L’amore è la sola forza che rinnova il mondo

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio Unigenito, chiunque crede in Lui ha la vita eterna”. Dio ha mandato il suo Figlio nel mondo perché noi potessimo avere la vita. Questo, in sintesi, è il messaggio della liturgia odierna che illustra ampiamente le dinamiche dell’incontro tra Dio e l’uomo. Le due icone che vengono proposte alla nostra meditazione sono Gesù e Zaccheo. Chi è quest’uomo? E’ un peccatore, il cui nome in ebraico però significa “puro”, che ha il coraggio di pochi, quello di prestare ascolto al suo cuore inquieto e insoddisfatto e tentare una qualche soluzione. Zaccheo ci ha provato, soggiogato dal fascino della ricchezza e del potere, ha coronato la sua carriera di pubblicano presso il banco delle imposte. Riscuoteva giornalmente il denaro delle tasse per conto dell’autorità romana e proprio per questo veniva considerato un pubblico peccatore; gli abitanti di Gerico infatti, hanno nei suoi confronti un comportamento notoriamente conflittuale, lo disprezzano, lo odiano. Avendo saputo che Gesù passava per quella strada, piuttosto frequentata ed affollata in quel momento, Zaccheo fu preso da un grande desiderio di vedere Gesù, ma, essendo basso di statura, salì su un albero, il famoso sicomoro. E succede l’imprevedibile. Gesù si fermò proprio sotto quell’albero e si rivolse direttamente a lui chiamandolo per nome: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua” (Lc 19,5). Qual è il messaggio che scaturisce da questo semplice autoinvitarsi? Dove l’uomo sa solo condannare e giudicare, insultare e disprezzare, Gesù invece sa solo accogliere, perdonare e dare grande pace. Ma procediamo con ordine. “Zaccheo!” Gesù chiama per nome un uomo disprezzato da tutti. Nella Sacra Scrittura chiamare qualcuno per nome significa conoscere la realtà del suo essere più profondo, la sua vocazione, la sua missione. “Oggi”: sì, proprio adesso è per Zaccheo il momento della salvezza, il momento della grazia, della conversione. Un momento inaspettato, inatteso; sicuramente aveva nella sua mente tanti altri progetti; forse avrebbe continuato a frodare di più e meglio. Ma ecco l’intervento di Dio che blocca i piani umani. È proprio vero: l’uomo propone e Dio dispone.Devo fermarmi”: perché Gesù dice “devo” e non usa per esempio qualche altro verbo? In questo “devo”, carissimi, è sintetizzata tutta la missione di Gesù; di più: in questo verbo “devo” è racchiusa tutta la storia della nostra salvezza. Infatti, Gesù dice “devo” per compiere la volontà del Padre che, ricco di misericordia e di amore, vuole che il Figlio vada a “cercare e salvare ciò che era perduto” (Lc 19,10) per riportarlo e ricondurlo al suo cuore. Gesù è venuto a cercare l’uomo smarrito nei suoi peccati e disorientato dal male che rende schiavi. Scese in fretta, continua il Vangelo, e lo accolse con gioia. La sua gioia è incontenibile. Il suo cuore ne è pieno, stracolmo. Mai avrebbe potuto pensare che la sua ricerca di Gesù avesse avuto un premio così grande. La grazia di quell’incontro imprevedibile fu tale da cambiare completamente la vita di Zaccheo: “Ecco – confessò a Gesù – io do la metà dei miei beni ai poveri e, se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto” (Lc 19,8). Zaccheo dice così perché ha compreso chi è la vera salvezza e cos’è la conversione. abbandonare cioè, la vita cattiva di prima, lasciare la via del peccato e percorrere la via della giustizia, abbandonare la trasgressione e chinarsi all’obbedienza, compiere il difficile cammino che va dalla giustizia alla carità. Carissimi, ancora una volta il Vangelo ci dice che l’amore, partendo dal cuore di Dio e operando attraverso il cuore dell’uomo, è la sola forza che rinnova il mondo. E Zaccheo chiaramente ne è un luminoso esempio. Nella prima lettura di questa domenica è stato proclamato un passo tratto dal libro della Sapienza che eleva un inno di lode all’amore di Dio per la sua creazione. Dio, nel suo immenso amore, ci perdona dalle nostre colpe, ci educa e ci forma secondo il suo cuore, ci chiama a vita nuova e ci rinnova nel suo amore; la sua misericordia ci guarisce e ci sana, il suo amore ci fa vivere e sperare, la sua voce, che è verità, illumina i nostri passi e li conduce sempre sulla via del bene. Nella seconda lettura San Paolo dipinge la vita del cristiano come inno vivente alla gloria di Dio. Il mondo deve gioire e rallegrarsi per il bene che seminano i cristiani; e quando i cristiani agiscono così si realizza un vero miracolo. Infatti, la santità del discepolo di Gesù è il più grande miracolo che si può compiere nella nostra storia, sotto i nostri occhi, ogni giorno. Questo miracolo, questo segno dell’amore di Dio presente nell’uomo, deve aprire i cuori di molti alla fede in Dio. Al termine di questa celebrazione preghiamo insieme: Gesù, insegnami la virtù dell’umiltà per prendere la decisione vera di cambiare vita e capire che l’amore gratuito di Dio attende da me una risposta: amarlo. Amen.

Fra Frisina

Foto: http://adelscott.spaces.live.com/blog/

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