ISTAT 2017: anche i prodotti veg entrano nel paniere

Paniere-prodottiDa quest’anno i preparati vegetariani/vegani sono entrati nel paniere ISTAT, elenco dei prodotti che concorrono a determinare il tasso d’inflazione in Italia. Ciò sancisce la rilevanza economica del boom etico/salutista che da qualche anno sta modificando le abitudini alimentari di molte persone.

Wired economia ha precisato che i prodotti utilizzati (1.481) per il calcolo degli indici per l’intera collettività nazionale (Nic) e per le famiglie di operai e impiegati (Foi); il terzo indice è invece quello dei prezzi al consumo armonizzato europeo (Ipca) che verte su un paniere di 1.498 prodotti elementari.

Secondo i dati presentati dall’Eurispes, gli italiani che non mangiano animali sono il 7,6% (la metà di essi sono Vegan). Il dato è stato confermato anche dal rapporto Coop, che ha attestato un impennata delle vendite dei prodotti veg del 18%, pari a 357 milioni di euro.

Oltre ai cibi veg entrano nella lista: birra artigianale, centrifugati di frutta e verdura acquistati presso bar e caffetterie, relativi macchinari per fare le centrifughe in casa, smartwatch, soundbar, dispositivi da polso per attività sportive, action camera.

Fuori invece le videocamere tradizionali.

Come nel 2016, i comuni che hanno contribuito alla stima dell’inflazione sono stati 80 (18 capoluoghi di regione, 61 capoluoghi di provincia e un comune con più con 30.000 abitanti) per una copertura territoriale pari all’83,7% in termini di popolazione provinciale.

Secondo l’ISTAT, tali prodotti assorbiranno il 16,5% della spesa dei consumatori, in decrescita rispetto allo scorso anno. Per l’istituto, è aumentato il peso dei trasporti, dell’abbigliamento e delle calzature, mentre è diminuito quello delle abitazioni, dell’acqua, dell’elettricità e dei combustibili. “La divisione di spesa su prodotti alimentari continua ad avere il peso maggiore (16,50%), seguita da quella dei trasporti (13,39%), dai servizi ricettivi e di ristorazione (11,49%) e da quello delle abitazioni, elettricità e combustibili (10,73%)”- hanno spiegato dall’istituto.

Non sono mancate le critiche da parte delle associazioni per i consumatori, tra cui Adusbef e Federconsumatori, secondo cui le modifiche del paniere sono insufficienti.

I rispettivi presidenti, Elio Lannutti e Rosario Trefoletti, riferendosi sopratutto ai prodotti tecnologici, hanno dichiarato di nutrire “non pochi dubbi sull’adeguatezza del paniere per la rilevazione del reale andamento dei prezzi”. “Si tratta di una scelta che riteniamo errata”, hanno spiegato “poiché l’inevitabile contrazione dei prezzi di tali beni nel tempo condiziona al ribasso il tasso di inflazione in termini generali. L’inserimento di tali prodotti nel paniere dovrebbe avvenire solo nel momento in cui la loro diffusione raggiunga almeno il 20% della popolazione”.

di Simona Mazza

 

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