Strage di Bologna: 34 anni dopo archiviata la “pista palestinese”

strage-di-bologna-ricorrenzaAnche quest’anno, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha recapitato l’immancabile messaggio al Presidente dell’Associazione familiari delle vittime, Paolo Bolognesi “ Il tener vivo il ricordo delle vittime innocenti del terrorismo”- scrive il Presidente della Repubblica – “ consente di trasmettere e condividere il senso della libertà e della democrazia, la volontà di contribuire alla tutela dei principi e dei diritti costituzionali”.  

Intanto la “rete della memoria” del piazzale della Stazione di Bologna si è arricchita di fiori, poesie e ricordi, lasciati da centinaia di visitatori e 140 familiari (riconoscibili dalla gerbera bianca appuntata sul petto), che non vogliono affatto dimenticare una delle più tristi pagine del periodo stragista italiano.  

Nella rete spiccano le poesie di Pier Paolo Pasolini e Roberto Roversi e quest’anno campeggia pure un cartello con la scritta “Free Palestine”.

Alle 10,25 in punto, due fischi di locomotore hanno annunciato il minuto di silenzio per le 85 vittime e i 207 feriti della strage del 2 agosto 1980 , mentre un ultimo fischio di locomotore annuncia la fine del minuto di silenzio.  

A rappresentare il governo, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti, mentre ha saltato l’appello il Premier Renzi, impegnato in missione internazionale in Egitto. Presenti pure diversi parlamentari Pd; i sindaci di tutti i comuni dell’Emilia Romagna e di molti comuni italiani e altre autorità, così come la figlia di Aldo Moro, Agnese, in compagnia dei figli del giudice Bachelet, del giudice Amato, dei parenti della strage dell’Italicus, di piazza della Loggia e del Rapido 904.  

Se per loro sono arrivati applausi scoscianti, qualche fischio è invece arrivato per il sindaco di Bologna, Virginio Merola, accusato di essere troppo tiepido.

Il ministro Poletti ha da subito assicurato che i parenti delle vittime saranno presto risarciti “L’obiettivo del governo è quello di dare piena attuazione alla legge 206 per il risarcimento alle vittime delle stragi.  

E’ un obiettivo da raggiungere al più presto possibile in maniera equa e piena”- puntualizza il ministro imolese.  

La notizia ha così illuminato d’immenso Paolo Bolognesi , che ha sentenziato “Per la prima volta ci sono stati dei passi avanti. Dopo 10 anni di immo­bi­li­smo si è rimessa in moto la mac­china che dovrebbe far fun­zio­nare com­ple­ta­mente la legge 206 sui risar­ci­menti per le vit­time”.  

Positiva anche la legge per intro­durre nel codice penale il reato di depi­stag­gio, ideata da Bolo­gnesi (parlamentare Pd e firmatario della proposta). L’approvazione dovrebbe avve­nire entro l’anno.  

Ma ecco a quali conclusioni si è arrivati, dopo 34 anni di depistaggi e accuse varie.

Una delle poche certezze è che a far esplodere la stazione fu una valigia lasciata nella sala d’aspetto di seconda classe, contenente venti chili di esplosivo militare. La deflagrazione fece implodere la sala d’aspetto, due vagoni del treno diretto ad Ancona e il bar-ristorante.  

E’ certo altresì, secondo i giudici, che la strage fu opera dei terroristi fascisti dei Nar Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini, mentre è definitivamente esclusa la “pista palestinese”.  

La notizia dell’archiviazione è stata commentata positivamente da Paolo Bolognesi “Era anche ora che venisse archiviata. Se penso a quanto tempo è stato perduto per seguire quella pista lì”.  

La Procura di Bologna ha infatti depositato al Gip la richiesta di archiviazione per le posizioni di Thomas Kram del gruppo “ Revolutionaere Zellen” e Margot Christa Frohlich, due terroristi tedeschi indagati in quella che appunto venne definita la pista palestinese. La presenza di questi esperti di esplosivi “ non è sufficiente per ipotizzare in assenza di altri elementi una partecipazione alla strage della stazione”. Questo almeno è ciò che scrivono i Pm di Bologna nella richiesta di archiviazione del fascicolo sulla strage del 1980.

Secondo la Procura, Kram era certamente a Bologna quella notte, ma non se ne conoscono le ragioni. Del resto l’ex terrorista ha più volte dichiarato di essersi trovato “al posto sbagliato al momento sbagliato”.  

La donna invece era stata vista da un portiere di albergo vicino alla stazione che l’aveva riconosciuta in foto e ne aveva parlato con gli inquirenti. Ma da successivi accertamenti non si è mai accertata la sua effettiva presenza a Bologna in quella data. .

Ma perché poi un tedesco sarebbe legato alla Palestina?  

L’ipotesi è che il tedesco sia stato uno degli uomini del terrorista venezuelano Carlos, ma anche in questo caso non ci sono prove sufficienti, anche perché lo stesso terrorista venezuelano nel 1980 si era dissociato da almeno quattro anni dal gruppo terrorista palestinese del Fplp (Fronte popolare per la liberazione della Palestina), dentro il quale aveva inizialmente militato.  

Inoltre, i palestinesi -secondo le ricostruzioni della magistratura- non avrebbero avuto interesse a uccidere 85 civili italiani come rappresaglia per l’arresto di Abu Anzeh Saleh.  

Precisiamo che Abu Anzeh Saleh, ritenuto l’uomo del Fplp in Italia, viveva a Bologna, era stato arrestato nel 1979 ed aveva avvisato che a causa del suo arresto ci sarebbero state ritorsioni, ma certamente non si sarebbe arrivati al punto di uccidere 85 innocenti.  

di Simona Mazza 

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