Novembre in “Rosa”. Stop al vitriolage e alla stiratura del seno

nastro-rosa-violenza-donneNovembre è il mese “rosa”: il mese delle donne che soffrono, che lottano, che convivono con ogni genere di violenza; donne che troppo spesso sono abbandonate al loro destino. In alcuni paesi, oltre all’assenza di leggi e al sonnecchiare delle istituzioni, esse subiscono le più efferate violenze all’interno dello stesso nucleo familiare, che invece di essere un rifugio, diventa una vera prigionia.

Occidente

Nelle cosiddette società evolute, le donne continuano ad essere penalizzate e rinchiuse troppo spesso nell’amaro ricettacolo sessista, creato per loro da una società di stampo maschilista.

Ci siamo fatte sfuggire le conquiste delle nostre madri in un ventennio di bombardamento mediatico, in cui siamo state relegate al ruolo di oggetto di desiderio maschile e non di soggetto pensante.

Basandoci su questo presupposto, probabilmente raggiungeremo la parità di genere nel 2095.

A confermare l’amara teoria è il Global Gender Gap Index, “un indice statistico con cui viene misurato il divario di genere all’interno di un paese e con cui viene effettuata una classifica mondiale in base alla parità di genere raggiunta dalle varie nazioni”.

Un punto in comune ad ogni latitudine è comunque la violenza che le donne subiscono.

Essa si diversifica a seconda della stratificazione sociale e delle culture in cui avviene, ma non accenna a diminuire con la cosiddetta evoluzione della specie.

In occidente, le donne sono prevalentemente vittima di violenza “bianca” (soprattutto all’interno dei posti di lavoro) e sempre più spesso vittime di violenze domestiche di ogni genere, raramente denunciate per timore di ulteriori ritorsioni.

Del resto la nostra legislazione è ancora lontana dal tutelare le vittime e spesso i carnefici beneficiano dei vuoti normativi.

In altri paesi la situazione è ancora più drammatica. A seguire due delle pratiche più esecrabili, si cui ad oggi poco si è fatto per fermarle.

Acido

Una delle forme più feroci di violenza è il “vitriolage” ovvero l’aggressione con acido, una barbara usanza premeditata consistente nel gettare sostanze corrosive (acido solforico, cloridrico e nitrico) sul volto delle donne.

L’obiettivo è quello di sfigurale, torturarle e talora ucciderle.

La pratica (poco costosa) serve per assoggettare a se’ la propria donna, soprattutto se è molto bella o per punirla a causa della sua intelligenza o emancipazione.

Essa viene abitualmente adottata dalle popolazioni provenienti dal Pakistan, dal Bangladesh, dall’India, dall’Afghanistan dalla Cambogia, Vietnam, Laos, Hong Long, Repubblica Popolare Cinese, Repubblica sudafricana, Uganda, Etiopia e Kenia.

Secondo gli attivisti dell’Acid Survivors Trust International, tale prassi avviene anche nel Regno Unito all’interno delle comunità di immigrati asiatici e/o africani.

Le vittime sono solitamente donne tra i 14 ed i 25 anni ed oltre al viso, bersaglio favorito sono anche i genitali.

Episodi analoghi si verificano anche in Afghanistan, Iran ed altri paesi della regione.

Le stime parlano di almeno 1.500 attacchi con l’acido all’anno in tutto il mondo.

Una delle associazioni che si batte per i diritti delle donne, la Depilex Smile Again, sta finanziano operazioni di chirurgia plastica e supporto morale alle donne vittime di attacchi con acido.

Stiratura del seno

Altra usanza abominevole è la stiratura del seno, che insieme all’infibulazione concorre in pole position per crudeltà.

Il Camerun è la patria della pratica ed anche se è stata definita un tabù, l’agenzia di Cooperazione Internazionale Tedesca ha dichiarato che la subisce una donna su 4.

L’orrenda mutilazione consiste nel colpire energicamente ogni sera il seno delle adolescenti con pietre o bastoni incandescenti o di esercitare pressione attraverso bendaggi serrati.

Lo scopo è quello di ritardare o bloccare lo sviluppo del seno per rendere le donne meno appetibili e dunque meno esposte matrimoni forzati o violenze carnali.

Insomma una strana forma di protezionismo.

Il feroce rituale viene eseguito dalle madri delle vittime o dalle nonne, che a loro volta hanno subito la stessa violenza.

Ovviamente questa tortura ha delle pesanti ripercussioni a livello fisico e psichico. Dai problemi legati alla sessualità, all’insorgenza di cisti, cicatrici e seni senza più consistenza, fino ai casi di cancro. Perché, spiegano i medici, “cancellando la ghiandola mammaria si modifica il nocciolo della cellula”.

di Simona Mazza 

foto: genova.erasuperba.it

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.