Se il tanto temuto aumento dell’addizionale Irpef per pagare i debiti verso le imprese è naufragato, in arrivo è previsto un aumento delle imposte regionali, accompagnato da un nuovo taglio alle spese degli enti.
Lo Stato si è detto pronto ad anticipare 8 miliardi alle Regioni per il pagamento dei debiti commerciali, compresi quelli delle Asl, ma sulla bozza di decreto legge firmato Monti-Grilli, si legge che i governatori dovranno predisporre “misure, anche legislative, idonee e congrue di copertura annuale del rimborso dell’anticipazione di liquidità” La bozza prevede che il ministero vigilerà sul pagamento dei debiti commerciali e, nel caso in cui si dovesse accorgere di uno sforamento del tetto del 3% tra il deficit ed il Pil, adotterà provvedimenti per il taglio della spesa o altri “correttivi urgenti”.
Tradotto in parole povere, la Pubblica amministrazione pagherà i debiti e le Regioni dovranno garantire la restituzione della somma nei tempi previsti, interessi compresi.
Peccato che l’unico modo per farlo sarà attraverso l’imposizione di tasse o il taglio delle spese pubbliche.
Piccola postilla i primi versamenti sbloccati erano soltanto bloccati nelle casse dei Comuni e degli enti locali “virtuosi” Inoltre i versamenti dei fondi saranno soggetti a complicate lungaggini burocratiche quali:
1) Devono compartecipare con la Cdp, indebitandosi da subito: solo infatti le amministrazioni locali già “in linea”, almeno a livello informatico, con la Cdp. Ergo a breve pagheranno soltanto quelle duemila unità virtuose
2) Le amministrazioni, per dare inizio alla compartecipazione, devono avere già a vere i soldi in cassa e i soldi in cassa sono 7 miliardi annui
3) Per finire, verranno sbloccati in due anni 14 miliardi sui 40 promessi, gli altri 26 resteranno a disposizione nella Cassa depositi e prestiti.
Per chi non lo sapesse, la Cdp è un’entità statale partecipata per il 70% dalle principali banche italiane, dalle assicurazioni e dalle loro “fondazioni”, quali: Poste, Sace; i fondi partecipati da Confindustria e Abi, Unicredit, Bnl, Generali, Banche Popolari, Mps e gli istituti di credito locale.-
L’amara verità è che le amministrazioni locali si indebiteranno per attingere ai 26 miliardi promessi
Nel decreto non si parla della Tares, ma della rimodulazione di una nuova tassa che sostituirà Tarsu e Tia.
La prima rata si pagherà a maggio e non comprenderà l’extra di 30 centesimi al metro quadro per pagare i cosiddetti servizi indivisibili, come l’illuminazione pubblica o i vigili urbani. A dicembre ci sarà il saldo con il pagamento anche della sovrattassa. Ma salterà definitivamente la possibilità di aumentare il balzello fino a 40 centesimi come previsto dal decreto Salva-Italia. Al ministero dell’Economia e a quello dello Sviluppo economico, tuttavia, il cantiere del decreto è ancora aperto in vista del consiglio dei ministri convocato per domani mattina.
di Redazione
foto: tg24.sky.it
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