Mentre il Parlamento è ancora bloccato sulle elezioni della Consulta -16 votazioni a vuoto e 61 ore di lavori parlamentari già “bruciate”- le Camere dovranno prima o poi pronunciarsi sulle tante riforme messe in campo da Renzi: trasformazione del Senato, abolizione (per modo di dire) delle Province, legge elettorale, riforma del lavoro etcetera.
Nel frattempo, però, un altro tema necessita di essere affrontato con urgenza: la regolamentazione della fecondazione eterologa.
Si è tenuta la Conferenza delle Regioni che ha stabilito le linee guida della pratica: il ticket, variabile dai 400 ai 600 euro poiché la si vuole far rientrare nei livelli essenziali di assistenza (la Lombardia di Maroni si dissocia), i limiti imposti ai donatori.
Ora il testo dovrà essere approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, quindi sottoposta alla procedura parlamentare per diventare legge, con i soliti tempi lunghi derivanti dal nostro sistema bicamerale perfetto.
Ma è davvero necessaria una legge? Non secondo una sentenza del tribunale civile di Bologna di agosto, che ha chiarito come la sentenza della Consulta -la quale ad aprile ha cancellato alcune parti della Legge 40 che vietavano l’eterologa- non lasci alcun buco normativo. Di fatto, però, una legge nazionale trasparente è necessaria.
Proprio mentre l’attenzione dei media è concentrata su tali questioni, emerge un dato allarmante: i dati del primo semestre 2014 sulle adozioni internazionali in Italia rilevano un calo di queste del 30% rispetto al 2013. Secondo associazioni accreditate come Amici dei Bambini, senza una riformaentro 6 anni non ci saranno più famiglie adottive italiane: colpa della burocrazia.
Un problema, questo, troppo spesso oscurato dalle infinite discussioni sull’eterologa.
di Giovanni Succhielli
foto: salute.leonardo.it
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