È proprio nella natura del “vero amore” donarsi all’altro senza tentennamenti o mezzi termini. Ma nella fatica di ogni giorno sperimentiamo quanto ciò risulti difficile. Che fare, rassegnarsi? No, perché soprattutto oggi, solo l’amore è credibile. Spesso sono le nostre carenze affettive o le continue delusioni sentimentali che ci fanno vedere l’amore come un’utopia, un sogno irraggiungibile. Il Santo Padre, scrivendo il messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù celebrata a Sidney qualche anno fa, ha esortato i tanti giovani a risvegliare, nonostante i fallimenti e le difficoltà, il naturale desiderio di amare e di essere amati. Dare amore, ricevere amore, due gesti comportamentali che ben si sposano tra loro, se è vero che “l’amore vuole amore”. Mi vengono subito in mente le dinamiche vocazionali: Dio chiama l’uomo (Dio ama l’uomo), l’uomo risponde a Dio (l’uomo ama Dio). E quando Dio ci chiama per seguirLo in qualsiasi forma di vita, ci chiede la generosità del nostro “sì”, proprio come è narrato nella vicenda di Eliseo, uomo che vive in perfetta sintonia con Dio, nella prima lettura di questa domenica. Un esempio utile per riflettere su come accogliere l’invito di Dio e la sua volontà per la nostra vita. Anche il Vangelo ci viene in aiuto e se da un lato è sconvolgente ciò che narra, dall’altro ci fa ben comprendere la radicalità che Cristo esige quando chiama. Gesù ha iniziato ad annunciare la sua passione e morte e decide di andare a Gerusalemme. Questo cambiamento di rotta degli avvenimenti nei discepoli produsse una forte crisi. Loro infatti, non lo capiscono ed hanno paura perché in loro continua a dominare la mentalità antica del Messia glorioso, del Messia Potente. Non mezze misure, non persone indecise, non tiepidezza ma prontezza ed entusiasmo debbono accompagnare la sequela del Maestro. Il Vangelo inoltre, ci invita a considerare due componenti: Gesù che si dirige verso Gerusalemme (il suo amore per noi che si fa morte e resurrezione) e una serie di rifiuti e di proposte che poco hanno a che fare con il nostro amore verso di Lui. Quello di questa domenica è un Vangelo che fa tanto male alla nostra natura, debole e fragile. Tante volte sogniamo in grande, addirittura da un momento all’altro ci improvvisiamo abili scalatori, ma poi quando stiamo quasi per raggiungere la vetta ci accorgiamo della durezza di queste nostre pseudo-imprese e “sovente si crolla precipitevolissimevolmente”, proprio come recita il proverbio; la donazione totale promessa a Cristo vacilla, non è stabile. Crolla la suora, la mamma di famiglia, vengono meno i giovani, le tante vocazioni al sacerdozio. Affiorano tradimenti e illusioni che ci inducono sulla strada del non-amore. Perché? Forse abbiamo dimenticato o non consideriamo più l’amore di Gesù nei confronti del giovane ricco: “Fissatolo, lo amò”. E quando Gesù “fissa ed ama” mostra fiducia, una fiducia che subito si trasforma in un invito ad andare oltre: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi tutto quello che hai, dallo ai poveri, poi vieni e seguimi”. Ma il giovane si allontanò da Gesù “perché aveva molti beni”. Stiamo quasi per raggiungere la vetta, la meta tanto sospirata e, come già dicevo prima, veniamo meno. Grossi alberi, caduti di traverso sulla nostra strada, ci impediscono una sequela spedita. Ecco le difficoltà e i momenti di crisi. Tutti noi oggi, siamo chiamati a riflettere sul nostro “stare con Gesù”. Ci viene chiesto di abbandonare i fardelli pesanti; in fondo ognuno di noi conosce bene gli ostacoli che gli impediscono di amare autenticamente e cristianamente. Se leggiamo la vita dei Santi ci accorgeremo che anche per loro non fu facile seguire Gesù: ricordate, Francesco d’Assisi incontrò la resistenza del papà; Bernadette Soubirous venne dichiarata pazza; a P. Pio per un periodo venne proibita la celebrazione eucaristica; Madre Teresa di Calcutta nella sua opera di umanizzazione venne fortemente ostacolata dalle autorità civili indiane; San Francesco di Paola proprio da un alto prelato della curia romana venne accusato di essere un imbroglione e un ciarlatano, ecc. Nessuna paura, nessuna ansia: Dio era con loro, Dio operava con loro perché in vita lo riconobbero come sola priorità; tutto il resto lo considerarono relativo. Qui ritorna il Vangelo di domenica scorsa: “E voi, chi dite che io sia?”. Domanda che possiamo tradurre anche in altri termini: “Tu segui veramente il Signore? Credi sul serio in Lui? Gli vuoi bene? Pensi alle sue parole? Sono esse vere per te, o passano invece come “farfalle senza mèta” – diceva Papa Paolo VI? “Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne”, ci ricorda San Paolo nella seconda lettura. Un programma di vita questo, che è espressamente controcorrente e che ci parla di conversione. Abbandonare i desideri della carne, lottare contro ogni concupiscenza significa sposare la causa della conversione, significa amare seriamente la fede consegnataci nel giorno del Battesimo e che ci parla di bellezza autentica, di amore vero e di gioia. La nostra epoca ha bisogno di tanta purificazione e Papa Benedetto XVI ci dona delle indicazioni per parlare di bellezza alla nostra umanità: “Noi sappiamo che solo cuori convertiti all’Amore che è Dio, possono costruire un futuro migliore per tutti”. Possa allora, ciascuno di noi essere sale della terra e luce del mondo. Amen.
Fra Frisina
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