Passione, musica, lettura, impegno: intervista a Roberta Magarelli

passione musica

Vent’anni di attività: un traguardo importante, per la casa editrice indipendente Florestano di Bari. Fondata nel 2005 da Roberta Magarelli, vanta un catalogo di oltre 700 titoli di vario genere: musica, poesia, saggistica, narrativa. Magarelli, 60 anni appena compiuti e portati splendidamente, ha una solida formazione musicale: cominciò a studiare il pianoforte ad appena 5 anni, seguendo l’esempio di sua madre, pianista. A 6 fu ammessa a frequentare il conservatorio cittadino, grazie all’allora direttore Nino Rota: fu proprio lo straordinario musicista a dare l’assenso a un ingresso così precoce. Proseguì brillantemente i suoi studi, arrivando a eseguire Papillons, un complesso brano di Robert Schumann, a 15 anni. Fu una folgorazione: venne totalmente conquistata dalla musica e dalla poetica del compositore tedesco, e proprio questo amore avrebbe ispirato la sua attività di editrice. Diplomatasi a 20 anni, intraprese una bella carriera artistica come concertista e insegnante, che decise successivamente di lasciare, per dedicarsi alla musica in modo diverso. Come ci racconta in questa intervista, realizzata nella sede della Florestano Edizioni, la sua casa editrice, per ripercorrerne la storia in occasione di questo importante anniversario.

Ci racconti come è nata la sua avventura editoriale

Per caso! Dovevo acquistare dei libri per mio figlio, che all’epoca frequentava il corso di violino al conservatorio Piccinni, e notai come il vicino negozio di musica fosse spesso chiuso. La titolare mi spiegò che, dovendo gestire il negozio da sola e svolgendo anche attività di editrice, a volte era costretta a tenere abbassata la saracinesca. Mi disse che le sarebbe servito un socio e d’impeto mi offrii io. Così cominciai la mia vita tra le pagine stampate, come libraia, lasciandola libera di occuparsi della casa editrice. Successivamente sciogliemmo la società e, visto il mio amore per i libri e la musica, decisi di mettermi in proprio. Nel 2005 nacque la Florestano, frutto di un incontro casuale, ma anche della mia scelta, sofferta, di lasciare il pianoforte, lo strumento che mi ha dato tanto ma che mi ha anche fatto vivere momenti dolorosi.

Perché questo nome?

Schumann è il mio grande amore musicale, mi ritrovo appieno nella sua poetica. Florestano è uno dei due alter ego del compositore tedesco, quello entusiasta, che si nutre di sogni. Ci sono anche delle coincidenze per me significative: il padre di Schumann era libraio ed editore, e Robert scriveva articoli e recensioni. Inoltre fondò una sua rivista e la Lega dei fratelli di Davide, il gruppo di personaggi creato dalla sua fantasia per combattere il pensiero conservatore dei “filistei”, cioè di chi non faceva buona musica. Anch’io combatto, contro chi fa cattiva editoria.

Ha un libro che le è rimasto più nel cuore?

Quelli che ho pubblicato li amo tutti, e mi dispiace profondamente se qualcuno non ha una buona riuscita: se pubblico è perché ci credo. Però c’è un libro che mi ha colpito in modo particolare: Cannoni e fiori, le memorie del grande pianista ungherese Gyorgy Cziffra.

Come sceglie i volumi da pubblicare?

È una responsabilità che mi assumo in toto. Leggo personalmente tutto quello che mi arriva, a volte anche dal cellulare, se lo scritto mi appassiona al punto da non riuscire a staccarmi dalla lettura per cambiare device. Alcuni editori mettono limiti al numero di cartelle o scartano tutto ciò che ritengono troppo lungo. Shakespeare Ænigma di Stefano Reali, prima di arrivare a me, era stato “bocciato” da editori importanti per la sua lunghezza. Io me ne sono innamorata, l’ho pubblicato senza tagli, e ho avuto ragione, perché sta avendo un grande successo. Nonostante le sue 800 e passa pagine.

Come vede il futuro dell’editoria, nell’era degli e-book e della dematerializzazione?

Dobbiamo restare al passo con i tempi. Stiamo pubblicando in digitale gli spartiti, perché il mercato lo richiede. In futuro prevediamo di realizzare anche le versioni e-book dei nostri volumi, per ampliare la conoscenza della musica. Il mio più grande desiderio è riuscire a raggiungere e appassionare il pubblico generico, non specialista.

In molti sostengono che ci siano più scrittori che lettori. Lei che ne pensa?

Non posso negare che il comparto sia un po’ in sofferenza, che i lettori siano in larga maggioranza teste bianche. Non ho soluzioni, ma avverto questo senso di anzianità crescente tra i lettori e cerco di contrastarlo. Noto che i musicologi italiani tendono ad avere una scrittura più tecnica rispetto a quelli stranieri, e ovviamente questa scelta allontana più che avvicinare. Il linguaggio deve essere alla portata di tutti, deve nutrire il piacere di leggere. Ci vorrebbero musicologi giovani, che raccontino e spieghino in modo più fresco, senza mettere sul piedistallo i musicisti.

Quest’anno Florestano Edizioni festeggia 20 anni di vita. Come celebrerete questa tappa importante?

Nessun grande festeggiamento. Continueremo a lavorare con entusiasmo: voglio che la mia casa editrice abbia la stessa passionalità di Schumann/Florestano. E che abbia anche una funzione sociale: è da poco uscito un libro che parla della prostituzione minorile nella zona dello stadio San Nicola di Bari.

Un testo di denuncia, quindi

Sì, e non è l’unico. Ho pubblicato anche, ad esempio, ben quattro volumi che raccontano la battaglia contro gli ordigni inesplosi, residuati bellici delle due Guerre Mondiali in Italia, collaborando anche con l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra.

Avete anche un catalogo di partiture…

Ne sono molto orgogliosa. Pubblichiamo versioni riscoperte di opere di grandi autori, ottenute con accurati lavori di ricerca su manoscritti e comparazioni di edizioni, e anche brani di giovani compositori. Trattandosi di libri che hanno più difficoltà a farsi notare, qui lavoriamo più online con la distribuzione digitale, anche se prediligo il cartaceo. Un volume cui sono particolarmente legata è la trascrizione per chitarra e voce del celebre ciclo di lieder schumanniani Dichterliebe.

Lei è una bella donna, meridionale, con un’attività imprenditoriale. Elementi che possono essere forieri di difficoltà. Ne ha avute?

Sì. Innanzitutto spesso il meridionale non sostiene i suoi conterranei: in molti si rivolgono a case editrici del nord. In aggiunta, ho vissuto per molti anni a Roma: forse mi rimproverano anche questo, ma è stata un’esperienza che mi ha regalato una visione meno provinciale. Vorrei andare oltre ai luoghi comuni della provincia, con le solite domande… non ti aiuta nessuno? Fai tutto da sola? Non hai un uomo dietro? Le racconto un episodio: una volta sono stata definita troppo dura, e mi è stato detto che avrei dovuto pensare di più alla mia femminilità. Per quella persona, di sesso maschile, era evidente che “più femminile” significasse “essere remissiva”!

www.florestanoedizioni.it

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.