
“A-A-Abbronzatissima, sotto i raggi del sole…”, cantava nel 1963 Edoardo Vianello. L’abbronzatura è uno dei must estivi per eccellenza nonché sinonimo di bellezza, ma non è sempre stato così.
Fino alla fine dell’800 l’abbronzatura era vista in maniera del tutto opposta rispetto ad oggi. I ceti agiati la disprezzavano poiché era ritenuta una caratteristica delle classi povere, costrette a lavorare per molte ore sotto al sole rovente. I ricchi, al contrario, si proteggevano dal sole, mantenendo una carnagione chiara e candida. Le dame del ‘700, durante le passeggiate quotidiane, si portavano sempre dietro l’ombrello parasole, ornato da ricami, ruches e volants.
Ma intorno agli anni ’20, Coco Chanelin vacanza al mare nella splendida Costa Azzurra, prese un’abbronzatura che divenne tendenza. Unica nota: la stilista teneva coperte le mani con i guanti per non sembrare una lavoratrice.
Grazie alla pubblicità e al cinema, l’abbronzatura divenne di moda, ed è ancora molto amata, anche se c’è una maggiore consapevolezza dei possibili pericoli e danni per la pelle, primo fra tutti il temutissimo invecchiamento. Ma non in tutte le parti del mondo. Ad esempio, in Corea del Sud è estremamente apprezzata la pelle bianchissima, da enfatizzare utilizzando anche il makeup.
Cos’è l’abbronzatura?
L’abbronzatura è una risposta difensiva della pelle contro i danni dei raggi ultravioletti. L’esposizione alla luce solare attiva i melanociti, le cellule della pelle preposte alla produzione di melanina, o meglio melanine, polimeri insolubili di metaboliti della tirosina (un amminoacido): si tratta di un insieme di pigmenti di differente colore, dal giallo al nero che rendono la pelle più resistente ai danni immediati come le scottature, e a quelli ritardati nel tempo, come il precoce foto-invecchiamento e la cancerogenesi.
La melanina contribuisce a trasformare l’energia delle particelle di luce (fotoni) UV in piccole quantità di calore, che vengono poi disperse limitando gli effetti dell’esposizione ai raggi solari. L’ esposizione al sole deve essere comunque graduale al fine di consentire alla pelle di produrre la melanina di cui ha bisogno per proteggersi dalle bruciature.
Cosa sono i raggi UV?
La radiazione solare è l’energia emessa dal Sole sotto forma di radiazioni elettromagnetiche, che attraversano lo spazio fino a raggiungere la Terra. Essa comprende luce visibile, infrarossa e ultravioletta (UV).
La luce visibile è la radiazione che percepiamo come luce e comprende tutti i colori dello spettro visibile, dal viola al rosso, mentre la radiazione infrarossa, non visibile all’occhio umano, è quella che ci dà la sensazione di calore.
La luce ultravioletta comprende tre tipi di radiazioni, invisibili agli occhi umani: UV-A, UV-B e UV-C. Gli UV-A raggiungono l’intera superficie terrestre, mentre gli UV-B vengono parzialmente filtrati dall’atmosfera. Gli UV-C sono molto pericolosi, ma vengono completamente assorbiti dallo strato di ozono, che protegge così la vita sulla Terra. Infatti, la radiazione UVC prodotta artificialmente viene utilizzata come germicida, in quanto modifica il DNA o l’RNA dei microorganismi e quindi impedisce loro di riprodursi o di essere dannosi.
Gli effetti biologici degli UV, dovuti alla loro interazione con molecole organiche, sono l’abbronzatura, le efelidi e gli eritemi solari; inoltre rappresentano la causa principale di tumori della pelle. Qualsiasi organismo vivente verrebbe seriamente danneggiato dai raggi UV provenienti dal Sole, se una buona parte della radiazione non fosse filtrata dall’atmosfera terrestre. D’altronde l’ultravioletto ha anche effetti benefici, essendo responsabile del rafforzamento delle ossa, partecipando alla formazione della vitamina D, nella maggior parte dei vertebrati terrestri.
I fototipi della pelle e i filtri solari
In base alla capacità di produrre melanina, è possibile distinguere diversi tipi di pelle, i fototipi: conoscere il proprio è importante per evitare di esporsi troppo e per proteggersi, scegliendo la protezione solare giusta.
Il fototipo rivela la risposta della pelle ai raggi solari in base a determinate caratteristiche quali il colore dei capelli, la presenza di lentiggini, il colore degli occhi, il tipo, la durata e la zona di eventuali eritemi. Vengono identificati 6 diversi fototipi:
Fototipo 1 – capelli biondi o rossi, occhi chiari, carnagione molto chiara con lentiggini, estremamente sensibile al sole, si scotta sempre e non si abbronza.
