“Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!” (Lc 3,4). Sono queste le parole che Giovanni Battista oggi rivolge a ciascuno di noi. Assieme a quella di Isaia e di Maria, la figura ascetica di Giovanni il Battista, comunemente definito come il Precursore di Cristo, può essere considerata la più imponente in questo tempo di preparazione intensa al Natale del Signore.
Nel deserto della Giudea, Giovanni proclama che è giunto il compimento delle Scritture e che il Regno di Dio è ormai prossimo: occorre, perciò, anche da parte nostra, emendarsi con urgenza dal peccato e credere con maggiore fiducia al Vangelo di Gesù (cfr Mc 1,15). Nel Battista ritroviamo oggi i tratti più belli della nostra identità missionaria. Confrontandoci con lui, siamo tutti incoraggiati, alla luce della Parola di Dio, a compiere una seria verifica della nostra missionarietà, caratteristica della nostra identità questa, consegnataci dalla Chiesa nel giorno del nostro Battesimo e della nostra Cresima.
Chi è Giovanni Battista? È certamente un uomo che crede davvero, impegnato senza “ma” e senza “se” in un esigente cammino di conversione percorso all’insegna di un ascolto attento della Parola di Dio, della penitenza e della povertà. Ai nostri occhi risplende il suo grande coraggio nel proclamare apertamente e con schiettezza la verità di Dio, senza temere nemmeno il momento della sua morte, la cui ora si consumerà tragicamente sul vassoio di Erode. Il Battista, inoltre, non cede alle lusinghe dei riflettori che esalterebbero la sua testimonianza ma con encomiabile umiltà sa abbassare tutto se stesso per far emergere la persona di Gesù, “l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”. Come Giovanni Battista, ogni cristiano in virtù del suo Battesimo è chiamato ad indicare al mondo con fermezza la messianicità di Cristo e assieme ai fratelli fissare continuamente lo sguardo su di Lui e mettersi alla sequela dell’unico Maestro, perché solo Gesù è “la via, la verità e la vita”. Come il Battista, ciascuno di noi, svolgendo il suo ruolo di evangelizzatore, non deve porre in risalto la propria persona, ma Cristo. Ogni cosa, compreso tutto il nostro essere, va orientato soltanto verso di Lui; il credente, infatti, è colui che in ogni momento della vita fa riferimento alla Parola del Signore, sforzandosi di offrire al mondo una valida testimonianza di vita cristiana. Perciò, dobbiamo riscoprire il senso della nostra mediazione e rinvigorire sempre di più la nostra testimonianza.
Chi di noi non ringrazia il Signore per aver incrociato sul cammino della vita un valido catechista, un sacerdote, un religioso, un laico al quale deve il primo germoglio della fede? La nostra missionarietà, carissimi, perché possa risplendere in credibilità ed autenticità richiede da parte nostra la costante fedeltà a Cristo e alla Chiesa, esige cioè, la coerenza di annunciare non un credo basato su contenuti soggettivi o personali ma una fede fondata nella Sacra Scrittura, nella Sacra Tradizione, nel Magistero del Papa e dei vescovi in comunione con lui. Tuttavia, non basta conoscere Cristo solo intellettualmente. Amare Gesù e credere in Lui significa soprattutto seguirLo, edificati ed illuminati dall’esempio dei nostri Santi, molti dei quali hanno testimoniato Cristo dando in sacrificio la loro stessa vita. All’inizio accennavo ad una revisione della nostra identità cristiana e missionarietà, aspetti fondamentali questi, che risulteranno carenti se ad una seria revisione di vita non facciamo seguire immediatamente un attento esame di coscienza. Il Vangelo di questa Domenica allude a sentieri da raddrizzare, a burroni da riempire, a monti e colline da abbassare, “perché ogni uomo possa vedere la salvezza di Dio” (cfr Lc 3,4-6). I burroni da riempire rappresentano le nostre innumerevoli precarietà e si riferiscono anche alla profonda scissione tra la fede che si professa e la vita quotidiana che si conduce: il Concilio Vaticano II definisce questa carenza “uno dei più gravi errori del nostro tempo” (GS 43). I sentieri da raddrizzare, invece, sono gli atteggiamenti di tantissimi pseudo-cristiani, tra questi anche non pochi “presunti cattolici”, che abrogandosi il diritto di conformare il Vangelo alle malsane mode dei nostri tempi, portano avanti la grave causa di un cristianesimo “fai da te”, diffondendo, a danno delle anime, ignoranza religiosa e seminando ovunque un sincretismo di credenze lontano mille miglia dalle istanze cristiane.
In un panorama antropologico così devastato, urge l’attuazione immediata dei principi inerenti alla nuova evangelizzazione, memori dell’esortazione paolina: “Guai a me se non predicassi il Vangelo!” (1 Cor 9,16). Oggi come non mai, in ogni circostanza o ambiente, va proposta con coraggio la parola del Vangelo, l’unico annuncio universale che dà vera gioia. L’annuncio della Chiesa ha ancora dinanzi a sé importantissimi traguardi da raggiungere. L’arte e le comunicazioni sociali svolgono un ruolo fondamentale. “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!” (Lc 3,6), così gridava nel deserto Giovanni Battista, in riferimento alla pienezza dei tempi che di lì a poco avrebbe salutato la nascita di Gesù. Facciamo nostro questo grido di speranza, perché ogni uomo possa incontrarLo, conoscerLo, seguirLo. In questa missione ci guidi in Maria Immacolata, imparando da Lei la docilità per accogliere con gioia il Verbo di Dio.
di Fra’ Frisina
foto: vacanzeperfamiglie.com
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