Felice Gimondi, fuoriclasse di serietà e tenacia, ci ha lasciato per sempre

Felice Gimondi è andato in fuga per sempre, lasciandoci a 76 anni per un banale malore mentre faceva il bagno in mare. Stava trascorrendo le vacanze a Giardini Naxos, in Sicilia. Insieme a Coppi, Merckx e Hinault è stato uno dei quattro grandissimi ad aver vinto almeno una volta tutte le cinque più importanti corse del ciclismo. Giro d’Italia (3 volte), Tour de France (1965), Milano Sanremo (1974), Parigi-Roubaix (1966) e Campionato del mondo (1973).

Si è parlato e straparlato della sua rivalità con Eddy Merckx. Lo si è definito un campione sfortunato, per aver trovato sulla sua strada – forse – il più grande ciclista di tutti i tempi. In realtà è stato solo un campione taciturno ma senza rivali per serietà e tenacia.

Felice Gimondi compì a 34 anni il capolavoro della sua carriera

Se è vero che ride bene chi ride ultimo, ebbene, nella rivalità Merckx-Gimondi, chi ha riso benissimo è stato Gimondi e non Merckx. L’evento accadde nel Giro d’Italia 1976, l’ultima corsa a tappe in cui si sfidarono a pieno titolo i due giganti del ciclismo moderno.

Merckx, poco più che trentenne, tentava di aggiudicarsi il suo sesto giro, per battere il record da lui detenuto in comproprietà con Coppi e Binda. Nessuno avrebbe scommesso su Felice Gimondi, allora quasi trentaquattrenne. Invece, dopo sei tappe riservate ai velocisti, Merckx cominciò ad accusare un primo ritardo di una cinquantina di secondi, nella crono di Ostuni, vinta da Francesco Moser.

Il giorno dopo, al Lago di Laceno, Felice indossò addirittura la maglia rosa, con Merckcx staccato di 1’04”, al settimo posto. Alla tredicesima, sulla salita del Ciocco, Gimondi rosicchiò al rivale un’altra ventina di secondi. Contemporaneamente, però, si fece sotto De Muinck, che si collocò a soli 16 secondi dalla maglia rosa.

Il Bondone fatale per Merckx ma non per Gimondi

De Muinck scavalcò Felice Gimondi alla diciannovesima tappa, con arrivo in salita alle Torri del Vajolet. Si prese temporaneamente la maglia rosa con 25′ di vantaggio sull’italiano, mentre Merckx scivolò indietro di un’altra ventina di secondi. Il “cannibale” sarebbe crollato il giorno dopo, sulla salita del Bondone, perdendo altri sei minuti dai due battistrada.

Dopo aver vinto l’ultima tappa di montagna in volata su Merckx, Gimondi compì il suo piccolo capolavoro nella successiva tappa a cronometro. Staccò De Muinck di 44″ e si riprese la maglia rosa, vincendo il Giro d’Italia per la terza volta. Merckx, quell’anno, arrivò solo ottavo.

Abbiamo voluto celebrare l’ultima grande vittoria del campione scomparso ma i suoi trionfi hanno costellato un lungo arco di tempo. I primi in terra francese. Nel 1964, infatti, si aggiudicò il Tour de France per dilettanti. L’anno successivo, all’esordio, conquistò quello per professionisti, a soli 23 anni. Abbiamo dovuto attendere quest’anno, per trovare un vincitore più giovane – Bernal – nel secondo dopoguerra.

Felice Gimondi vittorioso nell’arco di una lunghissima carriera

Nel 1966, dimostra di essere forte anche nelle corse in linea, trionfando da solo nel giro di otto giorni alla Parigi-Roubaix e alla Parigi-Bruxelles. A fine stagione vince il giro di Lombardia. Nel 1967 si aggiudica il giro d’Italia, senza vincere una tappa. L’anno successivo inizia l’era Merckx. Un’era, però, non immune da squalifiche per doping, come al giro del 1969 e alla Sanremo del 1974. In entrambi, i casi, con Gimondi pronto ad approfittarne.

Ma, in quegli anni, Gimondi non vinse soltanto per squalifica del rivale. Ci ricordiamo una magnifica tappa a cronometro nel giro d’Italia 1973, in cui il belga dovette clamorosamente arrendersi. Soprattutto, in quell’anno, ci ricordiamo la vitoria di Felice Gimondi al campionato del mondo dello stesso anno. Vinse addirittura in volata, dopo quasi 300 tiratissimi chilometri di corsa, su Maertens, Ocana e un Merckx che giunse soltanto quarto.

Ieri Gimondi ci ha lasciato per sempre, andando in fuga per l’ultima volta. Lassù, si ricongiungerà con gli altri “campionissimi” come Coppi, Bartali, Binda e Girardengo, per correre con loro l’ennesima kermesse. Sarà sicuramente ancora una volta il più serio e tenace.

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