La grotta sacra: il simbolismo della scelta di Gesù per la sua nascita

La grotta

La nascita di Gesù in una grotta è avvolta da molteplici significati simbolici, filosofici e mistici che esplorano profondamente il mistero di questo evento straordinario. L’ambientazione della nascita del Salvatore del mondo in una grotta, piuttosto che in un luogo più “accogliente“, rappresenta forse un’intenzionale scelta divina?

La grotta come ventre materno 

La grotta è innanzitutto un simbolo materno, il ventre primordiale, luogo della nascita, e riflette la potenza creativa della Madre Terra, la generatrice di ogni forma di vita.

Ad attestarlo ad esempio l’arte della Chiesa orientale, dove la nascita di Cristo è spesso raffigurata all’interno di una spaccatura della terra, una “caverna” che simboleggia appunto il grembo materno e la fecondazione della terra dal cielo.

Dal buio alla luce dell’esistenza

Gesù nasce nell’oscurità della grotta come simbolo della nascita alla luce del mondo, alla consapevolezza, alla redenzione, alla trasformazione e rinascita.

Gli Angeli annunciano ai pastori il luogo della nascita del Bambino, sottolineando la sua umiltà e la sua vicinanza alla natura e agli animali. 

La mangiatoia, in cui Gesù è adagiato, diventa simbolicamente l’anticipo del suo sacrificio redentore e dell’Eucaristia, in cui si offre come cibo per le anime. Le fasce che avvolgono il Bambino richiamano poi il legame con la sua futura morte redentrice.

Questa scelta simbolica viene enfatizzata dal contesto storico e culturale. La grotta di Betlemme, inizialmente utilizzata come deposito o stalla, era un luogo di umiltà e semplicità. 

Ancora prima della nascita di Gesù, queste grotte avevano una storia di venerazione, diventando luoghi di connessione spirituale per i pastori e i primi giudeo-cristiani. Per tali motivi, venivano utilizzate come luoghi d’iniziazione, e ne fanno testimonianza le numerose spelonche di eremiti e saggi. 

Anche in questo caso, la scelta della grotta come luogo di nascita di Gesù Cristo non è casuale.

È uno spazio in cui ci ritiriamo per comprendere noi stessi, per ascoltare il nostro mondo interiore e scegliere l’agire consapevole anziché re-agire, in un percorso di libertà creativa e trasformazione interiore.

La grotta nel presepe: un viaggio interiore 

Quanto alla grotta nel presepe, posta al punto più basso rispetto alla scenografia montuosa, essa simboleggia il viaggio verso le profondità e le tenebre per giungere alla luce. 

Un simbolo universale, il centro spirituale del macrocosmo, secondo la tradizione “sufi”, raffigurante il Centro dell’Universo, con il tetto che rappresenta il cielo e il pavimento la terra.

Le strade strette e tortuose che si dipanano dalle montagne indicano il cammino verso la grotta centrale, rappresentando il percorso dall’oscurità alla Luce, incarnata da Cristo. Come accennato, questo luogo di buio evoca il regno delle tenebre e la condizione umana prima dell’avvento della Luce divina.

Il messaggio è alla portata di tutti: Cristo è venuto al mondo di notte, per farci sentire la sua presenza costantemente, come nella celebrazione dell’Eucaristia. 

Il Natale ci ricorda dunque che Cristo è sempre con noi, incarnato, cammina tra noi. Questo incontro avviene penetrando nella “grotta del nostro cuore” attraverso la meditazione e la preghiera, silenziando la nostra mente e avvicinandoci alla pace interiore, come insegnato dalla tradizione esicastica.

Questa notte santa è pertanto diversa dalle altre, offre calore, consolazione e pace interiore. È un’anticipazione della notte di Pasqua, annunciata come “più chiara del giorno“, in cui la luce delle stelle, delle comete e degli Angeli trasforma l’oscurità in meraviglia, gioia e incanto.

Tale simbolismo continua oltre la nascita di Gesù: la sua sepoltura nella grotta prima della sua ascensione al Cielo. 

Cosa dicono i Vangeli a riguardo?

L’evento della nascita di Gesù, narrato nei Vangeli di Luca e Matteo, ha una profonda e simbolica connessione con la grotta nel contesto del Presepe. In realtà, Luca accenna solamente alla mangiatoia senza specificare la natura dell’edificio. Poi, per indicare il luogo in cui non c’era posto per la Sacra Famiglia usa la parola “katáluma“, che può indicare una generica stanza ospitale, non necessariamente una locanda. 

L’uso di questa parola potrebbe suggerire una mancanza di spazio nella stanza degli ospiti di una casa privata, piuttosto che in una locanda commerciale.

La discussione sull’accuratezza storica del luogo di nascita di Gesù si basa anche su una differenziazione lessicale tra “katáluma“, la parola utilizzata nel racconto della nascita di Gesù, e “pandocheîon“, un termine che indica una locanda commerciale menzionata in altri passaggi del Vangelo di Luca.

Di contro, il Vangelo apocrifo del II secolo d.C., il Protovangelo di Giacomo e il Vangelo dello pseudo Matteo, dettagliano la nascita di Gesù in una grotta, descrivendo una luce divina che la avvolge.

Ed è questa la tesi sostenuta dai Padri della Chiesa, tanto che hanno costruito la Basilica della Natività nel luogo identificato appunto come la grotta della natività di Gesù a Betlemme.

Indipendentemente dal luogo preciso, la storia della nascita di Gesù continua a essere un fondamento della fede cristiana, un momento di speranza e rinnovamento che trascende le sfumature storiche e si eleva a simbolo universale di amore e redenzione.

Il Natale, evento interiore di rinascita e trasformazione, nel contesto cristiano, è un richiamo alla divina relazione con il Principio Vivente, all’entrare nella luce che illumina il cuore. È un invito a fuggire le tenebre, ad accogliere il sole di giustizia che trasfigura l’universo in attesa, un grido di gioia e umiltà nel ricevere il Signore, il Salvatore dei poveri, affinché la gloria del suo volto possa splendere su un mondo nuovo.

Foto di Jarkko Mänty da Pixabay

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