L’insolita “Entrata in Gerusalemme” di Giancarlo Vitali

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Gesù visse momenti gioiosi durante il viaggio verso Gerusalemme per la Pasqua, quando disse: ” Lasciate che i bambini vengano a me”e quando visse trionfalmente l’”Entrata in Gerusalemme”, come testimoniano tutti gli evangelisti. Molti artisti di arte sacra li hanno interpretati a vario modo.  Il maestro Giancarlo Vitali ne ha dato una versione in una cappella della chiesa parrocchiale di Pasturo, adibita a luogo per il catechismo infantile e penitenzieria.

Coadiuvato da due giovani decoratori, dopo aver ritratto nei mesi precedenti i bambini del paese, nel dicembre del 1962 eseguì una pittura murale con la tecnica dell’affresco – ma con l’aggiunta di cera – che copre tutta la parete del lungo vano e rispetta l’interruzione della porta che immette nella sacrestia.

L’Artista, ancora oggi, ricorda con bonomia l’impegno dei suoi aiutanti, Gino Garoli e Vincenzino Boarin, che sperimentavano questa tecnica anomala (perfezionata dopo alcuni tentativi), gli scoppi a mo’ di bomba dovuti alla miscela della cera calda con la soda caustica e il grande freddo patito perchè dipingevano di notte per non rallentare i lavori di ristrutturazione in corso nella chiesa. L’intonaco veniva fatto di fresco e a fine “giornata”, la parte dipinta veniva scaldata con un ferro rovente per portare in superficie la cera, rendendo l’affresco lucido.

Ma non solo la tecnica si scosta dall’usuale. Anche la raffigurazione non è quella canonica con la folla eterogenea: considerando a cosa era adibita la cappella, il pittore pensò di rendere la scena come un giardino di bambini vestiti con gli abiti di tutti i giorni e ambientato nel loro paese com’era veramente, fondendo l’episodio evangelico in cui Gesù invita a lasciare che i bambini, allora considerati poca cosa, potessero avvicinarsi a Lui, con l’altro episodio dell’Entrata in Gerusalemme. Artisticamente è un’unione ben riuscita, dove i gruppi dei bimbi attorniano Gesù sulla mite cavalcatura, seduti con attenzione o aggrappati agli alberi, dove qualche birichino è raffigurato in posizione obbligata attorno alle aperture della parete. Nell’angolo basso di sinistra, sono ritratti anche i suoi due figli già nati all’epoca, Sara in un cesto e Velasco, più grandicello, seduto vicino a lei.

Una lettura attenta del grande quadro rivela la mano dell’artista nei volti dei bambini. Le parti secondarie e il Cristo sul somarello furono infatti dipinti dai suoi aiutanti, per esplicito invito del parroco don Tullio, ”perché potessero anch’essi avere un premio, lasciando qualcosa di personale”.

R.F.T.

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