The Young Pope: la serie tv che fa riflettere

Cosa c’è dietro? Cosa si nasconde dietro ogni persona? Chi è realmente? Cosa vorrà dirmi davvero? Cos’è l’uomo? Che funzione ha nella sua vita? Che aspettative ha un uomo su un altro essere umano? Cosa ci manca davvero? Cosa non abbiamo concretamente?

the-young-popeRiflessioni proprie, molto proprie da diventare quasi condivisibili, ed oggettivamente valide per l’essere umano. Sentire emozioni profonde dettate da un profondo dolore compiuto ed irrisolto allo stesso tempo. In un tempo circondato dalla violenza, dal sentire di non appartenere più a nulla, come se si fosse caduti in una alienazione cosmica. Paolo Sorrentino, con la serie The Young Pope, vuole comunicare riflessioni intime che si esternano al pubblico.

In una Chiesa fatta di mille contraddizioni e cose non dette, per timore, per pudore, per luoghi comuni e per finta devozione, il protagonista di questa serie, Lenny Belasco, divide e confonde il sentire dell’uomo. Il modus operandi della Chiesa viene stravolto da un giovane orfano divenuto Pontefice dello Stato più potente della Terra.

Si entra in analisi, si conduce un percorso inconscio psicoanalitico in cui ogni azione è diretta conseguenza di una mancata consapevolezza. Il tema dell’omosessualità e della pedofilia vengono presi ed analizzati alla luce del terzo millennio, con punti di vista categorici ma netti, e non confondibili. La paura che diventa rabbia per misurarsi con le proprie difficoltà, e per comprendere ciò che non si vuole essere. La preparazione culturale che diventa l’unica arma da mettere in campo, per umiliare e debellare l’ignoranza.

Il tema dell’amore è l’incipit, i capitoli e la conclusione di questa bellissima analisi cinematografica. Le debolezze e le cadute diventano opportunità per sé stessi. I protocolli vengono superati dalla intelligenza di vivere ed affrontare il reale. Saper comunicare, come ci vuole far intendere il regista, è l’arte che la Chiesa ha declassato da anni, perdendone valore. La consapevolezza di ciò che si è e di ciò che si fa, diventa il punto di partenza della spiritualità umana. Non è Dio a confonderci, siamo noi che abbiamo confuso le certezze ed i valori. Dio è sorriso, il messaggio più stupefacente e contraddittorio che ci sia. Ma è proprio la verifica interiore che permette all’uomo di credere che dietro ogni sorriso, ci possa essere un’opportunità di verità umana che possa assomigliare a Dio. La presenza è assenza. 

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