Sudan: un Piano regionale per aiutare i rifugiati 

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Dallo scorso 15 aprile il Sudan vive una situazione drammatica. Durante i combattimenti a Khartoum sono morte centinaia di persone tra la popolazione civile. Migliaia i feriti. In arrivo un Piano regionale di risposta ai rifugiati

Sudan: un conflitto devastante 

Sudan-Khartoum. Lo scorso 15 aprile sono scoppiati combattimenti tra le forze armate sudanesi (SAF) e le forze paramilitari di supporto rapido (RSF). Si sono registrati altri focolai in diverse aree aree del Paese, tra cui Merowe nello Stato settentrionale e nel Darfur. Le ostilità si sono protratte per diciotto giorni consecutivi, nonostante le promesse di “cessate il fuoco”

Tragico il bilancio delle vittime: dall’inizio del conflitto  sono morte più di cinquecento persone e sono quasi 4.600 i feriti. 

Si tratta per altro di cifre “al ribasso”, che non tengono in considerazione i civili deceduti a causa dell’interruzione dei servizi essenziali, compresa l’assistenza sanitaria.

Sudan: la “culla dei rifugiati”

L’improvvisa escalation di violenza non ha fatto che peggiorare la situazione in Sudan.  La culla dei rifugiati” ospita infatti intere popolazioni provenienti principalmente da Sud Sudan, Eritrea, Siria ed Etiopia, Repubblica Centrafricana, Ciad e Yemen. 

In cifre, parliamo di oltre quattro milioni di persone che hanno bisogno di urgenti aiuti umanitari per sopravvivere.

«La situazione umanitaria in Sudan e nelle zone limitrofe è drammatica: mancano cibo, acqua e carburante. L’accesso ai trasporti, alle comunicazioni e all’elettricità è limitato e i prezzi dei beni di prima necessità sono saliti alle stelle. L’aumento dei costi del carburante e dei trasporti rende sempre più difficile per le persone lasciare le zone colpite dal conflitto. Anche l’accesso all’assistenza sanitaria è stato fortemente influenzato dal conflitto, con attacchi diretti alle strutture sanitarie e gravi carenze di medicinali e forniture vitali. Tra coloro che cercano assistenza vi sono persone anziane, persone con disabilità, donne incinte e donne capofamiglia con bambini piccoli e famiglie numerose»- ha dichiarato Raouf Mazou, Assistente Alto commissario per le operazioni dell’UNHCR (l’agenzia delle Nazioni Unite  specializzata nella gestione dei rifugiati).

E se, prima dell’attuale emergenza i fondi necessari per sostenere queste popolazioni erano insufficienti, «se la crisi continua, la pace e la stabilità nella regione potrebbero essere a rischio»– prosegue Mazou.

Il dramma vissuto da donne, anziani, disabili e bambini 

A pagare le conseguenze di questa catastrofica situazione sono soprattutto donne, anziani, disabili e bambini. Cosa che potrebbe alimentare tensioni tra rifugiati e popolazioni ospitanti, destabilizzando l’intera Regione. Tanto per intenderci, la maggior parte di essi sono accampati all’aperto o sotto gli alberi, mentre altri dormono in rifugi di fortuna vicino al confine. Hanno bisogno di acqua pulita, cibo e beni di prima necessità, inclusi materassi, sapone, utensili da cucina e latrine. In aggiunta, hanno bisogno di sostegno psicosociale.

Anche il clima non agevola le operazioni  

Oltre alle criticità causate direttamente dall’uomo, anche l’impatto del cambiamento climatico rappresenta una sfida pesante. L’arrivo della stagione delle piogge metterà ulteriormente a dura prova l’accesso e la consegna degli aiuti nelle località più remote. 

L’UNHCR in difesa dei deboli 

A denunciare la situazione, l’UNHCR. Stando alle previsioni dell’Agenzia ONU per i Rifugiati, a breve assisteremo a «un ulteriore flusso di 860.000 rifugiati e persone che dal Sudan faranno rientro nel Paese d’origine». 

Nello specifico, circa 580.000 sarebbero sudanesi, 235.000 rifugiati precedentemente ospitati dal Sudan che fanno ritorno nel Paese d’origine a causa delle condizioni avverse e 45.000 rifugiati di altre nazionalità precedentemente ospitati dal Sudan.

Per sostenere le persone in fuga “occorreranno almeno 445milioni di dollari”- si legge in una sintesi preliminare del Piano regionale di risposta ai rifugiati per il Sudan, presentato ai potenziali donatori. Il Piano sosterrà i Paesi ospitanti per assicurare l’accesso alle procedure d’asilo a coloro che necessitano di protezione internazionale, per fornire assistenza umanitaria salvavita, identificare le persone più vulnerabili e fornire i servizi specializzati.

Nell’immediato, la cifra servirà ad aiutare le popolazione di Ciad, Sud Sudan, Egitto, Etiopia e Repubblica Centrafricana.

Il Piano è stato redatto in collaborazione con 134 partner, tra cui agenzie ONU, ONG nazionali e internazionali e organizzazioni della società civile.

Foto di David Peterson da Pixabay

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