USA, i presidenti dei ricchissimi sport americani invocano una ripartenza rapida

Lo sport è, probabilmente, uno dei settori dell’economia statunitense che stanno risentendo maggiormente del regime di lockdown imposto nel Paese per arginare la diffusione del contagio da Coronavirus. Un comparto che, in tempi normali, fa registrare guadagni impressionanti e spropositati, soprattutto se paragonati a quelli prodotti nella stragrande maggioranza degli altri Paesi del mondo.

Proprio per questo, si stima che un prolungamento significativo del periodo di sospensione dei campionati professionistici, potrebbe causare perdite nell’ordine di diversi miliardi di dollari, andando a danneggiare non soltanto le leghe e le squadre, ma anche tutto l’indotto che ruota intorno agli eventi, ovvero media, viaggi, alberghi, ristoranti e molto altro. Ecco perché, molti tra i capi delle più importanti leghe sportive nazionali hanno iniziato a programmare un piano per la ripartenza, auspicando che le autorità dei vari Stati prendano, in tempi brevi, delle decisioni in merito.

Dello stesso avviso sembra essere Donald Trump. L’inquilino della Casa Bianca ha affermato, neanche troppo ironicamente, di essere stufo di poter guardare in televisione solo repliche di partite vecchie, facendo capire, in generale, che lo sport deve necessariamente riprendere l’attività. Non ha perciò perso tempo, convocando in conferenza telefonica tutti i numeri uno dei campionati sportivi più seguiti del Paese, tra cui ovviamente il commissario del campionato di basket NBA (Adam Silver), quello della NFL di football (Roger Goodell) e quello della lega di baseball MLB (Rob Manfred), con i quali ha discusso delle possibilità per concludere la stagione sportiva nel miglior modo possibile.

La strada sembrerebbe quindi spianata per il presidente, se non fosse che l’ultima parola spetta comunque ai governatori dei singoli Stati federali, i quali dovranno decidere se nel proprio territorio ci saranno le condizioni necessarie, sia dal punto di vista sanitario che da quello organizzativo, per portare a termine i campionati in corso e per dare poi il via alla nuova stagione, solitamente prevista per Settembre o Ottobre, a seconda dei vari sport.

In questo senso, alcuni pareri appaiono decisamente diversi rispetto a quello di Trump. Il governatore della California Gavin Newson, appartenente al partito democratico, in alcune dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi era stato abbastanza chiaro sull’argomento in questione: “improbabile ogni evento di massa o sportivo durante l’estate, almeno finché non troveremo un vaccino o una protezione immunitaria”, aveva detto senza usare troppi giri di parole, lanciando, seppur indirettamente, una stoccata al presidente.

Anche sul fronte della comunità scientifica, c’è una certa cautela per quanto riguarda la discussione sulla riapertura immediata del Paese e dello sport. A parlarne recentemente è stato il Dottor Anthony Fauci, uno dei più illustri virologi statunitensi che si stanno occupando della lotta al Covid-19, il quale comunque ha aperto un piccolo spiraglio per la ripresa delle competizioni, spiegando però, allo stesso tempo, che per farlo bisognerà necessariamente adottare le massime misure di sicurezza. “Mettere le squadre in isolamento negli alberghi delle città dove si gioca e disputare le partite senza tifosi” e ancora “ testare i giocatori ogni settimana, controllarli uno per uno e assicurarsi che non si infettino a vicenda o nelle loro famiglie”.

Viene perciò chiaramente ribadito il concetto che, se si vuole ricominciare a giocare, si dovrà farlo assolutamente a porte chiuse ed osservando delle norme straordinarie, facendo capire però che c’è comunque la possibilità di mettersi all’opera per organizzare la conclusione dei campionati. Per questo, già diverse leghe stanno cercando soluzioni per mettersi in condizione di giocare tutti i match rimanenti, in un lasso di tempo decisamente ridotto in confronto a quello a disposizione normalmente.

Nella foto, Jimmy Garoppolo. Fonte: corriere.it

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