Pneuma o spirito: dall’ermetismo al cristianesimo


Pneuma e spirito sono due termini strettamente collegati fra di loro fin dall’antichità. Ma perché si ritiene che il termine “spirito” o meglio “Logos” (Figlio di Dio) sia l’evoluzione dello pneuma ermetico, cioè “il soffio vitale”?


Pneuma nel Kore Kosmou


Pneuma. Nel trattato ermetico-pagano sulla cosmogonia gnostica “Kore Kosmou, Pupilla del mondo”, facente parte dell’Anthologium di Stobeo (contiene quaranta estratti di Ermete Trismegisto), Iside riferisce al figlio Horus di aver ricevuto una rivelazione da Ermete, il suo maestro.
In sostanza dice che, creata la Natura, il Demiurgo iniziò a forgiare il mondo usando sostanze sacre.

Le tre fasi della creazione


Dapprima prese una quantità del proprio soffio (penuma), lo mescolò con fuoco e altre sostanze sconosciute.
Poi, dopo aver unito tutti i componenti e aver pronunciato una sorta di formula segreta, agitò il miscuglio fino ad ottenere una crosta di materia inalterabile, sottile, pura e trasparente, in grado di resistere al caldo e al freddo.
“Dio chiamò animazione (psychosis) questo composto…dato che agiva conformemente a questo nome”.
Dal composto nacquero le anime immortali, in quanto provenienti dalla stessa sostanza originaria.
Nella seconda fase, dopo aver mescolato acqua e terra e aver pronunciato altre parole segrete, il Demiurgo soffiò nuovamente fino a formare una crosta ben coagulata. Con questa materia si formarono i segni zodiacali.
Infine, recuperata la miscela non utilizzata, la mescolò all’acqua e modellò così gli esseri umani.
Insomma, un vero e proprio processo alchemico.

Pneuma: un misto tra soffio divino e materia


Dalla narrazione, appare evidente che tale pneuma non identificava solo il soffio vitale del Demiurgo ma anche il materiale cosmico l’universo.
Come detto, Dio chiamò questa sostanza psychosis, inteso dunque come anima cosmica, dalla quale derivarono tutte le anime individuali, intrise appunto del soffio vitale del creatore.


Pneuma per gli Egizi


Secondo Plutarco (66 dopo Cristo–67 dopo Cristo) e Diodoro (90 a.C. circa – 27 a.C. circa) gli Egiziani utilizzavano il termine “pneuma” per indicare Zeus o Amon.

Anche gli “Hermetica Oxoniensia, delle Papyri Vindobonenses e del de Ogdoade et Ennedelle” testi ermetici raccolti sotto i Tolomei tra IV e III secolo, parlano di penuma.
Si legge che l’anima è costituita da ragione (logos) e intelletto (Nous) e che l’uomo sarebbe stato modellato mediante il potere del Pneuma ad opera della Natura.


Corpus Hermeticum


Nel Corpus Hermeticum greco (una raccolta di quattordici trattati filosofico-religiosi di epoca imperiale attribuiti ad Ermete Trismegisto) la parola pneuma indica sia qualcosa di materiale, in grado di dare alle cose create vita e movimento, sia qualcosa di più elevato, un po’ come accadeva nel Kore Kosmou.
L’anima è una sostanza immortale ed eterna, dotata di ragione e intelletto, che rinasce da un corpo fisico ad un corpo composto di potenze, indissolubile e immortale ed entra nel corpo per “necessità”.

Interessante soprattutto un passo che dice “il tutto che è in noi (Nous), salvalo, vita; illuminalo, luce; pneuma dio”, laddove il Nous ricorda il Logos cristiano, lo Spirito Santo.
“O tu portatore del pneuma, o tu demiurgo: tu sei il dio”.


L’Asclepius: la prima trasformazione di pneuma in spiritus


Nel testo ermetico Asclepius, traduzione latina, attribuita erroneamente ad Apuleio, di un perduto originale greco del II o III secolo d.C., intitolato Logos teleios (“Discorso perfetto”) pneuma è tradotto con spiritus.
Si tratta in pratica di uno studio spirito che pervade il mondo e lo vivifica, è “fuoco e aria mescolati insieme”.
In un capitolo si parla dell’esistenza di Dio e della materia, in greco “mondo”, e dello spirito, “che accompagnava il mondo ed era nel mondo, ma non era nella materia come era nel mondo”.
Insomma, il mondo e l’anima sono pervasi e animati dallo spirito, materiale.

Grazie tuttavia alla sua unione con la divinità, lo spirito possiede la natura e la funzione di un potere divino.
Pneuma/spiritus è dunque divino e materiale contemporaneamente.


Pneuma/spirito cristiano per San Paolo

Ma veniamo all’ultima trasformazione.
Nella Lettera ai Corinzi, San Paolo afferma che dopo la morte torneremo ad essere l’uomo del cielo.
“Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo.

Come è l’uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l’uomo celeste, così anche i celesti. E come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste.

Vi dico questo, o fratelli: carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che si corrompe può ereditare l’incorruttibilità.
Ecco, io vi annuncio un mistero: noi tutti non moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba”.

In questi passi assistiamo a una distinzione tra l’ambito materiale e l’ambito dello spirito.

Nello specifico, San Paolo sostiene che il credente, è un essere “spirituale”, colui cioè che ha accolto dentro di sé lo spirito divino, immateriale, dall’uomo naturale (psychikòs).

Pneuma o spirito?

A partire daIV e V secolo, gli scrittori cristiani identificarono il termine ermetico in senso trinitario, identificandolo con lo spirito di Dio o lo Spirito Santo.

Gli ermetici, dal canto loro, che avevano inteso in senso trinitario il logos ermetico, o ‘secondo dio’.
Tutto sommato sempre di trinità si parla.

Foto di kalhh da Pixabay

Fonti

Gianfranco Bertagni-filosofia antica

Associazioneginettaferraguti.it

Claudio Moreschini

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