Uruguay primo al mondo a legalizzare la marijuana

uruguay regulaDopo 12 ore di dibattito il Senato dell’Uruguay ha approvato una rivoluzionaria legge grazie alla quale, una volta conclusosi il necessario iter, lo Stato avrà il monopolio delle produzione e vendita della marijuana.  

Essa prevede l’istituzione di un ente che si occuperà di concedere la necessaria licenza di coltivazione ai privati, sia singoli individui che associazioni o aziende, queste ultime però potranno vendere il prodotto solo dietro autorizzazione e secondo precise norme. Inoltre saranno imposti per tutti i soggetti dei limiti massimi di produzione ma, soprattutto, un limite massimo di grammi acquistabili da una singola persona.

Il provvedimento è stato votato da un solo partito -di sinistra- quello di cui fa parte anche il presidente del Paese, nelle intenzioni del quale questa riforma dovrebbe aiutare a togliere ai narcotrafficanti una fonte importante di guadagno, trasferendola nelle mani del settore pubblico: in Uruguay infatti, stando al governo, sono 120.000 i consumatori abituali (su circa 3 milioni e 400.000 abitanti). Egli afferma anche che i limiti di acquisto imposti e l’istituzione di un registro nazionale dei consumatori, eviterebbero una eccessiva impennata di consumo dello stupefacente.

Nonostante ciò l’opposizione afferma la sua netta contrarietà alla riforma, osservando sia l’incompatibilità del provvedimento rispetto a numerosi trattati internazionali e denunciandone contemporaneamente anche l’incostituzionalità. Ciò che adesso si prospetta come soluzione più probabile è che la legge definitiva venga sottoposta ad un referendum abrogativo preceduto da una raccolta di firme, il quale, nel caso ciò avvenisse, sembrerebbe -stando ai sondaggi sulle opinioni dei cittadini- essere destinato al successo.

Con questo esperimento l’Uruguay si pone in posizione di netto contrasto rispetto alle strategie di solito adottate nella lotta al narcotraffico, quasi sempre delineate attraverso misure di stampo proibizionistico. Questo, in un Paese dell’America latina, zona da sempre infaustamente interessata dal fenomeno del commercio illegale di stupefacenti, potrebbe rivelarsi come una mossa azzeccata con la quale si ripristini la legalità su una ampia fetta di tale mercato; al contrario invece si potrebbe assistere ad un’infiltrazione della criminalità nei nuovi sistemi di produzione e distribuzione che invece di essere utili a indebolirla finirebbero per determinarne la prosperità.

Certamente ciò che rimane indiscutibile è l’elemento di forte novità, e il fatto che dal successo o dal fallimento del tentativo uruguayano si potranno trarre conclusioni utili a livello globale su quali siano gli strumenti più efficaci che uno Stato ha in mano in questi casi, forse questo è il primo passo in avanti -o indietro, a seconda delle opinioni-  verso il superamento delle politiche proibizioniste.

di Lorenzo C. Masucci

foto: todayonline.com

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