West Nile Virus, non è una novità

West Nile Virus

La morte di Alessandro Magno

Plutarco (Cheronea, 46 circa – Delfi, 125/127) storico, sacerdote e filosofo greco, nella sua opera più famosa, Vite parallele, biografie dei più famosi personaggi della classicità greco-romana, racconta la morte di Alessandro Magno, a Babilonia il 10 giugno del 323 a. C. a 32 anni dopo una malattia febbrile durata 2 settimane.

La sua morte fu preceduta da un episodio particolare: “Arrivando, il Generale, alle porte della città fu circondato da uno stormo di corvi imperiali che gli svolazzavano intorno fino a crollare morenti ai suoi piedi.”

Questo episodio ha portato i ricercatori, dopo aver escluso dal racconto dei sintomi e del decorso della malattia altre malattie comuni all’epoca in quella regione, ad ipotizzare che Alessandro sia morto in seguito ad una infezione di West Nile Virus, proprio quella che fa da protagonista delle cronache nell’estate 2025 per un elevato numero di casi in particolare in Lazio e Campania. Vediamo perché.

West Nile Virus

West Nile Virus, WNV è un virus isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, nel distretto West Nile da cui prende il nome. Il virus è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America. I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici. Il WNV è mantenuto in natura attraverso un ciclo primario di trasmissione zanzara-uccello-zanzara (ciclo endemico) e raramente gli uccelli si ammalano. Probabilmente nel 323 a Babilonia la diffusione fra gli uccelli era in fase iniziale e lo stormo di cui racconta Plutarco era costituito da uccelli ammalati.

Fino ai primi 1990, il virus era limitato ad Africa, Europa e Asia. Nel 1999 il virus arrivò negli Stati Uniti e, nonostante interventi massicci con insetticidi, si diffuse rapidamente. Le cronache raccontavano che a New York gli abitanti girassero con il casco per evitare che uccelli morti cadessero loro sulla testa.

In Italia appartengono alle specie bersaglio la  Gazza (Pica pica), la  Cornacchia grigia (Corvus corone cornix)  e la  Ghiandaia (Garrulus glandarius).

La malattia è trasmessa alle persone e agli animali attraverso la puntura di zanzare infette del genere Culex. Si tratta della zanzara comune presente dal tramonto all’alba, più attiva nel periodo tra la primavera e l’autunno.
La malattia non si trasmette da persona a persona e la maggior parte delle infezioni da WNV nell’uomo sono asintomatiche. In percentuale minore può comparire una sintomatologia simil-influenzale. Sintomi gravi (la forma neuro invasiva) si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150) soprattutto negli anziani e nelle persone fragili.

I casi 2025 sono tanti o pochi?

Infezioni da WNV si sono verificate in Italia nelle estati degli anni precedenti dal 2018 al 2024. Il bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità del 7 Agosto 2025 riporta un totale di 173 casi confermati di infezione da WNV nell’uomo in Italia, di cui 72 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva (2 Piemonte, 2 Lombardia, 4 Veneto, 1 Friuli-Venezia Giulia, 2 Emilia-Romagna, 37 Lazio, 21 Campania, 1 Basilicata, 1 Sardegna). Tra i casi confermati sono stati notificati 11 decessi (1 Piemonte, 4 Lazio, 6 Campania). La letalità, calcolata sulle forme neuro-invasive fin ora segnalate, è pari al 15% (nel 2018 è stata il 20%, nel 2024 il 14%).
La conferma di WND può essere fatta direttamente, rilevando la presenza del virus nel sangue o negli organi bersaglio, o indirettamente, attraverso l’uso di test sierologici per la ricerca di anticorpi specifici.
Poiché in estate sono possibili malattie febbrili non particolarmente allarmanti, è difficile stimare il reale numero dei casi. Infatti, solo i casi più gravi vengono diagnosticati, oltre ai donatori di sangue che vengono appositamente controllati.
La differenza fra il 2025 e gli anni precedenti non è nel numero dei casi né nella loro gravità o letalità, ma nella loro localizzazione, in quanto i numeri più elevati si presentano in regioni come Lazio e Campania, quando negli anni precedenti erano concentrati nelle regioni della Pianura Padana. Questo indica una diffusione del virus in tutto il paese, ma non un particolare allarme.

Cosa si può fare?

Al momento non esiste i un vaccino per proteggere l’essere umano, mentre esiste per quanto riguarda la specie equina, altro bersaglio del virus.
Non esiste neanche una terapia specifica per la febbre West Nile, per cui la cosa più importante è la prevenzione. Il metodo preventivo più efficace consiste nell’evitare le punture di zanzara tramite l’uso di repellenti cutanei e soggiornando quanto più possibile in ambienti protetti da zanzariere e/o provvisti di diffusori di insetticidi ad uso domestico.
Molto importante è anche adottare misure di controllo della riproduzione delle zanzare.
Per fare ciò è necessario mettere al riparo dalla pioggia tutto ciò che può raccogliere acqua, introdurre pesci in vasche e fontane, chiudere con coperchi o coprire con teli i bidoni e i recipienti che non possono essere spostati, svuotare i sottovasi ed altri recipienti almeno una volta alla settimana.
Esistono inoltre trattamenti larvicidi, che possono essere effettuati a livello territoriale (le cosiddette disinfestazioni), preferibili agli insetticidi che sono poco efficaci sulle zanzare adulte.

*Biochimico, direttrice del dipartimento di medicina epidemiologia e igiene del lavoro ed ambientale dell’INAIL

Foto di Welcome to all and thank you for your visit ! ツ da Pixabay

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