Diritto all’autodifesa: il Krav Maga

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Sembra che le nostre città diventino sempre più pericolose. Come difendersi dai malviventi? L’ultima tendenza è quella di organizzare stage di difesa personale per mettere i cittadini nelle condizioni di tenere a bada i malintenzionati qualora si trovassero in pericolo.

A giugno aveva fatto discutere la decisione del sindaco del comune di Carnate Brianza di organizzare un corso gratuito di Krav Maga. Adesso la stessa iniziativa verrà ripetuta dal 5 al 7 novembre a Roma e il 5 novembre anche a Novara, con un intero pomeriggio dedicato solo alle donne, rigorosamente istruite da altre donne.  Il Krav Maga è un sistema di autodifesa nato negli anni Trenta nelle strade di Bratislava, dove gli ebrei venivano quotidianamente picchiati e massacrati dagli antisemiti. La disciplina è stata poi formalizzata nell’esercito israeliano. Grazie alla sua evoluzione nella versione civile il Krav Maga è diffuso oggi in tutto il mondo, senza raggiungere però i numeri delle più blasonate discipline orientali. 

Per conoscere meglio questa disciplina, ne parliamo con Luca Munaretto, istruttore di Krav Maga diplomato all’EIKM Training Center di Ginevra nel 2008 e nuovamente nella AKM nel 2009.

 –      Luca, cosa ne pensi dell’iniziativa del sindaco di Carnate?

La questione è più complessa di come è stata trattata dai giornali. Ci sono dei pro e dei contro.  E’ positivo che le persone migliorino le proprie capacità , sia fisiche che psicologiche. Il Krav Maga contribuisce a migliorare il tono muscolare, aumenta la coordinazione e rende le persone più sicure di sé. Inoltre consente di apprendere rapidamente tecniche efficaci per gestire situazioni in cui la nostra incolumità è a repentaglio. D’altra parte,  l’aver istituzionalizzato l’autodifesa potrebbe rendere i malintenzionati più aggressivi con il rischio di passare dalle minacce verbali a quelle fisiche.

–      Con quali conseguenze?

Il Krav Maga prepara anche a disarmare eventuali nemici, ma è evidente che un qualsiasi errore commesso con oggetti di difesa (vedi coltello o pistola) causerebbe ad entrambe le parti effetti ben più dannosi di quelli a cui l’autodifesa tende. 

–      Stai quindi dicendo che si correrebbe il rischio di un’escalation di violenza?

E’ possibile, considerando che in Italia l’eccesso di legittima difesa è sempre dietro l’angolo e che reazioni non misurate comportano rischi per chi le intraprende.

–      Questa disciplina può davvero essere così pericolosa? Penso ad esempio al Kick Boxing, dove si insegna a portare il colpo, ma a non colpire mai l’avversario se non durante un combattimento sul ring o in un’esercitazione con protezioni e colpitori.

Il Krav Maga non è uno sport, non c ‘è un ring né arbitri, si insegna la sopravvivenza. Ma non è più pericoloso di altre attività. Istruire la popolazione è giusto, ma va fatto senza grandi clamori, affidandosi a istruttori qualificati che insegnino il valore della propria vita e quanto a volte la tecnica più efficace sia infilare lentamente la mano in tasca e consegnare il portafogli. Se poi vogliono altro, allora siano pronti a subirne le possibili conseguenze!

–      Pensi che abbiamo perso la fiducia nella capacità di protezione da parte delle nostre forze dell’ordine?

E’ un periodo difficile quello in cui viviamo: sono diminuite la fiducia, le risorse, la prospettiva in un futuro migliore. Non credo però ci siano più “briganti” che negli anni Trenta. Io ho fiducia. Tutto quello che insegno migliora le persone. Le rende, quando serve, più caute o tigri, a seconda della situazione. Migliora la loro autostima senza esaltarla. Insegniamo agli allievi che in ogni colpo devono metterci tutta la loro voglia di vivere, perché questo potrebbe fare la differenza nel momento del bisogno.

Molti lettori non la penseranno così. L’idea continuerà a suscitare voci favorevoli e contrarie. Ma un fatto è certo: la sua diffusione gratuita sotto forma di stage avrà se non altro il merito di avvicinare ad una nuova attività tanti ragazzi play-station addicted. Sperando che il tutto sia condito da una giusta preparazione all’utilizzo delle tecniche di autodifesa: sport sì, insomma, ma con prudenza e senza lanciare messaggi facilmente mal interpretabili dai giovani.

di Eleonora Alice Fornara

Foto: akm-italia.eu

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