Il cinema muto tra Inghilterra e USA

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Inghilterra: la Scuola di Brighton

Nel Regno Unito si diffuse la produzione di film che venivano mostrati all’interno di programmi di music-hall. In origine la maggior parte dei film inglesi, seguendo il modello tipico del periodo, si basava su soggetti molto semplici riguardanti l’attualità e vedute panoramiche: anche qui infatti divenne popolare il cosiddetto phantom ride (“viaggio fantasma”), nato per dare allo spettatore l’illusione di viaggiare. In un periodo costituito da un tale fermento culturale i più importanti registi del momento danno vita alla Scuola di Brighton.

Attiva dal 1896 sino ai primi decenni del ‘900, la scuola dà il via alle prime produzioni del cinema inglese inventando nuovi effetti speciali che saranno a loro volta ripresi da altri registi, come David Wark Griffith con il suo celebre film Birth of a Nation (Nascita di una nazione) del 1915.

Sfruttando l’ultilizzo di un kinetoscopio di Edison, i membri della scuola si dilettarono nel realizzare nuovi effetti speciali cinematografici che avrebbero segnato in maniera significativa il cinema degli anni successivi. Tra queste tecniche troviamo: il montaggio narrativo, la sovrimpressione e quello che viene chiamato “magnificent view”, ovvero il primo piano.
Oltre a ciò si svilupparono altri generi seguendo un po’ le orme dei vicini francesi, e tra il comico, il fiabesco e il documentaristico emerge anche una particolare attenzione nei confronti dei problemi sociali e, quindi, del cinema della realtà.

Tra i nomi più conosciuti facenti parte della scuola ricordiamo: Robert William Paul, George Albert Smith e James Williamson. Quest’ultimo in particolare fu uno dei membri più produttivi in ambito cinematografico, realizzando uno dei film più famosi del momento: The big swallow (Il grande boccone), dell’anno 1901.

Il protagonista è Sam Dalton, un attore che ritroviamo in molti film di Williamson. La trama è tanto semplice quanto bizzarra: un uomo, infastidito dal fotografo desideroso di immortalarlo in uno scatto, decide di mangiarlo assieme alla sua macchina fotografica. L’inquadratura fissa rende la scena molto suggestiva, il tutto completato dall’effetto finale di ingrandimento della bocca dell’attore.

Nonostante l’intento del regista fosse quello di realizzare un cortometraggio comico e senza troppe pretese, ad oggi il film è considerato un caposaldo del cinema inglese poiché è stato uno dei primi a sviluppare e mettere in scena il contrasto tra il pubblico che assiste alla scena finale e l’occhio del fotografo, ovvero della telecamera.

Il cinema muto americano

Il cinema degli esordi, per creare l’illusione di sviluppo della trama in due spazi diversi contemporaneamente, applicava la tecnica dell’alternanza, ovvero: prima si mostra l’interno di una casa o di un altro luogo al chiuso e poi l’esterno, e viceversa. In questo modo prima si fa vedere cosa succede dentro e poi cosa succede fuori, immaginando che tutto stia accadendo nello stesso momento. Non era ancora consolidata l’idea della contemporaneità delle immagini, a differenza del cinema al quale oggi siamo abituati. Pian piano il cinema comincia a capire che conviene alternare le immagini con il montaggio alternato, per dare un maggior senso di contemporaneità. Siamo in una fase nella quale si comincia ad approfondire e studiare anche il modo di collegare immagini diverse tra loro affinché si possa trasmettere un significato ed è in questi termini che il montaggio acquisisce un ruolo fondamentale nella crescita dell’arte cinematografica.

Nella categoria dei film di lingua inglese rientrano sicuramente anche quelli americani i quali, a partire dalla prima presentazione del Vitascope di Edison nell’aprile del 1896, si diffusero rapidamente in tutto il paese, riscuotendo successo anche all’estero.

Edison cerca in ogni modo di monopolizzare il mercato mettendosi alla testa di un Trust (la Motion Picture Patents Company, chiamata anche Edison Trust) al fine di standardizzare il cinema americano su diversi fronti quali prezzi, schemi e programmi. Negli stessi anni a New York venne costituito il National Board of Censorship, un comitato che si occupava della censura dei film giudicati immorali e di scarsa qualità.

Il monopolio voluto da Edison e la sua espansione sempre in crescita nel mercato cinematografico esasperò molti produttori indipendenti al punto tale che questi ultimi decisero di trasferirsi altrove.

La MPPC si sciolse nell’anno 1917 ma riuscì a lasciare un segno nella futura standardizzazione del cinema statunitense.

Uno dei registi che collaborò per molto tempo con Edison fu Edwin S. Porter (1870 – 1941), il quale non ebbe una grande fortuna poiché, separandosi da Edison e diventando un produttore indipendente, non resistette per molto tempo. Nonostante ciò, il regista americano viene ricordato per alcuni film di spicco:

– Life of an American Fireman, 1903, considerato il suo 1° film narrativo e nel quale vi è un perfezionamento della tecnica di montaggio;

– The great train Robbery. Molti sono concordi nell’affermare che sia il primo film western della storia del cinema. Qui abbiamo un cinema a cavallo tra due fasi, ovvero: la primissima fase di trucchi ed attrazioni che servono a richiamare l’attenzione, suscitare interesse (esempio il treno dei Lumière, i trucchi di Méliès) e la nuova fase del montaggio alternato, ad esempio mostrando in successione le inquadrature ambientate nell’ufficio del telegrafo e del ballo.

