del tennis. Poi, dopo aver battuto anche il croato Karlovic, il tennista pugliese ha dovuto arrendersi, al terzo turno, allo spagnolo Verdasco.

Tra le donne, purtroppo, abbiamo attualmente una sola rappresentante tra le prime cento del ranking WTA: Camila Giorgi. La maceratese, tuttavia, era reduce da un grave infortunio che l’aveva costretta fuori dai campi da tennis per più di tre mesi. Con una sola partita alle spalle, prima di Wimbledon, non ha potuto far altro che arrendersi alla ucraina Dayana Yastremska. Sarà per un’altra volta.

Fonte foto: FoxsportsAsia

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.