L’Europa vuole aprire le porte agli Ogm made in Usa.
Questo è ciò che ha decretato la Commissione europea, presentando una serie di proposte sugli Organismi geneticamente modificati che riguardano la salute del mondo animale e vegetale.
Secondo gli “esperti”, gli Ogm potrebbero garantire il pieno equilibrio della catena alimentare, ma in realtà, secondo studiosi e analisti, la mossa sembrerebbe volta a garantire solo laute entrate nelle tasche degli industriali americani delle sementi . Insomma un’operazione liberista a tutti gli effetti.
Opportuno fare degli esempi concreti.
Le multinazionali delle sementi Ogm producono in media 205 miliardi di euro annui, cifra che da sé giustificherebbe la smania di imporre nel mercato gli organismi modificati rispetto a quelli tradizionali “a basso costo”.
A questa perplessità ha tuttavia dato ampia risposta Tonio Borg, il commissario Ue alla salute il quale, spezzando una lancia in favore degli Ogm, ha affermato che è più facile monitorarli rispetto ai Non-Ogm, grazie ad una certificazione obbligatoria e un test d’identità che ne indica provenienza e qualità prima della commercializzazione. In seconda analisi, le piccole aziende verrebbero esentate dal pagamento della tassa sulle certificazioni.
Peccato che tale scelta, secondo la Ong tedesca Save Our Seed, non farebbe altro che aprire il mercato solo a un paio di multinazionali statunitensi che controllerebbero in questo modo circa il 60% dell’intero mercato.
Bendeikt Haerlin della Sos (organizzazione non governativa) ha dichiarato “ Per la prima volta, la certificazione delle sementi commerciali, può essere fatta dalle imprese stesse”.
La Commissione europea autorizzerebbe gli industriali a effettuare autonomamente l’esame per la registrazione, ispezioni, campionamento, analisi e relative certificazioni.
Ovvio dedurre che il nuovo sistema comporterà una drastica riduzione delle ispezioni esterne, che in concreto porterà a flussi di denaro maggiori per le aziende produttrici e minor sicurezza per il consumatore finale.
Il regolamento, tra le altre cose, prevede che le multinazionali mantengano anche la proprietà intellettuale sulle sementi. La Harerlin continua sottolineando “ il regolamento costituisce una base perfetta per controllare che i semi siano brevettati. Non è un problema di oggi, ma sostanzialmente che il controllo del mercato delle sementi aumenta”.
di Redazione
foto: panorama.it
Scrivi