“Mare Mortem”. Ancora morti nei nostri mari

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Questa volta a fare da tomba a migranti illusi di trovare ricchezza in Italia è toccato al Canale di Sicilia.

Trenta persone morte, probabilmente per asfissia dovuta alla precaria sistemazione in una parte angusta del barcone che li trasportava.

 In Italia  governi, di ogni colore, insieme all’Unione Europea,  non sembrano riuscire a contrastare questo fenomeno, litigando più sui costi delle operazioni umanitarie,  che su come trovare soluzioni che possano arginare questo flusso di disperati.

L’emigrazione è un fenomeno che muta nel tempo, è motivata da esigenze diverse. Al crollo del muro di Berlino si è assistito a flussi migratori provenienti dell’Est, tutte persone che “sognavano” di vivere in Paesi ricchi, dove tutto sembrava  facile da ottenere e la vita sarebbe cambiata. Questi flussi alla fine si sono esauriti, e a parte gruppi come i “nomadi/rom” praticamente impossibili a integrare, vi è stata una sorta di integrazione, anche perchè investimenti economici nei paesi di provenienza hanno consentito di applicare quella strategia che può essere riassunta nella metafora del  “non bisogna regalargli pesce ma una canna per pescarlo”.

L’operazione militare e umanitaria denominata Mare Nostrum, nata per garantire la sopravvivenza agli uomini in mare e assicurare alla giustizia gli scafisti mercenari, in realtà è diventata una operazione di salvataggio continuo,  in un’area che i più ormai chiamano  Mare Mortem.

I buoni risultati auspicati dal Governo sembrano essere divenuti una mera illusione politica. Le nostre frontiere marine sono di fatto prese d’assalto da flotte di migranti illusi di arrivare prima in Italia e da qui in Europa in una sorta di mondo  che li accoglierà a braccia aperte in grado di offrire futuri migliori. Come è sempre più evidente le cose non stanno così nè in Europa nè tanto meno in Italia.

E non si può far finta di non sapere che nel nostro paese ormai da più di cinque anni c’è una crisi economica che sta impoverendo oltre ai  milioni di cittadini con reddito annuo minimo anche la fascia media dei nostri connazionali. Centinaia di imprese stanno chiudendo, le giovani generazioni non trovano più  lavoro, di ripresa economica non se ne parla.

Per questo crediamo sia giunto il momento di finirla con il  buonismo assistenziale, che non serve a nulla, studiando strategie  coordinate con altri  Paesi della UE,  per arginare in qualche modo questi flussi migratori. Senza illudere queste povere persone che sempre più spesso pagano con la vita il sogno che non si avvererà mai.

Inoltre  se prima era necessario, oggi è diventato urgente, bilanciare le politiche sociali che tengano sempre più conto dell’impoverimento degli italiani, con  la presenza degli immigrati.

E’ vero, molte di queste persone fuggono da guerre e lotte armate intestine ma la stragrande maggioranza di loro fugge da una vita sicuramente disagiata ma non peggiore di quella che ormai  molti nostri connazionali ridotti alla miseria sono costretti a fare.

E comunque, finché sui canali principali delle nostre televisioni, visibili ovunque via satellite, si trasmettono programmi che offrono l’idea di un Paese solido che ostenta ricchezza al punto di regalare soldi,  frenare gli afflussi di gente in difficoltà è certamente impossibile.

Queste persone sono state fuorviate al punto che ormai credono che dopo aver pagato pegno con un periodo di emarginazione nei centri d’accoglienza si ottengano poi una casa, un lavoro e magari scatole piene di soldi! Ma come tutti sappiamo la realtà dei fatti non è così.

di Enzo Di Stasio

Nella foto, barcone carico di migranti (Getty Images): direttanews.it

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