E’ lo studio ovale della Casa Bianca a fare da sfondo all’ultimo incontro in veste istituzionale tra Giorgio Napolitano e Barack Obama. Il clima è quello di un colloquio diplomatico e virtuoso in cui i leader si scambiano reciproche lusinghe.
Nell’ambito delle relazioni internazionali, il presidente USA ringrazia l’Italia per la fruttifera collaborazione militare in Afghanistan, ricevendo parallelamente una rassicurazione in ordine alle vicende che riguardano gli esiti della campagna elettorale italiana, prodromica – per molti aspetti – di una formazione dell’organo elettivo eccessivamente parcellizzata. Secondo il Capo dello Stato, dopo aver fatto fronte all’esigenza innescata dal buco delle risorse finanziarie, l’interesse è rivolto alla collaborazione tra Italia e Stati Uniti: la crescita e lo sviluppo sono obiettivi imprescindibili di questa intesa bilaterale.
Il meeting verteva intorno alla richiesta di informazioni, da parte del leader democratico statunitense, circa le elezioni italiane e la definizione del nuovo governo. Napolitano si è detto convinto dell’ottimo lavoro svolto negli ultimi quattordici mesi da Mario Monti, e ha sfoderato critiche, anche aspre, nei confronti di quelle forze politiche – il riferimento implicito era a Berlusconi e Bersani – che, dopo averlo appoggiato per più di un anno, sono ora pronte a voltargli le spalle in vista della campagna elettorale.
Per niente inibito dal prestigio dell’incontro – il terzo –, il presidente della Repubblica ha fatto sfoggio di un inglese fluido e riverente. Secondo quanto rivelato dallo stesso, non ci sono state pressioni o indicazioni specifiche mosse da Obama in merito al futuro governo: «Non ha detto nulla sulla possibile soluzione per la formazione del governo. E’ stato assolutamente impeccabile. Che si debba andare avanti e non indietro lo spera Obama e lo spero anch’io».
E’ quello che speriamo un po’ anche tutti noi.
di Andrea Capati
Foto: blogtaormina.it
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