“Tango in campo minato” il primo libro di Claudia Mura

Partendo dal presupposto che chi scrive è un amante della lettura e quindi dei libri in ogni loro forma, sarà ancora più facile comprendere quanto io apprezzi quel mondo di scrittori emergenti che nutrono il sogno di scrivere un libro e, ancor di più, vederlo pubblicato.

Credo sia capitato a molti di fantasticare intorno a questo desiderio. La proporzione ci dice ed è facile comprenderne i motivi, che sono in pochi ad esserci riusciti. Attenzione però, perché esiste [poi] una categoria nella categoria, popolata da coloro i quali, pur di vedere il loro sogno prendere forma e vita, decidono di autoprodursi. Qualcuno tra i sedicenti esperti rumoreggia che sia la qualità letteraria a risentirne, ma, parere del tutto personale, trovo che, al contrario, sia questo un “movimento” da incoraggiare e lodare.

E dunque … chapeau!

Edgar Allan Poe, Marcel Proust, Italo Svevo, Umberto Saba e Alberto Moravia, sono solo alcuni dei nomi celebri che ai loro esordi fecero proprio così. Decisero a loro spese di produrre le loro prime “creature”, animati da un sogno, dedizione e speranza. Possiamo forse dire che questi mancassero di qualità letteraria?

Claudia Mura ha tutto questo: un sogno, dedizione e speranza.

E ha deciso di autoprodurre il suo primo libro: “Tango in campo minato”.

Cagliaritana, classe’68, giornalista professionista, comincia a scrivere da adolescente, dapprima con il classico diario segreto, finché stanca di scrivere solo per lei, vira su storie per gli altri.

Ne scrive sempre di più, frequenta un corso di scrittura creativa e porta a compimento il suo primo romanzo.

Claudia la definisce una scommessa con sé stessa e nel suo romanzo tutto ruota intorno al “pensiero rifugio”, una dimensione creata dalla protagonista (Marilena Salina) in cui trovano spazio i pensieri estremi; quelli in grado di salvarla dalla disperazione.

Ma chi è la protagonista?

Il personaggio principale di “Tango in campo minato” (528 pagine, in vendita su Amazon) è una psicologa pentita che, di strategie concettuali evidentemente si intende.

Specializzata in mediazione dei conflitti, questa si trova a doverne gestire uno interiore dopo avere conosciuto Libero, un informatico tanguero, guarda caso proprio ad una lezione di tango.

Come rispettare una promessa che non si può mantenere? Si chiede Marilena Salina dandosi la peggiore riposta: morendo.

Ma evocare suicidi è solo una strategia di sopravvivenza: il suo “pensiero rifugio”. In realtà ciò che vuole è vivere davvero.

La passione per il tango ha però trasformato la sua esistenza in un campo minato e la morte resta una signora con la quale ha troppa confidenza.

Marilena convive con Milo ma nonostante un’unione salda patisce la noia della serenità.

Quell’inquietudine è uno spiraglio nel quale irrompe Libero, colui che diventa una tentazione sensuale ed esistenziale insieme.

Prendi due che si piacciono a prima vista e fa loro ballare il tango per ore. Chi si salverebbe?

La lotta interiore di Lena per restare fedele a Milo forse non coincide con quella per restare fedele a se stessa.

Ma quel dubbio che lei credeva fosse tra due uomini, scoprirà essere povera cosa a confronto con la vera prova che l’aspetta: il dolore più forte, la scelta più lacerante.

Se sarò in grado di mediare, come fa con i suoi assistiti, anche lei lo scoprirà solo alla fine.

“Tango in campo minato” è una storia d’amore intensa e drammatica, nella quale (quasi a pirandelliana memoria) Lena e Libero, i due protagonisti, danzano e diventano essi stessi personaggi capaci di piegare i protagonisti.

Un romanzo che abbiamo l’opportunità di “assaggiare” sul sito dell’autrice

(www.claudiamura.it), dove è gratuitamente possibile leggere le prime 40 pagine.

Ad maiora!

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