Lottare per il proprio futuro: “Un luogo chiamato libertà” di Ken Follett

UN-LUOGO-CHIAMATO-LIBERTA-Ken-Follett“Un luogo chiamato libertà”, un romanzo non recentissimo – la prima traduzione italiana risale 1995- ma che, come tutte le grandi opere, presenta un messaggio valido sempre, al di là del tempo. La storia, ambientata nella Scozia del 1767, segue la dura lotta intrapresa da Mack, il protagonista, per riscattarsi dal suo destino di schiavitù, oggetto dei soprusi dei ricchi proprietari terrieri per cui lavora.

Mack è un minatore, abituato a vessare in condizioni di vita pessime, al limite della sopravvivenza, ma che possiede una spiccata intelligenza, impara a leggere e si interessa di ciò che accade nel mondo, specialmente alle leggi riguardo il lavoro in miniera, ed è animato da ideali di rivolta e libertà che porta avanti con una fermezza tale da sfociare, a volte, in arroganza, continuando a lottare ininterrottamente per i suoi diritti, specialmente contro chi non è pronto a perdere il proprio potere e le proprie ricchezze, come Sir George Jamisson, il proprietario delle miniere di carbone in cui lavora.

Mack dimostra subito di essere pronto a lottare per modificare il proprio futuro,ma il suo spirito libero emerge con forza maggiore nell’incontro/scontro con Lizzie, una giovane proprietaria terriera, sua amica d’infanzia. I due, dopo essersi persi inevitabilmente di vista, si rincontrano ormai adulti, immersi in due mondi inconciliabili. Il divario tra i due personaggi si manifesta con chiarezza, ma col tempo Lizzie, incuriosita dai discorsi animati di Mack, dimostrerà il desiderio di scoprire la condizione di vita dei minatori, tanto da travestirsi da uomo per entrare nella miniera dove il ragazzo lavora.

Da quel momento il suo modo di percepire il mondo non sarà più lo stesso. Lizzie rimarrà così profondamente turbata dalle condizioni di vita estreme in cui i minatori e le loro famiglie sono costretti a condurre la loro misera esistenza da giurare al suo futuro marito, Jay, figlio minore di sir George, che non avrebbe mai estratto, nei suoi possedimenti, del carbone.

La lotta di Mack continua inesorabile, finché non viene torturato dai Jamisson per aver diffuso tra i minatori idee di libertà e, non potendo più sopportare di sottostare alla schiavitù, decide di fuggire a Londra, dove Lizzie si era trasferita con suo marito. Lì Mack trova lavoro come scaricatore di porto me ben presto scopre che le condizioni in cui ora si trova a vivere non sono poi così diverse da quelle da cui era fuggito. Senza perdersi d’animo lotta ancora per risollevare la sua situazione ma, di nuovo, Jay lo contrasta facendolo, con un inganno, condannare a morte.

A questo punto, Lizzie, ormai indissolubilmente legata a Mack, dopo aver scoperto che il marito le nascondeva l’intenzione di aprire miniere di carbone nei suoi possedimenti in Scozia contro la sua volontà, interviene, facendo convertire la condanna a morte di Mack in un mandato di deportazione in America come schiavo.

Mack si trova più incatenato che mai, ma quella che poteva sembrare la fine di tutto, è in realtà, per lui, un nuovo inizio. Giunto in Virginia, finisce alle dipendenze di Jay e Lizzie, giunti lì per occuparsi della piantagione di tabacco donata loro dal padre di Jay. Ormai stanco di lottare invano contro un Fato sempre più avverso, Mack, da sempre segretamente innamorato di Lizzie, sta per rassegnarsi a quello che sembra essere inevitabilmente il suo destino, quando lei, ormai stufa del marito bugiardo, debole ed incapace, si scopre, a sua volta, innamorata di Mack. E allora, per lui, tutto cambia e ritrova in sé quella voglia di lottare che, in fondo, non si era mai assopita del tutto.

Dopo anni di soprusi, di violenze, di stenti, finalmente Mack, con l’amore di Lizzie, ottiene ciò che ha sempre desiderato: la libertà. I due fuggono a ovest, verso “un luogo chiamato libertà” e, con la morte di Jay, rompono finalmente le catene che li rendevano entrambi schiavi delle convenzioni sociali, dei giochi di potere e del forte divario tra classi.

Il romanzo è un invito a non desistere, a non abbandonare i nostri sogni ma a lottare ardentemente per essi; ci insegna che qualsiasi situazione può essere ribaltata, che l’impegno e la determinazione conducono alla realizzazione dei nostri propositi. È una storia che ci insegna a non chinare la testa, a non dover necessariamente sopportare, a rivendicare la nostra dignità ed il diritto di decidere del nostro futuro, di non rassegnarci ma di aspirare sempre a qualcosa di migliore. È un inno alla libertà individuale.

di Noemi Cinti

1 risposta

  1. stefania

    Ho letto questo libro qualche anno fa e posso dire che è assolutamente fantastico, un capolavoro della letteratura contemporanea. Mi ha appassionato davvero tanto e lo consiglio vivamente!

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