Fototipo 2 – capelli biondi o castano chiaro, occhi chiari, carnagione chiara, spesso con lentiggini, sensibile al sole, si scotta con facilità e si abbronza poco.
Fototipo 3 – capelli castani, occhi chiari o marroni, carnagione bruno-chiara, può scottarsi ma si abbronza.
Fototipo 4 – capelli castano scuro o neri, occhi scuri, carnagione olivastra o scura, si scotta di rado e si abbronza con molta facilità.
Fototipo 5 – capelli neri, occhi scuri, carnagione bruno olivastra, si abbronza in modo intenso.
Fototipo 6 – capelli neri, occhi neri, carnagione nera, non si scotta.
Il fototipo di una persona è uguale per tutto il corpo, quindi, una volta individuato il corretto prodotto, lo si può utilizzare per proteggere ogni zona esposta al sole. Ma attenzione: le aree più nascoste, che solitamente non sono esposte, sono anche le più delicate. In queste aree è consigliato utilizzare una crema protettiva con fattore maggiore.
Le creme solari funzionano come una barriera protettiva che filtra i raggi ultravioletti, prevenendo che raggiungano la pelle. Contengono filtri solari che assorbono, riflettono o disperdono i raggi UV, impedendo loro di penetrare nella pelle e causare danni.
I filtri solari possono essere di due tipi, chimici o fisici.
I filtri chimici, o organici, contengono molecole organiche complesse (oxibenzone, acido sulfonico, fenilbenzilimidazolo, etilexil metoxicinnamato, butil metoxidibenzoilmetano) che assorbono i raggi UV e trasformano l’energia assorbita in calore, che viene poi dissipato.
I filtri fisici o inorganici riflettono e disperdono i raggi UV, come uno schermo. Contengono sostanze opache come il biossido di titanio e l’ossido di zinco.
Cos’è il fattore di protezione?
Il fattore di protezione o SPF (skin protection factor) è il numero che si trova indicato sui cosmetici che contengono filtri solari per proteggere la pelle dalle radiazioni del sole. Più una pelle è chiara, più la protezione deve essere alta. Il numero del SPF indica di quanto è aumentata la dose di esposizione ai raggi solari cui ci si può sottoporre senza rischiare una scottatura: una crema solare con SPF 50, per esempio, consente una dose di esposizione ai raggi solari 50 volte più alta rispetto al limite del proprio fototipo.
Come si usa la crema solare?
Non solo al mare! Le creme solari vanno utilizzate anche in montagna, dove i raggi solari sono più forti e in città dove trovare zone d’ombra diventa difficile. La crema va applicata mezz’ora prima dell’esposizione al sole, per permettere ai principi attivi di entrare in azione, e riapplicata ogni due ore, soprattutto dopo aver nuotato o sudato. Meglio scegliere una crema solare resistente all’acqua se si fa attività in acqua.
La quantità di crema solare utilizzata per misurare l’SPF è 2 milligrammi per centimetro quadrato di pelle; quindi, questa è la quantità che dobbiamo usarne. Certo non è facile calcolarlo, ma possiamo dire che corrisponde a circa 4 cucchiai per tutto il corpo, un cucchiaino da caffè per viso, collo e ciascun braccio, e un cucchiaino per ogni gamba.
Bisogna tenere presente anche che i filtri solari si degradano con il calore e la luce e quindi dopo qualche ora dall’applicazione non sono più efficaci. Per lo stesso motivo è necessario proteggere anche la confezione di crema dal calore e dalla luce del sole.
La formulazione può essere diversa, esistono olii, spray, creme e stick. La scelta si basa sui gusti e le esigenze personali, anche se gli stick sono particolarmente adatti per coprire cicatrici, tatuaggi o piccole zone di pelle, mentre gli spray possono essere utili soprattutto per proteggere i bambini, che cercano di scappare durante l’applicazione, oppure una zona di pelle coperta da peli, sulla quale è difficile spalmare una crema.
L’esposizione al sole, l’acqua salata, il vento e la temperatura elevata hanno inoltre sulla pelle un effetto disidratante. È quindi consigliabile, tornando a casa e dopo la doccia, utilizzare un doposole, cioè una crema idratante piuttosto ricca e con componenti che conferiscono una sensazione di freschezza.
Buone vacanze a tutti, quindi, al mare o in montagna o anche nelle città d’arte, con il filtro solare adatto, ma anche un cappello e la borraccia, perché l’idratazione è importante, non solo per la pelle.
*Biochimico, direttrice del dipartimento di medicina epidemiologia e igiene del lavoro ed ambientale dell’INAIL
Foto di Claudio Scot da Pixabay
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