Renzi e l’ombra della Massoneria

de-bortoli-renzi-640Matteo Renzi, punzecchiato da Ferruccio de Bortoli (con lui nella foto), che ha evocato “odore di massoneria” in merito allo strano connubio con il Nazareno e con Berlusconi, ha subito replicato “A casa nostra siamo boy scout, non massoni”. “Una famiglia di boy scout che viene improvvisamente associata alla massoneria per via di un simpatico editoriale del direttore di un quotidiano. A me non fa né caldo né freddo. Ma mio padre, cresciuto con il mito di Benigno Zaccagnini e Tina Anselmi deve ancora riprendersi”.

Se Renzi è seducente con le parole, non tutti credono alle sue massime senza porsi degli interrogativi o trarre banali conclusioni, alla luce di ovvi sillogismi.

Uno su tutti Beppe Grillo che in passato lo aveva definito “figlioccio” del venerabile maestro Gelli.

Del resto la partecipazione a cene speciali con massoni, neanche troppo segrete, non fanno che alimentare per lo meno ragionevoli dubbi.

Così come desta sospetto la sua vicinanza a Denis Verdini, coinvolto nello scandalo della P3, che insieme a Berlusconi – secondo Massimo D’Alema – sono gli unici della “vecchia guardia” del centrodestra “ con cui Renzi interloquisce”.

La militanza massonica di Verdini è stata confermata anche dal Gran Maestro del Grande oriente d’Italia, Gustavo Raffi, che in passato rivelò l’esistenza, nel Pd, di almeno 4 mila affiliati “su quasi 21 mila iscritti in 744 logge, il 50% dei quali concentrati in Toscana, Calabria, Piemonte, Sicilia, Lazio e Lombardia, con la maggiore densità assoluta a Livorno e Firenze”.

Il legame tra Tiziano Renzi e Verdini sarebbe stato, secondo alcune testate giornalistiche, tra cui Rinascita, la ditta Baldassini –Tognozzi – Pontello, la famosa Btp dell’imprenditore Riccardo Fusi della cosiddetta inchiesta P3. Btp si occupa di finanziaria, edilizia e gode degli appalti della Regione ed inoltre ha vinto la gara per la nuova tramvia del Comune di Firenze.

Renzi inoltre si trovava al matrimonio dell’amico Marco Carrai, definito “tesoriere del rottamatore” che ha robusti agganci con l’America e Israele.

La blindatissima cerimonia si è tenuta nella Basilica di San Miniato al Monte, alla presenza del gotha dell’economia e della finanza: da Fabrizio Viola, amministratore delegato di Mps, a Gian Maria Gros Pietro, presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, dall’ex Bce Lorenzo Bini Smaghi, ora presidente di Snam, a Giuseppe Recchi, presidente Telecom, e Marco Morelli di BofA Merril Lynch.

Fra essi anche Chicco Testa, presidente di Assoelettrica, Davide Serra, numero uno del fondo di investimento Algebris e finanziatore della prima ora di Renzi, Oscar Farinetti, patron di Eataly, e Paolo Fresco, ex ad di Fiat.

Certo, Marco Carrai, è amico di Matteo fin dai tempi della scuola, ma secondo indiscrezioni, non comprovabili tuttavia, avrebbe legato il Premier non solo a logge massoniche, ma anche a Comunione e liberazione.

Il cugino di Marco, Carrai, è stato inoltre presidente della Compagnia delle opere in Toscana, e anche l’ex sindaco, insieme col papà ex Dc Tiziano, era addentro al sistema.

Facendo poi un’analisi del “dna” di famiglia, scopriamo che Tiziano Renzi, padre di Matteo ,ex consigliere comunale della Margherita, venne definito niente meno che “gran signore della Massoneria in Toscana”, nel feudo del Valdarno e la vicinanza geografica con Gelli, non fa che alimentare i sospetti.

Ad aggiungere carne sul fuoco vi è anche la testimonianza del massone Gioele Magaldi, fondatore del Grande Oriente Democratico che afferma “L’aspirante massone Matteo Renzi sta bussando alle porte dei templi dinanzi a cui sono eretti due Guardiani della Soglia d’eccezione: il Venerabilissimo Fratello Mario Draghi e il non meno Venerabile Fratello Giorgio Napolitano”.

Poi sottolinea “mentre per i rapporti con i massonacci toscani e italioti bastano i legami trasversali di suo papà Tiziano Renzi e qualche buon ufficio dell’altrettanto trasversale Denis Verdini, per chiunque, specie se dalla provincia, voglia accedere alle stanze di comando del Progetto in corso di ristrutturazione politico-economica dell’Italia, è d’uopo baciare la sacra pantofola del Fratello Draghi e il sacro anello del Fratello Napolitano. L’aspirante apprendista Matteo Renzi lo sa e si regola di conseguenza, provvedendo anche a sguinzagliare i fidi Marco Carrai, Davide Serra & Company a rassicurare, promettere, genuflettersi e omaggiare chi di dovere, in giro per l’ecumene globalizzata”.

Tornando all’ex repubblicano di Ravenna, Raffi e ai legami della corrente democratica di sinistra con la massoneria, specifichiamo che non si tratta di certo di un’invenzione.

Esso si chiama Grande oriente democratico ed è appunto governato da Raffi fin dal 1999.

precisiamo inoltre che il Goi di Palazzo Giustiniani conta più di 21mila fratelli e dopo lo scandalo della P2 ancora non ha ottenuto il riconoscimento della Gran Loggia d’Inghilterra.

Ebbene, a causa della cattiva gestione di Raffi, accusato anche di filoberlusconismo, è nato il God di Gioele Magaldi, che in un editoriale del 6 giugno ha affrontato la questione interna al Pd sulla doppia tessera: al partito e alla loggia.

Magaldi ha scritto “Che differenza di comportamento tra il cittadino Ezio Gabrielli e il signor Guido Maria Destri. L’uno si dichiara apertamente e sfida con coraggio le ipocrisie interne al Pd, l’altro, colto suo malgrado “con il sorcio in bocca”, si precipita a fare “autocritica”, mostrandosi in questo degno seguace di Stalin, Mao o Togliatti ”

Insomma è vero che in Italia non si muove una foglia che la massoneria non voglia?

di Simona Mazza

foto: ilfattoquotidiano.it

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