Non serve una Rai ad “elettricità” ma un servizio pubblico imparziale con programmazione decente

“A tutti i titolari di un contratto di fornitura di elettricità, siano essi famiglie o pubblici esercizi o professionisti, verrà chiesto di pagare il canone, perché, ragionevolmente, se uno ha l’elettricità ha anche l’apparecchio tv. Chi non ha la televisione dovrà dimostrarlo e solo in quel caso non pagherà”. Inoltre “Circa il 30% di chi dovrebbe pagare il canone non lo fa” e “metà delle nuove risorse incassate vada alla Rai e metà a decremento del canone, secondo il principio che se pagano tutti, pagano meno”. Queste le parole rilasciate ieri in un intervista al Corriere della Sera dal ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani dalle quali si evince che nella prossima riforma della Rai, che sarà presentata entro l’anno, sarà previsto che il canone della TV pubblica dovrà essere pagato da ogni titolare di un contratto di energia elettrica affinché si paghi tutti e meno. Ora da telespettatore medio mi vengono due domande; la prima: perché pagare un canone per una televisione pubblica che non fa un servizio imparziale? E’ noto che durante tutta la settimana, tutti i giorni nessuno escluso, sulla TV pubblica ci sono una moltitudine di programmi televisivi, faziosi e senza contraddittorio, finanziati con il denaro proveniente anche da quegli utenti che non la pensano come i conduttori che li presentano. In questi casi i telespettatori con prospettiva ottica diversa da quella del presentatore sono costretti, qualora decidessero di assistere alla programmazione “pubblica”, ad ascoltare e a guardare, impotenti, i continui attacchi, verbali e visivi, ai propri valori e al proprio modo di vivere senza avere nessuno che li rappresentanti e che possa controbattere alle palesi diversità di vedute o alle evidenti falsità che spesso vengono proposte. La seconda: perché l’utente deve dimostrare di non possedere la televisione quando basterebbe fare come le altre TV a pagamento? Chiunque volesse guardare i programmi Rai potrebbe fare come si fa per Sky o Mediaset Premium: si richiede la visione dei programmi di questa o quell’emittente televisiva e si paga il dovuto; lasciando però, per la TV pubblica, in chiaro e gratuitamente, almeno un canale di informazione sociale. In Italia bisogna sempre complicare le cose; aizzare polemiche e penalizzare i più deboli. Gentile ministro Romani lasci stare le fantasie utili solo a provocare contrasti e studi una adeguata riforma Rai che garantisca tutti i cittadini di ogni estrazione sociale e di qualunque posizione politica che, dopo anni di TV settaria, avrebbero il diritto di vedere spettacoli decenti, programmi culturali e soprattutto un servizio pubblico imparziale con giornalisti e conduttori sopra le parti; che non espongano e promuovano per anni, e grazie al denaro di tutti i cittadini, il proprio punto di vista per poi schierarsi politicamente da una parte o dall’altra per tentare la più remunerativa scalata politico-istituzionale. Pagare tutti per pagare meno ma anche, rappresentare tutti per avere da ognuno.  

Enzo Di Stasio

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