Latina, delitto Vaccaro: arrestato Paolo Peruzzi. Era latitante da sei mesi

vaccaroLatina. A distanza di una settimana dalla commemorazione del brutale assassinio del giovane Matteo Vaccaro (foto), la Sco (squadra mobile di Latina) è riuscita a catturare il latitante Paolo Peruzzi, condannato a 16 anni per il delitto.

Il giovane, accusato di concorso in omicidio (con altri 5 ragazzi), era fuggito dopo la sentenza di primo grado il 29 luglio 2013 mentre era agli arresti domiciliari, lasciando una lettera in cui si dichiarava innocente.

A dare notizia ai familiari di Matteo è stata la Questura di Latina, che ieri alle 12 ha convocato anche i media per fornire tutti i dettagli del caso.

Presenti il questore Alberto Intini, il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia, il Pm Giuseppe Miliano e il capo della squadra Mobile Tommaso Niglio, che hanno lavorato in maniera eccellente in tutti questi mesi.

In conferenza stampa Alberto Intini ha dichiarato “E’ un arresto importante per il senso di sicurezza che produce il fermo di un latitante: in questo modo si dà la contezza che chi sbaglia paga. Inoltre quest’arresto è importante per i risvolti umani nei confronti dei familiari delle vittime”.

Nunzi D’Elia ha invece affermato di sentirsi “particolarmente orgogliosa dell’evoluzione di questa ricerca. Si è trattato di un reato grave, un omicidio che aveva sconvolto tutta la cittadinanza. E l’evasione di Peruzzi aveva scosso i familiari della vittima. Il risultato c’è stato ed è stato frutto di un’attività tecnica sofisticata, di un grande sforzo da parte delle forze dell’ordine e della determinazione del sostituto procuratore titolare dell’inchiesta Giuseppe Miliano”. La donna ha poi aggiunto “All’indomani dell’evasione di Peruzzi era importante mantenere il controllo della situazione. Lavorando di concerto con la squadra mobile abbiamo utilizzato tecniche sofisticate e siamo riusciti ad individuare il rifugio in cui Peruzzi si era nascosto negli ultimi mesi.”.

Ricostruiamo i fatti.

 L’esecuzione è avvenuta a seguito di una banale discussione fra ragazzi. Matteo Vaccaro cercava di allontanare dei ragazzi ubriachi che disturbavano i clienti del suo locale a Latina e a seguito di ciò vi fu una rissa, al termine della quale sembrava che la situazione fosse rientrata nei ranghi.

Qualche giorno dopo “ gli schiamazzatori” avevano chiesto a Matteo e al fratello Alberto (miracolosamente sopravvissuto all’agguato, per via di una pistola inceppata) un incontro chiarificatore, ma si presentarono in sei e fecero fuoco verso i fratelli Vaccaro.

 Utile precisare che non si è trattato di un omicidio a caldo, ma di una vendetta premeditata, calcolata a puntino ed eseguita a freddo.

Ecco come si sono svolte le indagini.

Esse si sono concentrate intorno ad alcune utenze telefoniche, intestate a cittadini stranieri (riconducibili tuttavia al latitante) e ai familiari, che cercavano di nascondere le numerose visite a Paolo cambiando macchina di volta in volta. Sotto le loro macchine erano stati applicati dei GPS che hanno condotto la polizia direttamente alla villetta in cui era nascosto il ragazzo. La casa era stata affittata il 13 dicembre scorso tramite un prestanome.

Perché Peruzzi era fuori?

Peruzzi aveva ottenuto gli arresti domiciliari grazie ad una perizia psichiatrica che lo aveva dichiarato “incompatibile” al carcere, ma adesso vi tornerà con un’accusa ancora più pesante.

Su di lui pendeva un mandato di arresto europeo, poiché vi era il forte sospetto che si trovasse all’estero. In effetti, per un certo periodo il giovane ha vissuto in Romania, dove è riuscito a mantenere l’anonimato, ma il suo rientro in Italia ha fatto crollare il castello di bugie e omertosa connivenza che lo aveva sostenuto.

 Dopo il blitz compiuto da una ventina di agenti, Peruzzi ha dichiarato al responsabile della squadra mobile Tommaso Niglio “Me lo sentivo che sarebbe successo qualcosa “.

Il ragazzo era in compagnia dei suoi due fedeli cuccioli di pitbull e all’arrivo degli agenti non ha opposto resistenza, anche se ha rifiutato di fornire agli investigatori dettagli sui luoghi in cui aveva trascorso i primi mesi di latitanza.

di Simona Mazza

foto: ilmessaggero.it

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.