Giovani contrari alla flessibilità? Non è detto, se cambia il mercato del lavoro

Posto-Fisso-Noioso-Figlia-Fornero

Nell’agenda politica degli ultimi giorni il tema ricorrente è “i giovani e la mobilità sul lavoro”.

Il primo a trattare l’argomento è stato il presidente del Consiglio, Mario Monti, definendo “monotono” il posto fisso e sottolineando che lo stesso lavoro per tutta la vita, nel momento di crisi economica in cui stiamo vivendo, è ormai un’utopia. Il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, ha rincarato la dose dichiarando che:  «Noi italiani siamo fermi al posto fisso nella stessa città di fianco a mamma e papà». Il ministro è poi tornato sull’uscita di Monti, dicendo che «è nata una querelle frutto di una fretta d’interpretazione. Il mondo moderno ha grandi esperienza di mobilità, noi viviamo nella cultura del posto fisso. Il mondo sta cambiando, come avviene nei paesi emergenti».

Le dichiarazioni dei due membri dell’esecutivo hanno portato a forti reazioni da parte dell’opinione pubblica anche se, come ha giustamente sottolineato il ministro, probabilmente le loro parole sono state travisate. 
Oggi di certo non  più possibile pensare di poter rimanere nello stesso posto di lavoro per tutta la vita. L’Europa e la crisi economica richiedono maggiore flessibilità e la disponibilità a cambiare spesso il proprio impiego. Disponibilità che, sono convinto, la maggior parte dei nostri giovani sia disposto a dare.

La volontà però da sola non basta. La classe politica, le aziende e i sindacati devono creare le condizioni che permettano di poter attuare la mobilità del lavoro. Se i nostri ragazzi “mammoni” sono costretti a trasferirsi all’estero per poter trovare un impiego forse dipende dal fatto che in Italia tali condizioni ancora non ci sono. Un esempio illuminante: le banche non concedono un mutuo se non hai il posto fisso. Le aziende poi richiedono, per essere assunti, la laurea, il master e allo stesso tempo un esperienza minima che di solito si aggira sui due anni. Citando il noto rapper Guè Pequeno: «Per un lavoro cercano chi ha già esperienza ma se non me la fai fare, è chiaro, resto senza».

Le università dovrebbero formare, introdurre al mondo del lavoro e non riempire gli studenti di nozioni. Personalmente ritengo molto più utile e produttivo un’ora di laboratorio che tre ore di discussione su argomenti che poi sul posto di lavoro non mi serviranno a nulla.
I nostri politici vogliono la mobilità lavorativa? Bene, siamo disposti ad adeguarci, ma dateci i mezzi per poterla attuare. 

di Redazione

foto:statik.nanopress.it

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.