
Il Sufismo è una corrente mistica dell’Islam che pone al centro dell’esperienza religiosa l’amore, la conoscenza e l’autorealizzazione. I sufi, noti per la loro elevata moralità, vivono in armonia con le necessità del momento, liberi dalle catene dei rituali. Il loro obiettivo è l’evoluzione personale attraverso il miglioramento del carattere e della condotta. Tra le numerose tradizioni, l’Ordine Naqshbandi è particolarmente noto per i suoi otto principi fondamentali, sviluppati da Abdul Khaliq al-Ghujdawani e ampliati da Shah Baha’uddin Naqshband, che guidano i praticanti verso la purificazione del cuore e la vicinanza a Dio. Scopriamoli insieme
Respirazione consapevole (Hosh dar Dam)
La respirazione consapevole è uno dei principi cardine del Sufismo Naqshbandi. Ogni respiro deve essere fatto nel ricordo di Dio, mantenendo così una connessione costante con il divino. Questo principio sottolinea l’importanza di vivere ogni momento con consapevolezza e presenza, evitando di cadere nella distrazione o nell’automatismo. Insomma, la respirazione consapevole è vista come un mezzo per mantenere la mente focalizzata e purificare il cuore dalle impurità.
Guarda il tuo passo (Nazar bar Kadam)
Questo principio invita il ricercatore a essere consapevole di ogni passo che compie, sia fisicamente sia spiritualmente. Ogni azione deve essere ponderata e compiuta con attenzione, evitando comportamenti che possano ostacolare il progresso spirituale. Guardare il proprio passo significa anche evitare distrazioni visive e mantenere la mente concentrata sul cammino verso Dio. Questo principio aiuta a sviluppare una disciplina interiore e a vivere in armonia con i propri valori spirituali.
Viaggio verso casa (Safar dar Watan)
Il viaggio verso casa rappresenta il cammino interiore che il ricercatore deve intraprendere per allontanarsi dai desideri mondani e avvicinarsi alle qualità divine. Il viaggio è diviso in due fasi: una esterna, in cui il ricercatore cerca il Maestro, e una interna, che inizia con la benedizione del Maestro e conduce alla purificazione del cuore. Neanche a dirlo, il viaggio verso casa è un processo di trasformazione personale, che richiede dedizione e perseveranza.
Solitudine nella folla (Khilawat dar Anjuman)
La solitudine nella folla è la capacità di mantenere la connessione con Dio anche in mezzo alla vita quotidiana e alle sue distrazioni. Questo principio insegna che il vero isolamento non è solo fisico, ma anche interiore. Anche mentre si svolgono le attività mondane, il ricercatore deve rimanere costantemente consapevole della Presenza Divina. La solitudine nella folla sviluppa la capacità di mantenere la pace interiore e la focalizzazione spirituale in ogni situazione.
Ricordo essenziale (Yad Kard)
Il ricordo essenziale implica mantenere un costante dialogo interiore con Dio attraverso la recitazione del “japa” o il ricordo silenzioso. Questo principio porta il ricercatore a sentire la presenza divina nel proprio cuore, rendendo il ricordo di Dio una parte integrante della propria esistenza. Il ricordo essenziale è un esercizio di devozione continua, che rafforza la connessione spirituale e purifica l’anima.
Ritorno (Baj Gasht)
Il principio del ritorno si riferisce alla necessità di mantenere l’attenzione su Dio, anche quando il ricercatore sperimenta visioni mistiche o acquisisce poteri spirituali. Queste esperienze possono infatti alimentare l’ego e distrarre dal vero obiettivo spirituale. Pregare Dio per mantenere il focus su di Lui aiuta il ricercatore a rimanere umile e concentrato sulla meta finale. Solo in questo modo, il ritorno diventa un atto di costante umiltà e devozione.
Attenzione (Nigah Dasht)
L’attenzione è una pratica di auto-disciplina che rinforza la consapevolezza e la vigilanza interiore.
Essa richiede al ricercatore di monitorare continuamente la propria condizione interna, evitando pensieri negativi e mantenendo il cuore puro. Questo principio aiuta a prevenire che i dubbi e le inclinazioni mondane prendano piede, così da mantenere una mente limpida e un cuore dedicato a Dio.
Ricordo continuo (Yad Dasht)
Il ricordo continuo è infine il culmine del percorso sufi, in cui il ricercatore raggiunge uno stato in cui il ricordo di Dio diventa naturale e spontaneo. Questo stato di costante consapevolezza divina è il segno di una profonda trasformazione spirituale. Il ricordo continuo rappresenta l’unione con il divino, dove ogni pensiero e azione sono intrisi della Presenza di Dio.
Gli otto principi del Sufismo Naqshbandi offrono un cammino trasformativo che va oltre la semplice pratica religiosa. Rappresentano una via per trascendere le limitazioni della mente e del corpo, permettendoci di riscoprire il nostro valore intrinseco e il nostro potenziale spirituale. Insomma sono una sorta di mappa che , parafrasando Battiato, ci aiuta a ritrovare il “centro di gravità permanente”, e vivere una vita piena di significato e connessione divina. Promuovendo valori di amore, compassione e comprensione universale, questo cammino non trasforma solo l’individuo ma, potenzialmente, può ispirare un cambiamento positivo nella società.
In un mondo spesso dominato da distrazioni e superficialità, una sana pratica può solo che elevarci.
Foto di sagakomputer da Pixabay
[…] invito a guardare oltre l’idolatria delle nostre esperienze e realizzazioni, a scoprire una dimensione spirituale che trascende le limitazioni del mondo materiale e ci guida verso una verità più alta e […]