David Wark Griffith

David Wark Griffith (1875 – 1948) è uno dei più grandi registi americani che porta il cinema da una condizione di linguaggio primitivo ad uno più maturo, consacrato a tutti gli effetti come l’inventore del linguaggio cinematografico classico [per informazioni consultare il libro di Gian Piero Brunetta, Nascita del racconto cinematografico: Griffith 1908-1912].

The lonely Villa, 1909. Questo è un esempio di film dove il montaggio alternato è alla base della realizzazione della pellicola. Esiste un interno (una famiglia) che viene minacciato da un elemento esterno (i banditi intenzionati a prendere d’assalto la casa). Troviamo un’inquadratura che dall’esterno si muove verso l’interno portando alla successiva interazione tra i due spazi. Successivamente poi compare un’altra inquadratura al di fuori delle due presenti (il padre si trova fuori casa), seguita da un’altra ancora, e il tutto ci trasmette un’idea di contemporaneità per noi considerata ormai scontata ma per l’epoca no: è qui che si può maggiormente comprendere la grande innovazione del montaggio alternato.

– Birth of a Nation, 1915. Un film estremamente controverso che è stato per molto tempo proibito in Europa ma che sicuramente rimane il più famoso del regista americano. Nascita di una nazione è la trasposizione cinematografica di un romanzo del pastore Thomas Dixon chiamato The Clansman ed è ambientato nel periodo della Guerra di Secessione americana (1861 – 1865).

Il film si divide in due parti: la prima parte mostra com’era l’America prima della Guerra e si conclude con la morte di Lincoln, mentre la seconda chiamata “Ricostruzione” si conclude con il trionfo del “bene” sul “male”.

La storia parte con la presentazione sulla scena di due famiglie in contrapposizione tra loro: i nordisti (con a capo Austin Stoneman, politico abolizionista) e i sudisti (la famiglia Cameron), contrapposizione tra bene e male. Dopo una serie di disavventure commesse dai neri che portano a disseminare il panico, il colonnello Ben Cameron decide di fondare il Ku Klux Klan al fine di combatterli e proteggere i bianchi, sconfiggendo secondo loro l’origine di tutti i mali e riportando l’America ad uno stato pacifico.

Sebbene tale film sia stato apprezzato per i numerosi effetti cinematografici mai visti prima, è stato allo stesso tempo duramente criticato in America e all’estero per il suoi contenuti altamente razzisti contro gli afroamericani e la scelta di far apparire il Ku Klux Klan come la soluzione ideale al clima di scontri che stavano vivendo gli americani in quel periodo: le stesse tematiche poi si possono ritrovare all’interno del romanzo di Dixon, anch’esso ampiamente contestato. Nonostante Griffith abbia voluto concludere il film con due matrimoni tra nordisti e sudisti ed il trionfo della pace che supera ogni cosa compresa la guerra stessa, molti sono concordi nell’affermare che il fondo razzista permane per tutta la durata del film e il finale non giustifica tutto quello mostrato in precedenza.

Per questo motivo la proiezione venne proibita in molti paesi d’Europa e tutt’ora è oggetto di polemiche e indignazione (alle quali si aggiunge un altro elemento fortemente contestato, ovvero il fatto che la maggior parte degli attori erano bianchi truccati).

Le polemiche sul film non si fermarono solo ai temi presentati sul grande schermo ma riguardarono anche la lunga durata della pellicola mai vista prima d’ora, con più di 3 ore di proiezione. Dall’anno 1911 in America iniziarono a diffondersi i cosiddetti lungometraggi, pellicole che superavano di gran lunga i pochi secondi o minuti ai quali si era abituati in precedenza, ma il film di Griffith andava oltre. Tutto questo quindi portò al primo enorme scandalo nella storia del cinema americano, seguito naturalmente da un importante dibattito sociale riguardante la capacità del cinema di intervenire nelle questioni sociali: il cinema può avere un grande potere in quanto ha la capacità di agire all’interno della società determinando le reazioni positive o negative di ciascun individuo.

Sorpreso da un’accoglienza così dura, Griffith cercò di difendersi dalle accuse di razzismo nei suoi confronti in diversi modi. Inizialmente scrisse in risposta alle critiche nei suoi confronti il pamphlet The Rise and Fall of Free Speech in America, cercando di spiegare che era nel suo diritto esprimere liberamente le sue convinzioni politiche. Poi, nel 1916, realizza Intollerance, un film di condanna contro tutte le forme di intolleranza e di violenza. Intollerance mostra episodi di intolleranza che spaziano dalla storia antica a quella contemporanea ma, nonostante gli sforzi, la pellicola risulta poco comprensibile al pubblico, segnando in maniera definitiva il declino del regista nel campo del cinema.

Foto di Peace,love,happiness da Pixabay

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