Il film “The Irishman”, con Robert De Niro, Al Pacino, Joe Pesci e Harvey Keitel, regia di Martin Scorsese, sarà proiettato solo in alcune sale cinematografiche (in Italia in versione originale con sottotitoli) e solo per pochi giorni. Dopo sarà visibile in esclusiva per gli abbonati alla piattaforma Netflix .
“The Irishman”, racconta la storia del sicario della mafia, nella vita reale Frank Sheeran (interpretato da De Niro) che è sospettato tra i tanti omicidi anche quello di essere amico e l’assassino del celebre boss sindacale Jimmy Hoffa.
Il film è stato prodotto da Netflix, con un costo finale molto alto (si parla di 160 milioni di dollari), dovuto soprattutto all’uso del “de-ageing” CGI, un sistema digitale che nelle scene di flashback permette di far “ringiovanire” gli attori.
La decisione di Netflix, di far vedere il film solo in streaming, ha scatenato roventi polemiche con i gestori delle sale cinematografiche, che minacciano di boicottare le future produzioni della piattaforma. Una protesta che al momento sembra avere l’appoggio di altre case di produzione e dei registi.
Lo stesso regista del film, Martin Scorsese, nelle sue conferenze stampa ha ribadito, che rimane vitale difendere l ‘”esperienza comunitaria” di guardare i film nei cinema, ma visto che solo Netflix gli ha garantito il pieno sostegno, dopo che altre Major avevano rifiutato di produrre il film, ha accettato la scelta della casa di produzione.
Le pesanti critiche e minacce non sembrano preoccupare Netflix , forte del numero serie tv prodotte e dei successi ottenuti. L’obiettivo del marketing è quello convincere quanti più utenti possibile, di abbonarsi alla loro piattaforma. “The Irishman” rientra quindi in un costoso progetto pubblicitario, giocato in anticipo, vista la concorrenza che sta arrivando da altre piattaforme come Disney+, Amazon, Apple.
Lo streaming v/s le sale cinematografiche
Da valutare se la scelta di Netflix, sia dettata da una strategia di marketing solo nel breve periodo, oppure a lungo termine, in un sistema di abbonamenti, che coinvolgerà anche le altre piattaforme, privilegiando, di fatto, quel pubblico che preferisce una visione sul divano di casa, invece di quello che ama uscire e vedere i film al cinema. Le sale cinematografiche evidentemente, sono superate e poco remunerative.
Sicuramente lo streaming, grazie soprattutto alle fiction, ha proposto prodotti di alta qualità, con ricavi economici notevoli, a cui va aggiunto un considerevole indotto economico, che passa dai televisori 4k, alla possibilità di vedere gli spettacoli, ovunque e non solo a casa, utilizzando computer, smartphone, tablet sempre più performanti, uno sviluppo delle connessioni internet, cosi da raggiungere un pubblico sempre più vasto.
E’ vero che la sala cinematografica, intesa come unico momento di visione di uno spettacolo, sta perdendo il suo appeal (lo dimostrano le chiusure di tanti cinema), ma è anche vero che la visione di un film su un grande schermo, in una sala buia, ha una capacità di coinvolgimento per lo spettatore che difficilmente si riesce a raggiungere in una visione casalinga.
Le tecnologie virtuali ci portano, ormai, a vivere in una sorta di Cyberspazio, con una comunicazione da tastiera, gli acquisti on line, l’ordinazione del pranzo o della cena a casa, e ora anche gli spettacoli cinematografici. Sembra quasi che alla fine, qualcosa o qualcuno ci spinga a vivere la vita, in modo virtuale, rimanendo chiusi nel nostro mondo.
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