Eppur educo: incontro con Padre Maurizio Botta

E’ venerdì sera. 20 Aprile e la Natività di Maria in Roma ospita il terzo e ultimo incontro di “Eppur educo”: la sfida educativa e la bellezza di educare.

Protagonista della serata Padre Maurizio Botta, personaggio di assoluto spicco nel panorama della catechesi capitolina (ma non solo).

Il suo ciclo di catechesi, denominato “Cinque Passi al Mistero” si tiene nella Chiesa di Santa Maria in Vallicella, in pieno centro a Roma.

Argomento della serata è il Perdono.

Perdono di Dio verso gli altri e verso se stessi.

E introduce l’argomento ricordandoci come Gesù sulla Croce, in punto di morte, chiedesse al Padre pietà e perdono per i suoi assassini: “Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Il perdono verso gli altri.

Racconta del suo timore verso il fatto che Dio non sia poi così buono e clemente come si possa pensare.

Dio perdonerà le nostre colpe, ma non sarà disposto a perdonarle tutte.

Ancor meno chi pensa di potersi pentire usando un  modello “fai da te” di auto-confessione perenne.

Cita un passo del Vangelo: “Tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno. Ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna”.

Concetto, questo, che sottolinea più volte.

La bestemmia contro lo Spirito Santo non potrà mai essere perdonata, né in questo secolo, né nei secoli futuri.

“Tutto è stato dato a me dal Padre mio”.

Ciononostante, noi siamo sempre in fuga da Dio, come a dimostrazione del fatto che infondo non crediamo così profondamente alla sua magnanimità e la nostra continua auto-giustificazione ne è la prova.

L’esperienza Cristiana insegna che i grandi Santi sono grandi “perdonati”.

San Paolo (nella Lettera a Timoteo) dice che Cristo è venuto a salvare i peccatori, “primo dei quali sono io”.

Pietro, prima di diventare Papa, ha gustato fino alla fine il suo “nulla”.

Dio ha voluto un uomo da nulla come primo Papa.

Gli Atti degli Apostoli ci dicono chiaramente che la Chiesa delle origini non è mai stata così pulita e integra.

Al contrario: ci sono litigi, asti e anche gli Apostoli scelti dal Signore appaiono come uomini di certo non così pregevoli.

Quando Gesù parla del Regno dei Cieli, viene paragonato ad un prisma con tante facce. Ed ogni parabola illumina una faccia.

Il primo Papa, Pietro, arriva a rinnegare Gesù. E non lo fa sotto tortura, ma davanti ad una semplice serva che gli chiedeva se lui fosse con il Maestro.

“Così il Padre mio farà con Voi se non perdonerete i vostri fratelli”.

Il perdono non è qualcosa di sentimentale e Dio presenta il conto a San Paolo: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti”?

Con Pietro avviene lo stesso e Gesù lo fa guardandolo profondamente negli occhi. Sguardo da cui Pietro scoppia a piangere.

Padre Botta è convinto del fatto che il perdono si può elargire quando qualcuno è disposto a chiedertelo, riconoscendo l’errore e chiedendo scusa.

E tu, allora, puoi scegliere o di schiacciare o di accogliere e perdonare.

Non è possibile che un giornalista chieda ad una madre a cui hanno violentato una figlia, se riesce a perdonare. Quello non è perdonare.

Il perdono si può ottenere quando qualcuno ti ha chiesto perdono.

Ma noi pensiamo davvero di poter andare in Paradiso se nella nostra vita terrena non abbiamo perdonato qualcuno?

Impensabile.

Se noi morissimo ora, con astio o odio nei confronti di qualcuno, potremmo dimenticarci di accedere al Paradiso.

Se noi avessimo rifiutato il perdono di qualcuno che ce lo ha chiesto, non potremmo mai accedere al Paradiso.

L’invito è di godere già in questa vita di avere Cristo per Re.

“Non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo”, ci ammonisce Matteo.

E ancora: “Non tramonti il sole sopra la vostra ira”, ci ricorda Padre Maurizio.

Concedere il perdono è diverso dal pregare per i nemici (cosa che Gesù chiede).

“Amate i vostri nemici e pregate quelli che vi perseguitano” e “Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro”, anche se si tratta di un’impresa apparentemente impossibile per un’anima umana; anche se ci appare come qualcosa di davvero innaturale.

E poi ci siamo noi: perdonare se stessi.

Secondo Padre Maurizio, Gesù è il più grande realista che c’è.

Segui il cuore; ti dirà lui la strada. Il tuo cuore non mente.

Ciò che esce dall’uomo è ciò che rende impuro l’uomo.

“Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e cattiveria. Stolti. Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro ed ecco, per voi tutto sarà puro”.

Dare in elemosina quanto di sporco ed impuro sono dentro di noi equivale ad abbracciare la purezza; la santità.

Ci esorta a ricordare che la continua alimentazione dell’odio e del rancore è la continua alimentazione di Satana.

Liberaci dal malvagio. Ecco perché pregare per il nemico, come Gesù domanda è scegliere ciò che Dio ci chiede per combattere il male (Satana).

Porgi l’altra guancia, infondo, è un invito a vivere come Gesù ha fatto.

Quando dice: “Se ho parlato male dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?” equivale a dire di non rispondere alla violenza con altra violenza.

Ed infine una domanda, una risposta, una linea guida:

Come si può perdonare? Obbedendo!

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